"I brasiliani, che sono fra tutti i più grandi amanti del fùtbol, hanno deciso di non permettere che questo fosse utilizzato come pretesto per umiliare molti e arricchire pochi".
(Eduardo Galeano)
Un morto anche questa notte. tra i manifestanti. Questa volta a Belo Horizonte, capitale dello stato del Mineas Gerais. Un morto e un numero imprecisato di fermati. Almeno venticinque, anche se potrebbero essere di più.
Se l'altro notte a Rio l'operazione del BOPE nel quartiere di Complexo de Marè è stata gestita come una normale operazione anti narcos, andando a scavare bene si scopre che tra gli arresti dell'altra sera c'è più gente legata alle proteste che al narcotraffico. E' vero che c'è stato lo scontro a fuoco con esponenti di una importante gang che del contrabbando di droga fa una attività molto fruttuosa, ma è anche vero che si è approfittato di fare un po' uno e un po' l'altro. Un po' perché non si può, neppure in Brasile, andare a rastrellare persone in abitazioni private giustificando operazioni di questo genere con l'arresto di qualche manifestante, seppure particolarmente, come dire, esuberante. Dall'altra però c'è la necessità di fare in fretta a chiudere una storia che più si afferma e più diventa impossibile arginare.
I Mondiali, che non sono affatto in pericolo a dispetto di quanto si dice, devono svolgersi in un clima diverso. E quindi mostrare una Rio tranquilla e festosa è quasi una necessità, domenica prossima. La finale della Confederation Cup acquisisce un'importanza che va al di la dell'assegnazione di un trofeo. Ha sicuramente ragione Luca Di Meo (Wu Ming3), quando dice che "le frontiere dei grandi eventi non possono che essere, in futuro, rappresentate da luoghi blindati e militarizzati. La scelta del Qatar per i Mondiali del 2022 va in questo senso".
Il fùtbologo, scrittore e chi lo sa quante altre cose sarà domenica allo Sherwood Festival con l'altro ideatore di Fùtbologia.org , Christiano, per affrontare con noi di sportallarovescia.it gli aspetti che legano il calcio alle rivoluzioni. Dall'Egitto alla Turchia, dalla Tunisia al Brasile. Ma è su quest'ultimo, caso paradigmatico per eccellenza, che ci concentreremo più a lungo. Non può che essere così.
Un'ultima notizia che arriva proprio da li e che riguarda la politica: messa da una parte la questione Pec37, la novità sta nel fatto che la quota di proventi che arriva dalle attività petrolifere statali saranno di nuovo destinati a scuola e salute. Verificheremo col tempo se è solo propaganda.