La violenza della polizia non potrà mai spegnere questo fuoco

 

 

 

 

 

 

 

Edoardo Galeano grande scrittore uruguayano, tifoso appassionato e calciatore mancato; colui che ci ha descritto il Sudamerica come il continente delle laceranti contraddizioni: bene e male, miseria e nobiltà, oro e fango, tutto e niente.

Un luogo dove il football, per davvero, diventa metafora della vita: sentimenti e ribellioni si celano dietro un dribbling, un gol, un gesto estetico.

Galeano che ha utilizzato il pallone per raccontare i disagi del quotidiano, per denunciare le malefatte di politici e militari senza scrupoli, per mettere a nudo, con malinconica ironia, il malessere della società, prende ora posizione sulla rivolta brasiliana durante la ConfederationsCup:

“Per quanto mi riguarda, l'esplosione di indignazione in Brasile è giustificata.

Nella sua sete di giustizia, è simile ad altre manifestazioni che negli ultimi anni hanno scosso molti Paesi in molte parti del mondo.

I brasiliani, che sono fra tutti i più grandi amanti del calcio, hanno deciso di non permettere che il calcio fosse utilizzato come pretesto per umiliare i molti e arricchire i pochi.

Questa festa, una festa per le gambe che lo giocano e gli occhi che lo guardano, è molto più di un grande business gestito da dei padroni che comandano dalla Svizzera.

Lo sport più popolare al mondo vuole servire le persone che lo amano.

La violenza della polizia non potrà mai spegnere questo fuoco ".

Il calcio per sognare.

Il calcio come arte, religione e bellezza.

Il calcio come linguaggio comune, modo per riconoscersi e ritrovarsi.

Il calcio, figlio del popolo, che non deve cedere alle lusinghe dei potenti, di chi vuole trasformarlo in strumento per produrre denaro, uccidendo la fantasia e l'innocenza.

Il calcio, ancora una volta come atto di ribellione.