“Istanbul United” è un documentario sugli ultras turchi di calcio ed il loro ruolo nelle proteste ad Istanbul nel 2013. Il film è stato diretto da Farid Eslam ed Olli Waldhauer, e prodotto da Tina Schöpkewitz. Olli Waldhauer vive e lavora in Germania ed in Israele, Farid Eslam originario di Francoforte, in Germania, vive e lavora a Praga, in Repubblica Ceca, e fa parte di “Mind Riot Media”, laboratorio creativo di produzioni artistiche su film, fotografia e grafica.
Il film “Istanbul United” ha vinto nel 2013 il premio “Documentary Trailer” presso l’ “International Movie Trailer Festival” e vincitore dell’”Ipso award - 2014/2015”. Attualmente i due registi sono in giro per l’europa a presentare il loro film. Farid Eslam ha risposto per “Sportallarovescia” ad alcune domande sul film, che speriamo potrà essere diffuso anche in Italia, di seguito le domande e le risposte al regista di “Istanbul United”.
Quali sono le ragioni che ti hanno portato a girare un film in Turchia durante le proteste di Gezi Park e di focalizzare l’obiettivo sul mondo degli ultras turchi e la loro partecipazione alla larga protesta emersa in Turchia lo scorso anno?
"La mia motivazione principale era quello di mostrare il sostegno per un pacifico movimento di protesta che era stato brutalmente attaccato da un altro governo ancora che agisce come se esso potesse qualsiasi cosa volesse. Come regista ho profondamente a cuore le persone che rischiano la vita e la libertà personale durante il tentativo di cambiare le loro società e lottare contro le persone al potere che pensano di essere al di sopra del loro popolo. Quando stavo lavorando su un altro mio film, “Yallah! Underground”, stavo girando in Egitto durante la primavera araba. Allora ero consapevole e molto affascinato dal coinvolgimento degli ultras egiziani nella rivoluzione egiziana, ma non ho potuto inserirlo nel mio film in quel momento. Quando abbiamo sentito parlare di “Istanbul United”, l'alleanza dei fans di calcio di Istanbul durante le proteste Gezi, abbiamo subito capito che sarebbe stato un interessante punto di vista per raccontare la storia delle proteste turche. Sapevamo anche della feroce rivalità tra i fan dei 3 principali club di Istanbul e, e sapevamo che doveva esserci qualcosa di veramente grande per farli unire".
I media mainstream in Italia tendono a rappresentare il mondo ultras come incivile e violento. E’ vero che il vostro film ha dimostrato come i gruppi ultras di Istanbul sono stati in grado di organizzarsi ed abili a superare le divisioni tra gruppi rivali nel nome di un battaglia di un’intera comunità contro l’autoritarismo del potere del governo turco ed in difesa del bene comune, come nel caso del movimento di Occupy Gezi?
"Penso che l'immagine degli ultras nello spazio pubblico è sempre focalizzata sull'aspetto della violenza e l'aggressività di questa cultura. Mentre in realtà questa è la più piccola parte di questa cultura. Essere un ultra è molto di più, si tratta di amore per il proprio club, dedizione, passione e un intero stile di vita. I fans che abbiamo raffigurato hanno fatto vedere che volevamo mostrare molto di più che i servizi televisivi tipici che si concentrano sempre sulle violenze. E 'anche importante capire che il nostro film è meno focalizzato sui gruppi di tifosi stessi, e più sui singoli fan. Ci concentriamo sugli individui e non i gruppi di tifosi, perché non c'era davvero una struttura organizzata, o un ordine da parte dei leader del gruppo dei tifosi, di unirsi. Inizialmente si è trattato di tifosi individuali sul campo e nelle lotte che hanno iniziato a lavorare insieme per aiutare altri manifestanti e combattere la polizia. Naturalmente gli ultras hanno avuto un vantaggio e beneficiato dalla loro esperienza a lavorare in gruppo e di lottare contro la polizia".
Qual è stato il significato ed il valore della partecipazione dei gruppi ultras di Istanbul alla protesta di Occupy Gezi?
"Uno dei nostri protagonisti nel film ha detto che quando ha visto l'arrivo dei tifosi di calcio si sentivacome se fosse arrivata la cavalleria. Penso che abbiano dato agli altri manifestanti coraggio e speranza. Non solo perché sono stati utili per combattere la polizia ed hanno potuto mostrare agli altri manifestanti come far fronte ai gas lacrimogeni, serbatoi d'acqua e costruire barricate, ma hanno creato un simbolo per come superare i propri limiti, come unirsi per un obiettivo più grande. Il fatto di aver potuto superare il loro odio profondamente radicato l’uno per l'altro, anche se solo temporaneamente, ha dimostrato alle persone che tutto è possibile".