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"Tra di noi" con Madi "del Mali"

Category: Iniziative e incontri
Creato il Lunedì, 27 Maggio 2013 14:36
Quanto si può dire su una presa “sandwich” e una presa “hot dog”.
Inizio settembre 2012, primo allenamento della San Precario calcio a 11, al Monti.
Arrivo un po' in ritardo, a centrocampo un folto gruppo, in porta un giovane ragazzo alto/atletico/con riflessi pronti e voglia di tuffarsi su tutti i palloni. Però, la presa quasi nulla. Faccio due passi, vado dietro la porta e vedo bene la posizione delle mani: presa “sandwich”. Fermo tutto, mi avvicino al ragazzo e mostro la presa “hot dog” nelle varie posizioni; consiglio una continua attenzione in tutti gli allenamenti.... Così ho conosciuto Madi “del Mali”.
 
 
 
Madi Traore, nato a Kamita – Mali, il 15/03/1993 trasferitosi a Kita – Mali alla età di 3 anni con tutta la famiglia: due fratelli e una sorella, lui, il più grande.
 

Eri felice a Kita? : si, è una bella città con grande montagna (apre un sorriso e si intuiscono ricordi importanti), le gite con la famiglia e le scalate con il mio amico SEKOU.
 
 

Mt. Kita Kourou

 

Purtroppo, ancora piccolo, perde il papà.....”una malattia”.
 
Quale sport ti piaceva e dove lo facevi? : vicino casa, un piccolo campo in terra dove, tutti i giorni con Sekou, andavamo giocare a calcio. Prima come attaccante poi da portiere. Si, alle elementari solo quattro anni, dove studiavo la mia lingua: BAMBARA e Francese.
 
Quindi, il lavoro : per 4 anni ho imparato come meccanico nello stesso “garage” dove aveva lavorato mio papà, riparavo motori a benzina. Qui, un compagno di lavoro, Dramani, era partito per la Libia, a Tripoli, dove lavorava in una grande officina. Mi telefonava sempre: tanto lavoro/buona paga (1000 euro al mese)/ vieni, vieni... e sono partito. Ho lavorato in officina per un anno e sei mesi, 8 ore al giorno, avevo casa, aiutavo la mia famiglia, andava tutto bene ma, la GUERRA, prima Bengasi poi a Tripoli.Volevo tornare a Kita ma lo spazio aereo e le dogane sono state chiuse dal governo. Si, all'improvviso, un giorno sono arrivati i militari in officina, ci hanno costretti a salire in macchina senza bagagli e solo con i soldi che avevamo in tasca. Arrivati al porto, fermi per alcune ore, per poi farci salire su un barcone con più di 250 persone.
 
Il viaggio com'è stato? : tremendo. In mare per 3 giorni, tre persone sono morte per sete e fame. Siamo sbarcati a Lampedusa e rinchiusi nel centro di accoglienza per 3 giorni poi, con una grande nave, siamo partiti per il nord. Sbarcati in un porto dove si vedevano tante montagne. Saliti su un pullman, siamo stati trasferiti a Padova, in via Cave dove siamo scesi solo in cinque. In questa struttura c'erano più di cinquanta persone, tutti del nord Africa. Siamo stati lì per 2 mesi poi, mi hanno trasferito in via T. Aspetti, in una casa con altri dieci rifugiati: per più di 1 anno, 75 euro al mese (€ 2,50 al giorno) per comprare vestiti e telefono.
 
Quando hai conosciuto San Precario? : in via T. Aspetti ho conosciuto Luca, ci aiutava con la cooperativa. Facevano le spese, ci portavano da mangiare e, un giorno, ci ha invitati a giocare un torneo di calcio (Gioco anch'io Cup 2012) che si svolgeva al campo Petron a Padova. Finito il torneo, mi ha detto se volevo partecipare agli allenamenti della squadra San Precario, calcio a 11 in 3' categoria e che iniziavano ai primi di settembre.
 
Come sono passati questi mesi? : prima abbiamo giocato la finale, allo stadio Appiani, del torneo “Gioco anch'io National Cup 2012” e abbiamo anche vinto. Da settembre, al Monti, mi sono quasi sempre allenato con la squadra. Si, mi è piaciuto molto, ma non potevo giocare la partita alla domenica perchè non tesserato, non avevo il Certificato Storico Di Residenza. Intanto frequentavo il corso di italiano, per 6 mesi, organizzato dall'Associazione Razzismo Stop in via Gradenigo.
 
Si, nel febbraio 2013 noi profughi siamo stati abbandonati. Con la chiusura del Piano di Accoglienza dell' Emergenza Nord Africa: senza casa, senza documenti, senza soldi.......”tanta paura”....”di tante cose”.
 
Ma, grazie alle mobilitazioni e alle occupazioni, qui a Padova e in tutta Italia, ora abbiamo permessi e documenti, però ci troviamo senza casa. Per il momento ci ospita l'Associazione Razzismo Stop di Padova.
 
Occupazione giardini Scuola Gabelli, San Lazzaro
 
Come vi trovate? : non bene, siamo tanti (circa quaranta persone), spazi piccoli, pochi bagni, poche stanze. L'associazione fa il possibile, ma c'è bisogno di casa, di lavoro....
 
Siamo in chiusura, quali sono i tuoi desideri, progetti; tornare a casa, restare in Italia?: Tornare a casa, ma non ho soldi. Ci penso sempre e mia mamma vuole che torni “tanto tempo che non vedo”, spero di trovare un lavoro, un posto migliore dove abitare e restare ancora qui a Padova, magari giocare a calcio con la SanPre.
 
Ultimo pensiero : (pausa) gli si apre un sorriso “KITA KOUROU” (pausa) “il mio cane Police”.



un ringraziamento a Stefano 'Uarbo' Carbone...



" ama lo sport , odia il razzismo"