Aldeia Maracanà

 

Di Ivan Grozny - @IvanGrozny3

 

 

“E’ una esigenza di FIFA e del comitato organizzatore: il Museo Indigeno va abbattuto. Questo per facilitare la mobilità e quei servizi che sono indispensabili in vista dei Mondiali”. Sono le perentorie parole di Cabral, il potente prefetto della città contro il quale da mesi movimenti e non solo sono scesi in piazza. Le ha pronunciate qualche giorno fa in una occasione ufficiale.

Dal suo punto di vista una vittoria vista la mezza sconfitta che ha dovuto mandare giù con la sentenza che ha dato ragione alla comunità di Vila Autodromo sulle quale anche pendeva la mannaia dello sgombero. Ma andiamo per ordine.

 

 

I più attenti ricorderanno che una delle vertenze che ha visto scendere in piazza tantissima gente in questi mesi è stata anche quella legata all’abbattimento della Universidade Indigena che si trova nei pressi dello stadio Maracanà. Questo edificio rappresenta da decenni non solo un luogo dove mantenere viva memoria e cultura dei popoli originari ma anche un punto di riferimento per chi da loro discende. La terra stessa dove si trova il Maracanà ha un valore più che simbolico e per i nativi era un territorio sacro. Anche per questo per molti questo stadio così popolare era speciale, con quest'area tra il mistico e il magico. E infatti alcuno della comunità ha mai avuto nulla da obiettare sulla sua presenza; al contrario, mi sento di ribadire.

 

Oggi però è tutto cambiato, anche il Maracanà: più simile a un’arena in stile europeo, con i suoi prezzi poco accessibili e le limitazioni che impone rispetto a un passato non troppo lontano. Era inevitabile che le grandi aziende multinazionali che stanno di fatto rifacendo il look all’ enorme area che sta tutta attorno allo stadio avessero intenzioni di questo tipo. La distanza che corre tra lo stadio e l’Universidade Indigena è poco più di duecento, massimo trecento metri.

 

Se si considera che tutti i bar nel raggio di qualche km di fatto devono chiudere le ore che precedono la partita e che tutto passa per la FIFA, non è difficile immaginare che il sogno di Blatter di farci uno shopping center con annesso parcheggio possa vedere la luce. La linea della metropolitana che porta allo stadio è stata modernizzata. Ma solo arrivati alle ultime due fermate prima dello stadio, Cidade Nova soprattutto, che ci si accorge di quanto siano imponenti i cantieri. E quando si giunge alla Universidade Indigena ci si rende conto che chi li dentro vuole resistere è praticamente accerchiato.

Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà. Domenica 15 dicembre intanto c’è stata una feroce aggressione da parte della polizia militare, come era successo prima di giugno scorso. L'indomani le forze speciali hanno terminato l'operazione, nonostante la strenua resistenza di chi vuole difendere questo posto. E sono tanti.

 

E’ chiaro, è inutile negarlo, molto probabilmente alla fine Cabral e Blatter avranno la meglio sulla questione Universidade Indigena.

 

Ma va evidenziata però anche una notizia che forse ai più è sfuggita. La comunità di Vila Autodròmo, sempre di Rio, ha vinto la sua battaglia che la vedeva a rischio visto che si trova nella Barra di Tijuca dove il comitato olimpico locale ha diversi progetti in vista dei Giochi. E la comunità di centinaia di famiglie sarebbe di troppo. Ma un tribunale locale ha dato loro ragione ed evitato che fossero cacciati dalle loro case; e non è tutto perché quella stessa gente sempre in questi giorni ha ricevuto un premio Internazionale che va a quelle comunità che sanno proporre progetti che mirano a ridurre l’impatto di piccole e grandi opere attraverso proposte alternative. Il premio lo destina la fondazione della più importante banca tedesca. Un paradosso o forse più probabilmente un modo per mettere la parola fine a una controversia che durava da troppo e che faceva da tappo ai lavori. Considerazione che mi sento di fare visto che sono proprio grandi aziende tedesche ad essersi assicurati appalti milionari.

 

Un punto a sfavore per Cabral che in questo caso, proprio al cospetto dei grandi investitori europei ha dimostrato tutti i limiti della sua politica.