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Olanda-Costa Rica, 5 luglio 2014
Mani color d'ebano aumentano l'intensità del movimento mentre palmi consumati s'infiammano di porpora viva. Il bianco degli occhi di quattro ragazzini segue l'ondeggiare rapido di un gruppo di gonne variopinte. Poco più in là altre gonne, questa volta bianchissime, assorbono le iridi colorate di volti meticci. Un bambino con i dreadloacks si scatena in prima fila piroettando sorrisi disritmici. Ancora non lo sa ma quel ritmo sta entrando nel suo sangue, soltanto qualche anno e il corpo godrà dei lavorii del tempo scanditi dal pandeiro, dai gemiti della cuica e dal suono acuto dell’agogò.
Di Ivan Grozny - @IvanGrozny3
“E’ una esigenza di FIFA e del comitato organizzatore: il Museo Indigeno va abbattuto. Questo per facilitare la mobilità e quei servizi che sono indispensabili in vista dei Mondiali”. Sono le perentorie parole di Cabral, il potente prefetto della città contro il quale da mesi movimenti e non solo sono scesi in piazza. Le ha pronunciate qualche giorno fa in una occasione ufficiale.
Dal suo punto di vista una vittoria vista la mezza sconfitta che ha dovuto mandare giù con la sentenza che ha dato ragione alla comunità di Vila Autodromo sulle quale anche pendeva la mannaia dello sgombero. Ma andiamo per ordine.
Arresti preventivi, cariche violente della polizia, fermi. E' il bilancio pesantissimo del primo giorno di contestazioni a Sao Paulo contro il rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici. Una mobilitazione che non si vedeva da molti anni. Una protesta che si sta diffondendo in tutte le città del Brasile, la goccia che ha messo in moto prima gli studenti e poi via via molte componenti della società brasiliana, è l'aumento dei biglietti dei mezzi pubblici. Il Brasile, il Paese dei grandi eventi sportivi, del boom economico e con alla presidenza una donna amatissima come Dilma Vana Rousseff Linhares, proprio nel momento di massima esposizione mediatica affronta nel peggiore dei modi una questione delicatissima.