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di Mauro Valeri
Ogni iniziativa che si propone di favorire l’integrazione dei migranti e di contrastare le discriminazioni in ambito sportivo è sicuramente positiva. Ciò non toglie che è giusto pretendere anche una coerenza tra ciò che viene enunciato e la pratica quotidiana, soprattutto se a promuovere l’iniziativa sono le istituzioni (amministrative e sportive) e ad essere utilizzati sono i soldi pubblici.
In questi giorni la stampa ha dedicato spazio all’Accordo di programma tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Coni “In materia di integrazione sociale dei migranti attraverso lo sport e contrasto alle discriminazioni”, stipulato il 23 dicembre 2013, e presentato ufficialmente il 17 aprile 2014. Alla base una convinzione: “Il mondo sportivo è stato anticipatore di tendenze positive di integrazione e della costruzione di un comune senso di appartenenza tra i giovani e i loro coetanei – che provengono da altri Paesi o che sono nati in Italia da genitori stranieri – con effetti che si ripercuotono positivamente nelle relazioni interne alle comunità locali sul territorio nazionale”.
di Mauro Valeri
E’ di questi giorni la notizia che anche i giudici, in occasione dell’avvio dell’anno giudiziario, hanno evidenziato le infiltrazioni “mafiose” nelle tifoserie e nelle società calcistiche. Si tratta, in realtà, di casi piuttosto noti ormai da diversi anni. Ciò che però non emerge da questo riportato dai media è che molto spesso, e specie in alcune realtà, questa infiltrazione è avvenuta attraverso esponenti dell’estrema destra, braccio operativa delle varie “mafie”, di cui a volte sono membri loro stressi. Questo vale negli stadi come nella società.
Su come e perché l’estrema destra, soprattutto a partire dagli anni Novanta, è entrata nelle curve abbiamo già avuto modo di scrivere. Qui va ricordato come ciò sia spesso avvenuto con il consenso delle dirigenze sportive nonché con l’uso della forza nei confronti di altri tifosi. Tutto ciò forse i giudici lo sanno, ma nella iscrizione della storia si cerca di negare, facendolo apparire come un fenomeno nuovo epurandolo della connotazione fascista.
Il 2015 sarà l'anno nel quale conosceremo i nomi delle città candidate ufficialmente ad ospitare i giochi olimpici estivi del 2024 e ad oggi le uniche due certezze che abbiamo sono le candidature di Roma e di Boston e molto probabilmente quella di una città Sudafricana. Circolano tanti nomi di possibili città ospitanti, alcune di queste sono: Berlino, Baku, Parigi, Doha, Amburgo/Copenaghen, Casablanca. Hanno tempo un anno per presentare domanda e solo nel 2017 sapremo chi, secondo il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), avrà la meglio tra tutte queste città, questi Paesi.