La storia di Mikkel Jensen ha fatto il giro del mondo. Il giornalista danese che sognava di raccontare la Coppa del Mondo, il gioco più bello che c’è nel Paese che lo ha re-inventato e che invece decide di tornare a casa a poco dal calcio d’inizio. E' inorridito da quello che organizzare questa competizione comporta. E dalle conseguenze che questo ha sulla popolazione. Bisogna davvero avere un buon motivo per lasciare il Brasile, Jensen lo ha di sicuro.
Siamo a un mese e mezzo dalla Copa e le cose non stanno andando come vorrebbe la FIFA, lo abbiamo detto tante volte. L’indice di gradimento dei cittadini per i Mondiali è sceso al 51%, il minimo da quando nel 2007 sono stati assegnati al Brasile. Questo secondo DATAFOLHA, istituto statistico di Sao Paulo. Nel 2008 l’ottanta per cento della popolazione pensava che ospitare i Mondiali avrebbe portato benefici.
Intanto anche in questi giorni continuano manifestazioni di chiaro dissenso alla Copa, anche se la questione più drammaticamente interessante che sta emergendo è quella dell’emergenza abitativa, la questione casa. Sfollati a Rio in migliaia dal palazzo Oi o assaltati nelle favelas come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, i poveri delle città devono fare i conti con un problema mai risolto, sospeso e vecchio quasi quanto la mai ottenuta riforma agraria.
Quello che è accaduto a Sao Paulo nel pomeriggio del 29 aprile non si sa bene che conseguenze porterà perché porta con sé l’elemento nuovo di gente autorganizzata che va diritta fino dentro la sede del Consiglio di Sao Paulo con l'intento di occuparlo. Si doveva votare un provvedimento volto a facilitare l’espansione delle aree per l’edilizia sociale (HIS) e popolare (HMP) ma privata, per così dire. Il provvedimento era tanto atteso perché da priorità di accesso all’abitare alle persone di basso reddito. Il voto è stato rinviato e da li la rabbia e la protesta con l'assalto al palazzo.
I manifestanti sono arrivati fino dentro le sale del Consiglio. Fuori, per la strada e nei pressi della cattedrale scontri violenti per diverse ore. Il problema dei senza dimora è un problema gravissimo in Brasile. In qualsiasi città brasiliana si cammini, si trovano persone che dormono per strada. Buttati per terra sui cartoni, ricoperti di quel poco che si ha. Impressiona, non ci si fa l’abitudine. E nessuno in Brasile pensa anche solo di vietare che si possa loro lasciare cibo come hanno fatto invece a Verona. Ma a parte questo, al fatto che la gente è sensibile e ha rispetto di chi è costretto a stare per strada, resta che istituzionalmente non si sono mantenute le promesse fatte almeno per cominciare ad affrontarlo, il problema. E tornando da Sao Paulo a Rio, tragedie come la morte del ballerino DG morto a Cantagalo pestato a morte dagli uomini del BOPE o del piccolo Edilson da Silva Santos hanno avuto l’effetto di rendere ancora più consapevole le comunità che vivono questi luoghi e che chiedono che almeno venga interrotta la militarizzazione delle favelas.
Detto questo, gli stadi non sono ancora tutti pronti.