Sabato 18 Ottobre a Brescia si è svolta la seconda edizione di “Kick The Racism”, un evento con alcuni incontri di Muay Thai organizzato dalla Palestra Popolare Antirazzista di Brescia. Erano presenti dalla Germania i ragazzi di “Akab Muay Thai” del Centro Sociale Kafè Marat di Monaco. E' stata un'ottima occasione per conoscersi e scambiare una chiacchierata sulla situazione dello sport di base nel loro paese e per capire se esiste un fenomeno di “sport popolare” simile a quello che si sta sviluppando in Italia.
Raccontateci un po' la vostra esperienza.
A partire dalla seconda metà degli anni '80 a Monaco un gruppo di compagni ha cominciato a praticare Eskrima e ad allenarsi frequentemente, tanto da partecipare anche alle iniziative della federazione tedesca di questa disciplina. Lo scopo principale era in ottica antifascista e di migliorare l'autodifesa dalle cariche della polizia durante i cortei. All'inizio degli anni 2000 un gruppo di compagni ha cominciato a praticare Muay Thai, all'inizio organizzando un corso all'interno di una palestra normale in affitto. I costi di gestione erano poco sostenibili e quindi dal 2006 abbiamo cominciato ad allenarci all'interno del centro sociale. Una volta alla settimana organizziamo quindi un allenamento nel salone grande del centro tutti assieme. Alcuni di noi comunque praticano la Muay Thai e partecipano a combattimenti anche in altre palestre. Allenarci assieme al centro sociale è importante per rafforzare le relazioni tra di noi, ci permette di costruire socialità attorno allo sport.
Esistono esperienze simili alla vostra in Germania?
Sì. In altri centri sociali tedeschi, come ad esempio a Stoccarda, Berlino, Amburgo e Dresda, esistono “sportgruppe” di giovani compagni antifascisti che praticano assieme arti marziali, ma sempre in un'ottica di autodifesa. Sono delle realtà underground. In Germania non è come in Italia, dove le palestre popolari propongono corsi aperti alla cittadinanza. Noi di “Akab Muay Thai” siamo un po' un'anomalia, ci siamo dati un nome ed è la prima volta che veniamo qui in Italia con un atleta a combattere come “Akab Muay Thai”.
In Italia l'esperienza delle palestre popolari è legata al tema dell'estensione dell'accessibilità alla pratica sportiva sia da un punto di vista economico, che antirazzista, cioè di uno sport che combatta le discriminazioni. Come è la situazione in Germania per quanto riguarda il diritto allo sport?
In Germania non esistono palestre popolari come in Italia, perchè c'è un sistema di welfare che permette praticamente anche a disoccupati e migranti di praticare sport. Nel nostro paese esistono le palestre private che funzionano come soggetti commerciali, ma allo stesso tempo esistono associazioni sportive molto radicate come ad esempio i gruppi sportivi dei ferrovieri (un po' come i dopolavoro ferroviari in Italia, nda) o dei lavoratori delle poste che gestiscono molte strutture sportive in modo accessibile. In Germania le “Sport Verein”, l'equivalente italiano delle associazione sportive dilettantistiche, ottengono contributi pubblici e sgravi fiscali, così ad esempio se sei disoccupato paghi 7 o 8 euro al mese e puoi frequentare i corsi delle palestre o giocare in qualche sport di squadra.
E per quanto riguarda i migranti?
I migranti nelle strutture pubbliche gestite da Sport Verein vengono accettati tranquillamente, soprattutto per quanto riguarda le squadre di calcio. In molte palestre ci sono istruttori di arti marziali o di sport da combattimento che sono turchi, curdi, serbi o croati e quindi in quelle strutture trovi molte persone straniere. Noi preferiamo allenarci in queste palestre, perchè se in una palestra i frequentanti sono a maggioranza tedesca è più facile incontrare fascisti. Soprattutto se le palestre sono situate nelle periferie delle città, perchè sono le zone più residenziali. Le palestre più meticce sono quelle più centrali, perchè sorgono nei quartiere con presenza di migranti.
A proposito di antirazzismo, passando un attimo al mondo delle curve tedesche, nella vostra città esiste un gruppo ultras molto attivo,no?
Sì, c'è il gruppo “Schickeria” che segue il Bayern. Pensa che il Bayern Monaco ha ritirato 90 diffide ai membri di questo gruppo, perché hanno vinto il premio contro il razzismo più importante rilasciato dalla Federazione tedesca di calcio. Devi sapere che in Germania sono le società calcistiche a diffidare i tifosi, non la polizia, e allo stesso tempo possono ritirarla.
Quale è stata l'iniziativa che ha fatto vincere il premio contro il razzismo alla Schickeria?
Hanno fatto un lavoro di riscoperta e valorizzazione della figura del presidente ebreo del Bayern Monaco, Kurt Landauer. Durante la sua presidenza la squadra biancorossa stava cominciando ad ottenere risultati importanti, infatti ha perso nel 1932 la finale per lo scudetto con l'Eintracht Francoforte. A causa delle persecuzioni nei confronti degli ebrei, prima fu costretto ad abbandonare il club nel 1933 per poi essere arrestato nel 1938 e portato a Dachau. Avendo combattuto nella prima guerra mondiale, gli è stato concesso l'esilio. Nel 1947, finita la guerra, ritornò ad essere presidente del Bayern Monaco fino al 1951. Il gruppo “Schickeria” si è guadagnato il premio della federazione, organizzando tornei di calcetto, proiezioni di film su questo presidente, per molti anni dimenticato.