«Per me sarebbe auspicabile un'amnistia in senso sportivo, non penale». Le parole sono del pm di Cremona Di Martino, titolare dell’inchiesta Last Bet. E hanno lasciato il segno.

Un messaggio neanche troppo velato al collega della Procura federale Stefano Palazzi. «Un azione simile - è il parere del pm - potrebbe consentire un chiarimento e permettere al calcio di ripartire da zero senza provocare danni». Ma a guardare bene, non è lui l’unico destinatario di questa presa di posizione.

Immediata (tono grave..) la presa di posizione di Petrucci, presidente del CONI: «Rispetto l’opera dei magistrati e dunque ringrazio Di Martino per il lavoro che sta facendo. Ma ho sentito anche il presidente della Figc, Abete, e quella dell’amnistia sportiva è un’ipotesi irrealizzabile».

Ma perché un pm neppure troppo noto fino a qualche tempo, un magistrato di provincia, come si dice in questi casi, arriva a fare una dichiarazione di questo tipo? Un’affermazione di questo tenore non riassume altro che il concetto che il calcio è tutto marcio, e quindi è meglio azzerare tutto, perché se guardiamo negli armadi di coloro che lo compongono, altro che scheletri si trovano.

L’amnistia si propone quando un comportamento è talmente diffuso da non potere procedere penalmente contro tutti i coinvolti. Perché sono la maggioranza.

Questo è il punto. E i primi a saperlo sono i proprio i massimi dirigenti sportivi.

Dai tempi di Carlo Petrini http://www.youtube.com/watch?v=q8INiiuN_zY non è cambiato nulla. Neppure una virgola. E noi si sposa appieno l’idea che i calciatori si vendono le partite perché, prima di tutto, sono le società che si accordano tra loro per risultati e altri favori; questo da una parte fa sentire i calciatori autorizzati, quel così fan tutti che nel calcio è un caposaldo, a farsi gli affari propri. E poi a sfruttare le occasioni, come scommettere su un risultato certo. Cosa c’è di più sicuro di un risultato deciso da due società?

Ci sarebbe anche da chiedersi come certi dirigenti possano gestire società i costi così alti, a qualsivoglia livello, con entrate bassissime. E con stadi deserti. Presumere che anche loro possano essere parte attiva nel business delle scommesse pare così azzardato? Perché le società non sono quasi mai coinvolte in questo tipo di faccende? Perché la prima cosa che fanno i calciatori è dichiarare che le società non c’entrano niente? Mi pare difficile potere escludere che questo possa accadere. Nel 2006 ce ne siamo occupati http://94.100.21.230/Scommettitori-impenitenti ampiamente di questo fenomeno e delle possibilità che anche altri addetti ai lavori possano essere coinvolti.

E cosa è successo da allora? Nulla. Ed era l’estate mondiale. L’estate di calciopoli. E non è cambiato niente.

I dirigenti sportivi cosa fanno? Richiamo al codice etico, di cui nessuno conosce a fondo i contenuti, mi sembra di potere dire. Aspettano che si calmino le acque (nella foto un giovane Franco Carraro, il presidentissimo..) come hanno sempre fatto. Questo è il punto. Il sistema è troppo forte ed è impossibile scardinarlo. Facile crocefiggere i giocatori, ma c’è chi ha più responsabilità.

Anche tra coloro che oggi hanno speso la loro giornata sulla tastiera per attaccare Buffon per le dichiarazioni di sabato http://www.youtube.com/watch?v=PfW6Th_bf0I , ribadite con forza dal ritiro della Nazionale, forse c’è qualcuno che avrebbe fatto, e farebbe meglio, di occuparsi di cose più serie.

Perchè in fondo Milan Juve di sabato non è stata altro che la sintesi dello stato di salute del nostro calcio, che è conservatore.. Che non solo teme, ma impedisce qualsiasi tipo di cambiamento per non cedere il suo potere. Arroccato. Sulla difensiva. Nell’unico modo di giocare che conosce.