Riuniti nei giorni 8, 9 e 10 di agosto, per discutere dei temi proposti dai CLUB POPOLARI nell'ambito della pratica sportiva del calcio, siamo arrivati a formalizzare il seguente MANIFESTO, per metterlo a disposizione di tutta la comunità sportiva, nel quale CONSIDERIAMO i seguenti punti.

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La locandina della carovana

Il convoglio, organizzato dal Centro Italiano di Scambio Culturale "VIK", sarà presente in Italia sino al 15 aprile e sarà costituito da rappresentanti delle associazioni culturali di Gaza attive nei campi delle arti figurative, della musica, della danza, dello sport (Parkour), della comunicazione e del cinema, nonché da giovani intellettuali impegnati nel campo della ricerca filosofica.

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Lo Scup a Roma

ScuP rappresenta una delle esperienze più interessanti, emerse nell'ultimo anno, di riappropriazione di spazi pubblici per farne un bene comune.

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Il playground a Sherwood Festival gestito dalla Pol. SanPrecario

Quando sabato, erano passate le tre della mattina da un po’, ho visto svolgersi due partite di basket, formula tre contro tre, un po’ sorpreso sono rimasto. Perché non era il caso di ragazzi che si improvvisano così, tanto per fare una cosa diversa, ma c’era proprio gente che con la palla a spicchi ha una certa dimestichezza. E questo mi ha colpito tantissimo. Un’apertura così, dopo un paio di anni di beach volley, non lo poteva prevedere nessuno. Stiamo parlando del primo sabato dello Sherwood Festival, un momento in cui i più ballavano e socializzavano. Ma c'era anche chi pensava al basket..

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La Giovanile Rimini

Roberto Renzi e Aziz sono rispettivamente l’allenatore-factotum ed una giovane promessa della “Giovanile Rimini”, squadra di calcio che milita in seconda categoria FIGC, passata, suo malgrado, alle luci della ribalta non perché la sua rosa multietnica è un esempio virtuoso di integrazione e tanto meno perché lo scorso anno, oltre a vincere il campionato, ha vinto la Coppa Disciplina.

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di Ivan Grozny

La crisi economica colpisce tutti i settori della società, nessuno escluso. Anche lo sport, a maggior ragione quello non professionistico soffre questa situazione.

CSI, Uisp, Acli, ACSI e AICS promuovono un incontro nazionale con titolo più che emblematico: “Dare voce allo sport di base”. Più di quattromila realtà hanno aderito all’appello sul sito www.voceallosport.it .

 

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Da IL MANIFESTO del 27/01/2012

di S. Siniaglia

A Roma ce n'è una intitolata a Valerio Verbano, giovane militante dell'Autonomia operaia trucidato dai fascisti nel 1980. A Bologna è nata per iniziativa dei militanti del Teatro Polivalente Occupato ed è frequentata da studenti universitari e immigrati. Viaggio nel mondo delle palestre popolari, tra calcio, kickboxing e politica.

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di Davide Drago
 
Si racconta che per conoscere la storia di Catania si deve dare uno sguardo a uno dei suoi storici quartieri, San Berillo. Nel centro di Catania, San Berillo mostra ai suoi visitatori tanti volti e sfaccettature fatti di palazzi incompiuti o distrutti dai bombardamenti e di altri prima barocchi, ora appartenenti all’architettura fascista o semplici case dall’architettura povera. Sorto dopo il terremoto del 1693, il quartiere, che muoveva da Piazza Stesicoro, era destinato a diventare un quartiere nobile ma le ricostruzioni e le speculazioni edilizie che seguirono, sino a quelle degli anni Cinquanta, trasformarono San Berillo in un quartiere angusto ed emarginato. La storia di San Berillo, raccoglie in qualche modo tutti gli elementi delle storie di saccheggio e depravazione politica che hanno caratterizzato, attraverso le speculazioni edilizie, il sistematico sventramento dei territori urbani italiani dal dopoguerra ad oggi. Se una data plausibile da cui fare partire questa storia è il 1949, quando l'allora amministrazione comunale nominava la commissione di aggiornamento al piano regolatore, dove si sarebbe incubatala la speculazione di San Berillo, è anche vero che una data di chiusura non c'è, per il semplice fatto che questa storia è ancora aperta..Il 1950 fu l'anno in cui il Consiglio comunale di Catania approvò, la demolizione e la ricostruzione di questo pezzo della città posizionata tra la stazione, il centro ed il mare. Il progetto veniva affidato ad una società creata ad hoc, legata alla Società Generale Immobiliare di proprietà del Vaticano: l'Istica, presieduta dal deputato democistiano Claudio Maiorana. Il progetto veniva poi inserito nel piano regolatore del commissario prefittizio. Una cascata di miliardi di lire erogati dallo Stato e dalla Regione per demolire un'area di 240.000 m2 e ricostruire 1.800.000 m3. A ciò si aggiungeva il business legato agli edifici costruiti per le 30.000 persone deportate in un altra parte della città, nel quartiere di San Leone, che diventerà per proprietà transitiva, San Berillo Nuovo. Mai si era visto e mai si potrà vedere una vera e propria deportazione da un territorio ad un altro dentro una città, sradicando vite e tradizioni a cui erano legate le decine e decine di botteghe, che costituivano l'anima del territorio. C'erano i maestri liutai che convivevano con i maestri pupari, c'erano piccoli mobilifici che le famiglie del quartiere si erano tramandate: era un polmone economico e produttivo della città. I lavori iniziarono nel 1957, l'area venne rasa al suolo, e in seguito in parte ricostruita. Solo un uomo, l'ingegnere Giuseppe Mignemi, capo di una commissione di collaudo, denunciò negli anni sessanta il saccheggio che era stato compiuto ai danni della collettività, portando alla luce una delle più grandi speculazioni edilizie della storia europea. Nel frattempo San Berillo, dall'entrata in vigore della legge Merlin, quando le case chiuse si chiusero alla legalità, diventò poco più che un ghetto, con una decina di strade ed una piazzetta. Ma essendo rimasta una opera urbanisticamente incompiuta, essa non poteva che produrre ghettizzazione sociale. E così fu... San Berillo venne da allora consacrato come il quartiere “clandestino” a luci rosse di Catania, dato che la sua anima storica, quella delle botteghe artigiane gli era stata strappata per sempre, ma non solo, deprivato della gran parte degli storici abitanti è diventato casa di diverse comunità africane, specialmente senegalesi e ghanesi che nel tempo hanno affiancato i pochi catanesi rimasti.
In questo contesto, dentro queste strade, nasce l’idea del San Berillo Calcio Junior.
La totale assenza ogni tipo di servizio, la dimensione ghettizzante del quartiere da un lato, il vivere le strade di bimbi e ragazzini, un DNA antirazzista e immune ad ogni discriminazione dall’altro. San Berillo Calcio Junior non è un’idea di adulti, ma un sogno di ragazzini. Gli stessi che quotidianamente giocano per i vicoli del quartiere e che hanno sempre sognato di essere “Squadra”. L’incontro di questo sogno con la Palestra Popolare Polisportiva Etnea ha dato il via alla realizzazione di questo ambizioso progetto.
Il primo obiettivo della San Berillo Calcio Junior è esistere, avere forma e sostanza: una squadra, dei ruoli, dei completini e la partecipazione ai primi tornei. Al momento non c'è quasi nulla oltre a 23 ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, 2 allenatori, 2 palloni, una piazza ed un sogno nel cassetto. Per metà gennaio l'idea è quella di presentare una squadra, ed il 18 febbraio partecipare al primo torneo. Lo spirito è quello che accomuna tutte le realtà di calcio popolare: il desiderio di giocare al di là del risultato. Condivisione, abbattimento di ogni barriera sociale, culturale, razziale ed economica, sono le parole che gli stessi ambienti ufficiali sportivi promuovono, anche se spesso con pochissima reale attitudine, con questa nuova esperienza si prova a renderli reali per la prima volta a Catania. Il 27 dicembre ci sarà una festa, che servirà a presentare il progetto in città ed iniziare a raccogliere tutto il materiale che serve ad una squadra. 
Accogliamo con gioia la nascita di questa nuova realtà, vi invitiamo a sostenere concretamente questo nuovo progetto.
Lunga vita allo sport popolare e indipendente.
 

La vicenda di Luca Fanesi, tifoso della Sambenedettese da più di tre settimane all'ospedale di Vicenza, pone con forza il tema dell'introduzione del numero identificativo sui caschi e sulle divise delle forze dell'ordine. È una questione democratica che non può essere più rimandata, infatti è dal 2001 che l'Italia dovrebbe adeguarsi a una raccomandazione dell'Unione Europea, ma le proposte di legge sui numeri identificativi sono ferme in Parlamento. Negli sport di squadra, i giocatori hanno i numeri sulle divise anche per facilitare l'arbitro nell'individuazione degli autori di falli o scorrettezze, in modo tale da ammonire o espellere il singolo responsabile e non tutta la squadra. Perchè un principio così semplice non può valere anche per le forze dell'ordine?

Invitiamo tutte le polisportive popolari ed antirazziste a prendere posizione attraverso striscioni, adesivi, poster, immagini ed unirsi a noi in questa battaglia di civiltà.

Giustizia e Verità per Luca!

 

Polisportiva San Precario Padova

Polisportiva Sans Papier Schio (calcio a 5 e basket)

 

 

 

La settimana intercorsa tra il 25 aprile (Festa della Liberazione) ed il 1° maggio (Festa dei Lavoratori) ha visto impegnata la Polisportiva Ackapawa in diverse importanti iniziative ed eventi.

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Il convegno si è svolto al centro sociale Bruno sabato 11 febbraio 2017, nell'ambito del progetto "Idee al Bersaglio".

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Sabato 11 febbraio alle ore 17 presso il centro sociale Bruno, la Asd Polisportiva Clandestina organizza la conferenza: "Sport e Rigenerazione urbana. Pratica sportiva e spazio urbano nei processi di progettazione condivisa". L'iniziativa si svolge all'interno del progetto "Idee al Bersaglio".

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