Morro do Vidigal – Rio de Janeiro
Quando in televisione è cominciata la sfilata di commentatori e soprattutto di ex calciatori la sensazione è che nessuno davvero, pure realizzando che qualcosa di enorme era appena accaduto, abbia davvero capito l’entità del disastro, la portata dell’evento.
Perché un passo falso del genere nessuno se lo poteva davvero aspettare. In Brasile si è portati a essere sempre ottimisti quando si parla di selecao perché è percepito quasi un diritto divino che chi veste quella maglietta sia speciale. E’ il sogno di tutti indossarla. Ieri per le strade di Rio, indistintamente dal’età e dal sesso si vestiva solo quella maglia. Verdeoro ovunque. Le aspettative erano tali che mai potevano presagire quanto è accaduto. Così anche chi in questi mesi non ha lesinato commenti e supporto alla squadra anche attraverso i social network, come la stessa presidente Djilma Roussef, da ieri è entrato in un assordante silenzio. Si aspettano a ore le sue prime dichiarazioni dopo quella che non è solo la sconfitta di una squadra ma di un intero sistema calcistico. Come è possibile che il Brasile che sfornava craque a ripetizione oggi non riesca a esprimere se non giocatori di buono o medio livello? Se in Sudafrica si era scaricata la colpa su Felipe Melo, il capro espiatorio della spedizione oggi la stessa operazione non si può proprio fare. A chi attribuire tutte le responsabilità? A Scolari? Ai giocatori? Chi dei non convocati avrebbe potuto salvare la missione Coppa del Mondo? Avendo questi interrogativi delle risposte anche abbastanza semplici, ci si rende conto che quanto accadrà nei prossimi giorni sarà decisivo per tante cose. La gerontocrazia militare che da sempre è padrona del calcio e dello sport in Brasile è per la prima volta nella condizione di accerchiamento. Non è ancora scattato l’attacco vero e proprio ma si sente che è nell’aria. Quando si parlava di calcio negli ultimi tempi in cui era in vita, Socrates ha sovente criticato o comunque si è detto deluso dell’atteggiamento di Lula rispetto ai dirigenti del calcio nazionale. Non capiva perché Texeira nonostante il passato fortemente “antidemocratico” e gli evidenti abusi compiuti durante la sua decennale gestione non fosse messo in discussione dalla politica. Un po’ quello che Romario ha sostenuto in quest’ultimo anno a proposito della gestione J. M. Marin. Legato anch’egli ai militari e accusato di essere il mandante dell’uccisione del giornalista V. Herzog nel 1974, non è affatto un personaggio popolare in Brasile; è bersaglio dei manifestanti che in questi mesi hanno portato le vertenze sociali in piazza. Criticità che adesso sembrano essere tornate sul tavolo della discussione. Non ancora in maniera esplicita perché il giorno dopo l’1 a 7 si vive come in un limbo, ma la sensazione anche solo seguendo gli account sui social network delle realtà di movimento che qualcosa sta ricominciando a muoversi. Per domenica prossima ci sono diversi appuntamenti in programma, in diverse città. E’ il giorno della finale, dove avrebbe dovuto esserci la selecao per quel diritto divino a cui si accennava prima. Mancando la squadra nazionale e soprattutto dopo quanto è accaduto al Minerao, che già ci si è affrettati a ribattezzare Minerazo, quasi a sostituire la ferita del campionato del mondo del 1950, tutto può accadere. Anche perché durante e dopo la partita tra razzi e fuochi d’artificio sparati quasi per esorcizzare quella che è una vera e propria onta, nelle favela di Rio non solo si ricominciava ad accusare i politici degli sprechi e del resto ma ci si sentiva fortemente offesi perché messi alla… berlina di fronte a tutto il mondo. Chi scrive si trovava a Vidigal dove la gente ha risposto con molta ironia a quanto accadeva sugli schermi televisivi.
E’ stata una giornata di piogge torrenziali a Rio. Questo ha creato diversi disagi in tutta la città per quanto riguarda la mobilità e non solo. I luoghi solitamente adibiti alla visione collettiva del match erano quasi vuoti. Per le strade e nei bar meno gente che nelle altre occasioni perchè molti sono rimasti bloccati nel traffico e non sono riusciti a rientrare nelle case in tempo per l’inizio della partita. Quindi visto quanto è durato l’equilibrio tra le due squadre chi ha poi raggiunto i luoghi delle comunità dove solitamente assiste alle partite è arrivato a cose fatte. Fiumi d’acqua invadono le strade proprio mentre la formazione di Scolari mostra tutti i suoi limiti. Tecnici e calciatori. Qualcuno scherzando ha detto che la pioggia non era altro che lacrime dei calciatori della selecao. E che pioverà ancora, di sicuro.