Cronaca di un surreale Padova-Gubbio
Cento anni dalla nascita di Nereo Rocco, il Paròn; la presenza di Sandreani figlio tra le file del Gubbio, che riporta alla memoria dei tifosi l'ultima promozione in serie A, con alla guida il padre del centrocampista eugubino.
Sono questi alcuni degli ingredienti di un pomeriggio che il Padova a inizio stagione sperava di disputare trovandosi in un'altra posizione di classifica. Padova il quale ha disputato un magnifico campionato, fino a un certo punto. Fino a quando non si è ricominciato seriamente a parlare di calcioscommesse, dopo le convocazioni delle diverse procure: Cremona, Bari e Napoli. Naturalmente nessuno in società confermerebbe questa idea. Sia solo una coincidenza? E, tanto per aggiungere un altro ingrediente al pomeriggio, ecco che tra gli umbri figurerebbe il terzino Farina. Il giocatore che ha detto di no alla possibilità di guadagni facili. E che, bisogna pure dire, da quel giorno ha trovato meno spazio in campionato. Anzi, praticamente non ha più giocato. La posizione in classifica è quella che è, eppure. E con la sconfitta di oggi, infatti, finisce l'avventura cadetta della squadra guidata da Apolloni.
Il Padova invece spera ancora di agganciare il treno dei play off. Ma quella che si respira all'Euganeo non è aria di ultima spiaggia, ma da spiaggia soltanto.Ventotto gradi e un clima che consiglia una gita, e i grandi vuoti sulle tribune lo testimoniano.
E' una settimana difficile per i bianco-scudati. Sono arrivati i primi deferimenti e sono uscite diverse notizie che hanno di sicuro contribuito a minare un ambiente che è sempre più in fibrillazione. Cestaro, che “schifato di questo mondo”, come ha detto lui, vorrebbe lasciare la mano. Ma non è facile disfarsi di una società senza allo stesso tempo subire un contraccolpo economico. C'è anche questo da valutare, oltre il fatto che non è la prima volta che l'imprenditore vicentino paventa la possibilità di lasciare.
La partita. Con un orecchio si attendono notizie dagli altri campi e con l'altra si guarda al campo. Le occasioni migliori le ha il Gubbio che non sembra volere affondare il colpo. Dieci minuti e si sente già qualche fischio giungere dagli spalti. E l'obiettivo è sempre e solo l'allenatore Dal Canto. Poi al minuto 17 il lampo di Schiavi. Un gran goal al volo servito su un calcio di punizione laterale di Bentivoglio, l'ex del Bari anche lui chiacchierato per le scommesse e non solo. Subito il Gubbio può pareggiare ma sciupa due occasioni. Si vedono tantissimi errori, la partita è brutta. Il secondo tempo è più aperto. Gli errori aumentano ma almeno si vede un altro gran goal. Propiziato da un errore, certo, ma che goal Cacia che beffa con un pallonetto la difesa degli eugubini. Tutto il resto è noia. Ma proprio noia.
In realtà il pensiero di tutti è rivolto a cosa può accadere dopo le sentenze del giudice sportivo. Ma manca ancora parecchio, e con i deferimenti siamo ancora all'inizio.
Intanto la partita si trascina fino alla fine, e appena arrivano i risultati delle dirette avversarie, si capisce che non ce n'è più. E tutti a chiedersi perchè la squadra, allestita per salire in A, abbia fallito l'obiettivo. E poi quei quattro giocatori acquistati che sono invischiati in questa brutta storia (Milanetto, Bentivoglio, Ruopolo e Italiano che però è già al Padova da un anno). Mentre si fanno già queste considerazioni, arriva il terzo, anche questo un gran goal, di Cutolo.
Una sparuta parte di pubblico ancora se la prende ingiustamente con Dal Canto per il sogno svanito che solo la matematica tiene ancora vivo.
E arriviamo al momento della conferenza stampa. Arriva mister Dal Canto. Solita raffica di domande sulle scelte fatte oggi e in generale lungo il corso dell'anno. Nessun riferimento alle indiscrezioni fuori uscite in questi giorni, e i deferimenti. Decido di farmi avanti e chiedo, senza tanti giri di parole, se la questione, che coincide proprio con il calo della squadra (!!!), abbia influito sull'ambiente, sull'atmosfera e sulla tranquillità dei giocatori. “A questo preferisco non rispondere” ribatte Dal Canto. Che è uno schietto, uno che non fa tanti giri di parole. E che è ingiustamente sulla graticola a Padova. Ma proprio questo non avere voluto spiegare è vero che forse ha protetto la squadra, ma non lui. Che si è visto costretto a rinunciare a quelli che avrebbero dovuto i punti di forza della squadra. Così ci provo con Cestaro, il presidente, che invece è tanto amato dalla tifoseria. Lo incalzo facendogli notare che va bene non spiegare, ma se poi è la stessa società che mette a disposizione gli avvocati difensori per i giocatori sotto inchiesta, la faccenda diventa poco chiara. Perchè facendo questa scelta si prende una posizione netta. Cestaro fa una differenza tra il caso di Italiano e quello di Ruopolo. E una sua battuta fa intuire che quest'ultimo ha una posizione nettamente differente dall'ex giocatore del Verona. Nessun accenno a Milanetto, che è come se fosse scomparso, nessuno lo nomina più.
Un po' come l'eroe Farina. Mestamente in tribuna.
Ma non bisognava proteggerlo e non lasciarlo solo, questo ragazzo che ha deciso di non piegarsi a ricatti e altre oscenità?