Bosco Albergati è un'immensa area verde immersa tra le province di Modena e Bologna, che per cinque giorni all'anno si trasforma in un grande villaggio dello sport antirazzista. La prima volta che sono andato ai Mondiali Antirazzisti è stata nel 2004, quando si svolgevano ancora a Montecchio Emilia e bisogna dire che questa manifestazione, organizzata dalla Uisp e giunta alla sua sedicesima edizione, è cambiata molto rispetto a otto anni fa e con piacere dico che è cambiata in meglio.
Prima di tutto questa edizione dei Mondiali è stata ricca da molti di punti di vista. Intanto dal punto di vista sportivo non é più solo un torneo di calcio, ma vengono organizzati tornei di pallavolo, basket, cricket, touch rugby e vengono organizzati momenti dedicati a yoga, ginnastica e giochi tradizionali. Questo è il segnale, che, nonostante le molte difficoltà organizzative ed economiche dovute alla crisi, l'idea di uno sport non eccessivamente competitivo e libero dalle discriminazioni, si sta affermando sempre più in un'ottica “polisportiva”.
I Mondiali hanno vista una ricchezza nella composizione che li ha attraversati. Oltre venti gironi di squadre iscritte, migliaia di persone accampate nell'area campeggio sono dei numeri che parlano da soli. L'aspetto molto interessante è che le squadre provenivano sia dal mondo ultras e sia sempre più da esperienze di associazioni, di comunità migranti, rifugiati, movimenti, centri sociali e di polisportive e squadre antirazziste, che sempre più si stanno diffondendo nel nostro paese.
Anche questo è un segnale importante, perché mostra che stanno aumentando le esperienze che portano avanti lo spirito antirazzista e antidiscriminatorio nello sport tutto l'anno quotidianamente nei propri territori e non solo in occasione di questi eventi.
Altro elemento ricco sono stati i contenuti e soprattutto non solo quelli legati in senso stretto al mondo delle tifoserie e dello sport. Non solo quindi spazio alla campagna “Gioco Anch'io”, ma anche a quella sul processo ai manifestanti di Genova accusati di devastazione e saccheggio oppure un forte richiamo al riciclo e alla raccolta differenziata con tanto di dibattito annesso. Il tema principale, come giusto che fosse visto il territorio dove si svolgevano, era quello del terremoto in Emilia. Non a caso lo slogan era “i Mondiali Antirazzisti abbracciano l'Emilia”. Questo abbraccio non è stato assolutamente retorico oppure impostato in un'ottica di beneficenza, ma è stato di solidarietà sentita e concreta da una parte ( la domenica mattina è stato organizzato un torneo con alcune squadre provenienti dai paesi colpiti dal terremoto) e di riflessione dall'altra con l'organizzazione di dibattiti e proiezioni di documentari oltre che interventi dal palco prima dei concerti, che andavano a raccontare la vera situazione nei campi e nelle tendopoli della Protezione Civile.
Il momento clou si è verificato sabato sera con le fasi finali del torneo di calcio, disputate con la lotteria dei calci di rigore. A vincere il torneo sono stati a sorpresa i “Balotta continua”, che hanno battuto in finale i Liberi Nantes e in semifinale la squadra degli Hic Sunt Leones di Bologna. Nel solco della tradizione dei Mondiali Antirazzisti non sono stati gli unici vincitori, perché sono state assegnate numerose coppe, che andavano a premiare non solo i meriti sportivi, ma anche l'impegno nella lotta contro il razzismo delle realtà presenti.
I Mondiali Antirazzisti rappresentano quindi forse la più importante iniziativa a livello europeo sul tema della discriminazione nello sport e sono quel mix di relazioni, socialità, sport giocato e spunti di riflessione, che ti permettono di ricaricare le pile per affrontare al meglio la prossima stagione sportiva.