Sao Paulo

Quando ieri sono arrivato allo Stadio Municipal di Sao Paulo, la sorpresa è stata grande. Il Pacaembu, così affettuosamente chiamato, è l'impianto municipale della città che ospita il Museo do Futebol. Vi ricordate la vicenda italiana riguardante i Mondiali di Nuoto? Nell'affaire Anemone, tra i tanti soldi rubati alla collettività, c'erano anche quelli per un Museo dello Sport. Addirittura..

Qui, molto più semplicemente, hanno pensato di dedicarne uni allo sport nazionale per eccellenza. Lo ripeterò fino alla noia, ma il calcio, la sua storia, sono cultura recente di un Paese. Qui la cosa è presa maledettamente sul serio. Ma alla brasiliana, quindi sempre con semplicità e romanticismo, misto a quel po' di malinconico che ci sta sempre..

Come faccio a raccontare questa esperienza me lo sto chiedendo da ieri. Perché credetemi, non è facile.

Accolto con estrema gentilezza e disponibilità, mi danno il permesso di potere fare qualche filmato e scattare fotografie. Comincio la mia visita.

La prima sala, uno spazio multimediale a cui si accede dopo avere percorso un labirinto di specchi, mi trovo di fronte l'arbitro Rizzoli. Esatto, proprio lui.

Ci metto qualche attimo e poi capisco cosa rappresenta questa prima sala. Il messaggio è chiaro. Dipende sempre da dove le si guarda le cose. Vale anche per il calcio. Se sei l'arbitro, se sei giocatore, se sei pubblico. Sono sintetizzate e mostrate grazie a ricostruzioni in 3D le regole principali del gioco del calcio. Protagonisti gli arbitri, quindi. In uno schermo vengono mostrate le topiche più colossali della storia del calcio. Mondiale, prima, brasiliano poi. Sono gli stessi arbitri o guardalinee protagonisti di tali errori a raccontare l'accaduto. A raccontare il perché di un errore. Arbitri importanti. Si comincia così. L'errore fa parte del gioco. Ma partendo dall'assunto della buonafede. Questo è il punto principale. Senza quello crolla tutto. Circondato da grandi e piccini indosso occhiali in 3d e osservo come viene spiegato il fuorigioco in ogni sua sfumatura. C'è addirittura la prova pratica in cui sei tu l'arbitro che decide quando fermare il gioco. Non è affatto facile non sbagliare a velocità normale. E' un grande insegnamento. Un ottimo punto di partenza. A quel punto ci si può tuffare nell'atmosfera vera e propria del museo. Immagini, trofei, gagliardetti e ritratti di un'epoca lontana. Una ricostruzione della storia del calcio da togliere il fiato. Credetemi, gira la testa a pensare di essere circondati dal gotha del calcio mondiale. Salite le scale è Pelè che ti accoglie. E' solo una trasposizione video, ma l'idea che quel benvenuto sia per te l'accetti volentieri. Le prime due sale del secondo piano, tutto all'interno dello stadio, dedicate a O'Rey, appunto, e a Garrincha. Sbalorditivo quanti oggetti, video d'epoca, maglie e palloni sono presenti. C'è anche la camiseta che Pelè indossava nella finale del 1970 in Messico.

E' un misto di ricordi dal passato e le tecnologie più moderne che ricostruiscono la vita dei due. Ci sono dei video e delle giocate che impressionano ancora. Alla faccia di quelli che oggi direbbero che sarebbe diverso per loro. Vorrei proprio vedere i difensori di oggi affrontare geni come loro.

Pannelli colorati ci snocciolano dati sulla storia del calcio brasiliano. La partita con più goals, il giocatore più basso, quello che ha segnato più velocemente in un match. C'è di tutto , impossibile raccontare. Ma la cosa che più mi ha entusiasmato è stato quello che ho trovato quando dovevo passare da un'area del museo a un'altra. Di fatto si va da una tribuna a una altra, sempre nella pancia dello stadio, e si passa dall'interno di una curva. Qui sono sistemati, in un'atmosfera appositamente buia, diversi schermi e amplificatori che sparano volumi elevatissimi. Per diciassette minuti si può assistere alla proiezione di un video che mostra le curve e il tifo più caldo del Brasile. Un'esperienza che da ieri mi chiedo come fare a raccontare, ma è qualcosa di unico. Io l'ho vista addirittura due volte i fila. Sembra davvero di essere in mezzo a tutta quella gente. I cori sparati a volumi elevatissimi. Concentrato di folklore e musica, di passione e colore.

Esperienza imprescindibile.

Ancora stordito raggiungo la sala stampa dove troviamo riassunta la storia dell'informazione attraverso il calcio. Si possono sia vedere i momenti salienti della storia del futebol basileiro con il commento originale, come ascoltare le voci dei radiocronisti del tempo.

Gran finale con una sala dove sono esposti quadri e fotografie di un'epoca lontanissima, fatta non solo di futebol. Ci sono la storia politica, la musica, i protagonisti della storia di un Paese.

Prima di giungere alla fine del percorso ancora un altro spazio in cui si ripercorre la storia dei mondiali di calcio, ma direi la storia in generale. E non solo quella del Brasile.

Finito tutto? Ma che? Mica vorrai perderti la sala finale, con lezioni di tecnica e prove pratiche. Come si fa l'elastico, come si calcia un rigore, come si palleggia.

Come essere al Luna Park, praticamente. Con i grandi che con la scusa dei piccini si divertono quanto e più di loro. O gente come me, che con la scusa di volere raccontare, si è divertito da pazzi.

Non so se si era capito..