Undici tocchi in dieci capitoli. Undici tocchi che non sono solo le volte in cui Diego Armando Maradona ha toccato il pallone prima di metterlo alle spalle di Shilton, quel pomeriggio dell’ottantasei all’Azteca. Undici tocchi che possono essere una o più vite che si incontrano, che si incrociano.
Quel goal all’Inghilterra è il punto di partenza di Maradona, la graphic novel di Paolo Castaldi edita Becco Giallo. Un’avventura a fumetti che ci porta più che nella vita del campione, di cui nel bene o nel male si sa più o meno tutto, ma nella vita di coloro che grazie a lui hanno vissuto un sogno, una favola che nessuno più potrà riscrivere ma che tutti, proprio tutti, potranno raccontare.
Sì, perché nelle giocate di Diego Armando Maradona, el pibe de oro, c’è la vita di milioni di persone. Prevalentemente povere, messe alla prova dalla vita, ma ricche di voglia di rivalsa, di voglia di vivere. Che poi tutto questo sia solo un sogno, o l’effimero che può dare la vittoria di una squadra di calcio, non sta a noi valutarlo. Ed è questa la chiave di lettura che da l’autore. Ed è una scelta che convince quella di mostrarci il Diego che amiamo attraverso gli occhi degli argentini feriti dalla tragedia delle Falkland dopo avere vissuto regime, il dramma dei desaparecidos e anche una guerra tragica e ingiusta. Il Diego capo-popolo che conduce la brigata Davide contro il gigante Golia. Come accadde nei favolosi anni napoletani, che occupano gran parte di questa opera a fumetti. Le storie degli operai del Sud emigrati in Piemonte che si ammalano come accade a Casale Monferrato a causa dell’eternit, o quelli che sostengono turni snervanti nelle fabbriche. Gente che vide il Napoli battere le grandi potenze calcistiche, ed economiche, del Nord.
Questo azzurro che emerge nelle tavole, leggero ma intenso, è il colore di Diego. Del suo Napoli, dell’Argentina. Non una scelta solo estetica, mi verrebbe da dire, ma il punto colore della vita; sottolineo vita, di un campione. Ed è proprio per questo anche un fuoriclasse, un Dio pagano, può cadere. Perché non c’è essere che non ha delle debolezze. Ma se per i suoi detrattori sono questi gli aspetti da evidenziare, per chi lo ha amato è un valore in più, perché lo rende umano, vero. Un essere speciale, sì, ma umano.
Con una dote, quella sì unica, di sapere regalare dei sogni, delle favole, delle emozioni. Che si trasformino poi in gioia o tragedia, questo ha poca importanza. Ma tutto dannatamente intenso. Come Diego.
Paolo Castaldi poteva percorrere la strada della biografia, dell’agiografia o semplicemente raccontare vita e opere del campione. Ha scelto di raccontare emozioni, di dargli un volto, una figura, un colore. Quel punto di azzurro che è la vita di Diego Armando Maradona.