Grossa operazione di polizia questa notte a Rio de Janeiro, nella zona nord della città.
Il BOPE è entrato in azione nella favela New Holland, nel Complexo da Maré, a nord di Rio. Il bilancio parla di otto morti.
Uno è un agente delle forze speciali, il BOPE appunto (Batalhão de Operações Policiais Especiais), che agisce quasi essenzialmente nelle favelas.
Da sempre nell'occhio del ciclone per il modo di condurre le loro operazioni, il BOPE è quello che si occupa della prima fase di quella che viene chiamata molto forzatamente "pacificazione".
Non a caso si è puntato l'indice contro questa favela, per la sua strategica posizione che la porta ad essere non lontana sia dal Maracanà che dal Joao Havelange, lo stadio Olimpico.
Per quanto lo si possa essere in una metropoli così vasta.
La polizia ha conquistato alcune delle vie di accesso, ma questo non vuole dire avere il completo controllo di un territorio così particolare e frammentato.
Bisogna pensare che non tutte le favela sono uguali.
Distribuite a macchia di leopardo nella città di Rio, arrampicate sui promontori, ogni una ha le sue peculiarità e differenze. E chi vuole controllare un certo territorio deve alla fine sempre fare i conti con queste. E nel Complexo de Marè si può tranquillamente dire che l'operazione che è riuscita da altre parti già anni fa non è andata a buon fine.
Non una buona notizia, quindi, per chi vorrebbe spegnere i riflettori e chiudere questa storia con le solite vecchie maniere.
Intanto la Rousseff questa notte ha aperto alle richieste dei manifestanti. Ha promesso un referendum per dipanare la questione Pec37, quel dispositivo che consente ai parlamentari di essere giudicati solo da loro stessi in caso di inchieste giudiziarie.
Una sorta di impunità in Paese dove la corruzione ha raggiunto livelli, come dire, italiani, perdonatemi la battuta.
Per chiudere due osservazioni: la prima è che da noi si festeggia o si chiama al golpe per una condanna di prima grado verso uno che è la politica che dovrebbe giudicare, non un'aula di tribunale, mentre in Brasile la gente è scesa in piazza per bloccarne anche solo le intenzioni di rendersi immuni.
La seconda è che chi racconta il Brasile di questi giorni è spesso un cronista sportivo. La maggior parte di questa ha vissuto Italia '90 e l'ha raccontata esaltandone la magnificenza italica.
Come possiamo sperare che distinguano scontri da aggressioni?