Chi ha un lavoro sciopera. Chi non l’ha chiede almeno una casa dove potere stare. Anche se le autorità locali minimizzano, erano più di ventimila a manifestare a Sao Paulo mentre in Italia era notte.

Senza dimora e persone che non accettano che ancora gran parte della popolazione viva senza un luogo dove potere stare. Qualche settimana fa in migliaia tra le persone che vivono sui marciapiedi della città ha occupato un’area poco distante da Arena Corinthians, lo stadio dove esordirà nella Coppa del Mondo proprio il Brasile nel match che la vedrà affrontare la Croazia.  E’ la prima volta che chi è senza una casa si organizza e mette insieme le forze. Non era mai successo. Come non era mai successo di vedere quelli del MST (movimento dei senza terra) che è il l’unico movimento strutturato presente in Brasile, portare in piazza sia i popoli originari che chi reclama appunto una casa.

Perché la vertenza abitazione (moradia) è la prima vera emergenza, in Brasile. Diventa arma di ricatto, di giochi politici sulla pelle di chi non ha nulla. Anche a Rio è successo qualcosa di simile con l’occupazione del palazzo “Oi”. Enorme e abbandonato ma di proprietà di una delle più grandi compagnie telefoniche del Brasile, che l’ha rivoluto indietro. Per farne cosa? Nulla intanto. Vorrete mica che un’azienda così rischi di vedere svalutato un proprio capitale solo perché qualche migliaio di “senza nulla” ha bisogno di un tetto?

A ottobre ci sono le elezioni. Quello che sta accadendo e che accadrà nei prossimi giorni determinerà molto del voto. Non si decidono solo delle sorti di Dilma Rousseff, ma dei governi statali e municipali.

La presidente proprio in queste ore ha smentito che dai suoi uffici siano uscite direttive particolarmente restrittive in vista delle manifestazioni di protesta durate il torneo iridato e smentisce che sia partito dal governo l’allarme contro “potenziali eversori”. Fatto sta che le azioni di arresto preventivo sono già partite e in ogni città non ci pare azzardato dire che ogni prefettura stia facendo un po’ come crede. Rio de Janeiro ne è una prova. Tanti gli arrestati tra i promotori delle manifestazioni. Se consideriamo poi l’età molto giovane di coloro che scendano in piazza, la cattiveria con cui la polizia militare reprime le manifestazioni, non è difficile immaginare quante difficoltà affronta chi ha scelto di far sentire la propria voce.

Intanto a Sao Paulo sono in sciopero, a tempo indeterminato, i lavoratori della metropolitana e dei trasporti pubblici. Non si è trovato l’accordo che da mesi si va inseguendo ed essendo saltato il banco della trattativa hanno deciso di indire la mobilitazione. A una settimana dall’inizio della Coppa del Mondo. Chi lo sa che ne pensa Blatter