Carlo Petrini al Festival di Sherwood

E’ una serata calda dello scorso giugno. Sono al telefono con Carlo quando mi confida che di lì a una decina di giorni si dovrà sottoporre a un delicato intervento alla testa. Mi ripete che è una cosa che deve fare ma non sa poi, dopo l’intervento, cosa succederà. E mi dice: “Perché non vieni a farmi una bella intervista? Un video. Sai, non so come andrà questo intervento, e mi piacerebbe farla con una persona di cui mi fido. Ne ho fatte tante, è vero, ma tutte hanno omesso delle cose, hanno tagliato pezzi che invece avevano una loro importanza per me, e questo non mi sta bene”.

“Tu lo sai che ti chiederò anche di Diego (il figlio che muore giovanissimo di una terribile malattia), vero?"

“So che mi chiederai tutte quelle cose che altri hanno fatto fatica a domandarmi”.

Non ci penso un attimo e gli dico di si. Nasce così “Carlo Petrini - una vita in due tempi”. Una docu-intervista che proprio domani sera, insieme a Davide Sannazzaro con il quale l’ho realizzata, presenteremo a Vicenza. Io e Davide era qualche settimana che eravamo d’accordo sul vedersi per un’ultima revisione del filmato perché poi, dopo averlo presentato in diverse città , il desiderio era quello di pubblicarlo su youtube in modo da renderlo visibile e accessibile a tutti.

Poi questa mattina mi sveglio e immediatamente vengo a sapere che Carlo non c’è più.

Io faccio molta fatica a scrivere queste parole, perché so che non dovrei troppo trasmettere quanto sono coinvolto quando pubblico qualcosa. E’ un aspetto che cerco sempre di tenere a mente. Cercare di mettere una distanza tra me e i fatti che racconto.

Ma oggi mi è proprio impossibile. La trasmissione radiofonica “Sportallarovescia” ha avuto come primo ospite Carlo Petrini.  Nasce un rapporto fantastico. Ci verrà a trovare a Sherwood e a raccontare la sua storia nell’estate del 2005. Poi in diverse occasioni ho avuto modo di rivederlo. E innumerevoli le telefonate. Fino a qualche giorno fa.

Ha denunciato con i suoi libri l’abuso sistematico di farmaci a cui i giocatori venivano e vengono sottoposti, il coinvolgimento delle società nella compravendita delle partite e tutte quelle situazioni non chiare di cui si parla oggi. La sua storia è sempre più attuale. Sempre di più.

Domani i funerali a Lucca, poi la salma sarà portata a Monticciano.

Questa mattina, parlando con il figlio Marco e la compagna, Adriana, mi dicevano che Carlo sarebbe contento di sapere che domani sera si racconterà ancora una volta la sua storia.

Io so solo che la sua storia, proprio perché piena di contraddizioni, è una storia che chi ragiona in un’unica direzione non può comprendere. Per me e per tanti invece è proprio questo che ha fatto la differenza. Avere il coraggio di raccontare debolezze e limiti di sé e dell’ambiente in cui si è vissuti, senza mai sfociare nella delazione e nel pentitismo, è cosa rara. Tutto con estrema, decisa, puntualità.

Quando poi si tratta di un ambiente così chiuso e omertoso come il calcio, è chiaro che si rischia di finire all’angolo, emarginati. Carlo ha scelto di fare questo percorso per tornare in possesso di se, della sua persona.

Io oggi più di così non  me la sento di dire. Nei prossimi giorni magari sarà diverso, e sarà un piacere continuare a tenerlo vivo. Ciao Carlo.