Salvador è certo una città affascinante meta per turisti da tutto il mondo.Ma dietro i suoi tesori nasconde, neppure troppo bene, miseria e disperazione. E' una delle città che ospiterà la fase finale del Mondiale, con il suo nuovo stadio.
L'Arena Fonte Nova è costata ottocento milioni di Reaìs. Ottocento. Lo so, le cifre ufficiali sono altre, ma la fortuna di avere avuto contatti diretti con chi lavora e gestisce l'impianto mi ha dato l'opportunità di conoscere nei particolari i reali costi. L'Itapaiva Arena Fonte Nova, come è giusto chiamarlo, è un impianto per metà statale e metà privato. Il main sponsor da ovviamente nome allo stadio, come si usa ormai.
Si è parlato di poco meno di trecento milioni di reais, ufficialmente, solo per un terzo coperto dal GrupoPetropolis di cui il marchio della popolare birra, Itapaiva, fa parte.
Ma come si sa quando si parla di grandi opere i costi lievitano sempre, anche all'equatore. Uno stadio che di fatto ospita alcune partite del Mondiale, anche un quarto di finale, e i match casalinghi del Bahia. Non del Vitoria, che ha già un suo stadio. Quindi capirete anche voi che forse non c'era poi tutta questa necessità di una spesa del genere. L'impianto è sicuramente di livello per quanto riguarda comfort e strutture. Facile l'accesso per tutti, ascensori e vie facilitate per disabili e bambini. Corridoi ampissimi, servizi igienici numerosi e ben pensati. Poi naturalmente i tanti punti di ristoro. Dicono che le file più basse del primo anello non abbiano una visibilità perfetta, un po' come èaccaduto al Delle Alpi diTorino nel Novanta, che guarda caso era lo stadio che ospitava le partite del Brasile in quella edizione.
La strada che porta allo stadio costeggia Dique Do Tororó, una delle cartoline più belle e famose di Salvador. Ideato dagli olandesi, nel 18 ° secolo, è un laghetto di circa 110 mila metri quadrati, arricchito da dodici sculture dei "Orixàs" (divinità africane) firmati dall'artista Tati Moreno. Suggestivo non poco. Ma se si guarda davvero a cos'è Bahia, cos'è la sua capitale, Salvador, non la si può ridurre a immagini per turisti. La città più "africana" del Brasile, famosa per il suo suggestivo centro storico,Pelourinho, e per le sue spiagge, nasconde dietro ai suoi tesori tormenti e sofferenza, miseria e oppressione. Se nelle altre città la strapotenza di polizia militare e simili è un po' mitigata, qui è evidente. I senza dimora sono numerosissimi, ancora più che in altre città. I bambini in strada sono forse ancora di più. Il crack è la droga più diffusa. I crimini sono all'ordine del giorno, dettati da fame e disperazione, è ovvio. Le armi da fuoco sono molto presenti e facilmente reperibili. Impressiona più che una pistola in se stessa, le mani che la impugnano. E scorgere che siano di bambini di otto/nove non può lasciare indifferenti. Non si può archiviare con li "è così" e punto. Nei prossimi giorni mi occuperò di raccontare esperienza non solo di resistenza ma di voglia e di lotta al cambiamento. Se c'è chi si arrende c'è sempre anche chi al contrario non molla. Le storie che ci piacciono di più.