16880569_1225410410908340_1479064578_o_1.jpg

"Lo sport è parte del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna e la sua assenza non potrà mai essere compensata"

                                                                                                                                      Pierre de Coubertin

 

E’ cominciata lo scorso 31 Gennaio la campagna “WeWant To Play – nessuno è illegale per giocare a pallone.”  Il suo fine è la modifica, o la completa abrogazione, di alcune norme del regolamento Figc che limitano in maniera arbitraria l’accesso ai tesseramenti degli atleti provenienti da paesi extra-Eu. Sotto accusa i punti b e c del comma 1.1 riferiti all’articolo 40 del NOIF (Norme Organizzative Interne Figc). Essi pongono come condizione necessaria al tesseramento il certificato di residenza italiano e un permesso di soggiorno con scadenza non anteriore al 31 Gennaio dell’anno successivo all’inizio della stagione. Ciò significa che per un atleta straniero essere arrivato in Italia, ad esempio il 29 di Gennaio, o risiedere in uno di quei comuni dove viene concesso il domicilio e non la residenza, è sufficiente per vedersi vietata la possibilità di prendere parte ad un campionato federale.

Atletico San Lorenzo

 

Vietare il pallone ad un ragazzo di 20 anni a causa di limiti burocratici legati ai paesi di provenienza è inaccettabile. Il gioco è un diritto universale. A maggior ragione se si pensa che le discriminazioni riguardano il calcio dilettantistico praticato al livello base, nei  quartieri e nei campi parrocchiali. Quando si sale di livello i problemi burocratici si risolvono fra una mazzetta ed una conoscenza in questura, ma dove al posto dei milioni ci sono i campi in fango o le cene a colletta con la squadra per tirar su le spese delle gare, quelle norme diventano muri invalicabili che impediscono a centinaia di giovani e meno giovani aspiranti calciatori di poter praticare dello sport.

16402488_1240524326002504_3231560779673522263_o.jpg

Polisportiva San Precario

 

 Caserta, Roma, Milano, Trento, Napoli, Iesi, Montecchio, Lecce, Vicenza, Schio, Fano, Parma, Padova. Da Nord a Sud si sono moltiplicate le adesioni alla campagna con striscioni dalle tribune degli stadi, iniziative sportive, lettere aperte e denunce sui media locali.  Un fenomeno che rivela la vitalità del mondo dello sport indipendente e popolare italiano. Un mondo che spesso, come accaduto alcuni anni fa con la campagna “Gioco anch’io”, è in grado di leggere, anticipare, stimolare la necessità di cambiamenti radicali negli schemi interpretativi e legislativi che normano la società. Cambiamenti veri, che partono dal basso e riguardano pratiche sociali autentiche.

AfroNapoli_quartograd.jpg

 Afro-Napoli United / ASD Quartograd

 La campagna “We Want to Play” in effetti, oltre alla vertenza su un piano normativo, esprime una risposta di parte al fenomeno migratorio che attraversa i nostri territori ed in particolare alla questione delle richieste d’asilo. Rispetto ad esse il regolamento Figc si rivela particolarmente inadatto. La scadenza del permesso fissata al 31 gennaio diviene problematica quando si trova a confrontarsi con le richieste di tesseramento di “atleti richiedenti asilo” i cui permessi provvisori si rinnovano di sei mesi in sei mesi fino a giudizio definitivo. Un periodo di tempo che può durare anche diversi anni, all’interno del quale ai soggetti non vengono riconosciuti diritti fondamentali.

Lion_Ska_2.jpg

RFC Lions Ska Football Club Caserta

 

Rivendicare in tal contesto l’accessibilità allo sport per tutte e tutti significa al contempo segnalare la necessità di non limitarsi ad un’accoglienza assistenziale, ma di produrre percorsi partecipativi ed emancipativi. Significa scardinare attraverso il mezzo della pratica sportiva i luoghi comuni che avvolgono lo sterile dibattito accoglienza/respingimento .Molto prima dei media e dei palazzi, molto prima delle grandi società: questo sta accadendo in decine e decine di campi di provincia, come ben racconta il web magazine “b-hop” nell’articolo dedicato all’esplosione del “calcio integrato” in Italia(Migranti e Italiani assieme contro ogni razzismo).

Ackapawa sport Club Jesi / Polisportiva Extravaganti

 

C’è una parte di questo paese che cammina con un passo diverso rispetto alle risposte istituzionali sul tema. Basta dare uno sguardo ai contributi giunti in poche settimane dal lancio della campagna, per capire quanto è ricco il tessuto sportivo e sociale in questione. Dal web reportage “ nessuno in fuori gioco” che racconta l’esperienza di alcune virtuose realtà sportive fra cui: RFC Ska Lions Caserta, Liberi Nantes Football club, Atletico Brigante, ASD Scanderberg(https://youtu.be/zWcV4gPTnz8) al dossier realizzato grazie al lavoro dell’Atletico diritti di Roma che descrive approfonditamente la natura e le cause delle discriminazioni nel mondo del pallone(Il dossier contro la discriminazione nel calcio); dalla giornata di sport anti-razzista lanciata presso l’antistadio dello Spartak Lecce, per finire con lo sportello attivato recentemente dalla Uisp a nome “Sport Antenne” che ha il fine di raccogliere le segnalazioni di casi di discriminazione raziale nel mondo dello sport e che, se messo adeguatamente in funzione, potrebbe aiutare a definire i numeri e la portata del fenomeno discriminatorio nel calcio dilettantistico italiano.

16807178_1657311434571164_5524970658164909202_n.jpg

Spartak Lecce

 

Lo sport è un'attività umana che si fonda su valori sociali, educativi e culturali essenziali. È un fattore di inserimento, di partecipazione, di tolleranza, di accettazione delle differenze e di rispetto delle regole. L'attività sportiva deve essere accessibile a tutte e a tutti, nel rispetto delle aspirazioni e delle capacità di ciascuno e nella diversità delle pratiche agonistiche o amatoriali, organizzate o individuali. Sono alcuni dei principi fissati dall'Unione Europea in materia di pratica sportiva ("Dichiarazione di Nizza" , Allegato 4, punti 3 e 4). Fra gli obiettivi fondanti della dichiarazione vi sono il riconoscimento del valore sociale dello sport, la promozione di benessere individuale e inclusione sociale, la garanzia di accessibilità alla pratica sportiva, l'inalienabilità del diritto allo sport. Dove tali valori non sono rispettati, è compito di atleti, società e federazioni nazionali, individuare e adeguare ad essi i regolamenti e le norme.

WeWant To Play – Nessuno è illegale per giocare a pallone – Modifichiamo l’articolo 40 del Noif!

 

sanS_Paperis.jpg

Polisportiva Sans Papier

 

Black_Panthers.jpg

Black Panthers Fc
 
 
Ateltico_Rebelde.jpg
 ASD Ateltico Rebelde 
 
 
 
La_Paz.jpg
La Paz Antirazzista 
 

Unione Sportiva Stella Rossa - Brescia

 

Kamunia Paranoica - Brescia

Hopeball - Milano

RFC Lions Ska (Caserta) e AFRONAPOLI UNITED (Napoli)

Di seguito il testo integrale dell'appello:"We Want to Play. Appello per modificare il regolamento Figc" e la lista delle realtà aderenti. Per aderire invia un mail all’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Polisportiva San Precario (Padova)
Polisportiva Sans Papier (Schio)
Polisportiva Clandestina (Trento)
Polisportiva Independiente (Vicenza)
AfroNapoliUnited (Napoli)
Lions Ska Caserta (Caserta)
Polisportiva Ackapawa (Jesi)
Extravaganti (Jesi)
Black Panthers (Milano)
Baraonda Calcio (Milano)
Mi-grato FC (Milano)
Partizan FC (Milano)
Multietnica Naga har (Milano)
AntifaUnited Bresso (Bresso)
Atletico Rebelde (Fano)
Spartak Lecce (Lecce)
Atletico Brigante (Benevento)
Atletico San Lorenzo (Roma)
Mondiali Antirazzisti 
UISP (Unione Italiana Sport per Tutti)
Atletico Diritti (Roma)
ASD Quartograd (Quarto NA)
CIAC - Centro immigrazione asilo e cooperazione onlus (Parma)
La Paz Antirazzista (Parma)
Atletico Ubuntu (Arezzo)
ArisingAfricans (Padova)
Quadrato Meticcio (Padova)
Atletico No Borders (Fabriano)
Internazionale Le Alte (Montecchio Maggiore)
No Racism Cup (Lecce)
Asd Birilli (Roma)
Unione sportiva Stella Rossa (Brescia)
Centro Storico Lebowski (Firenze)
UISP Parma
ASD Certosa di Padula (Salerno)