Una delle novità di questi ultimi mesi sono i messaggi razzisti su twitter, che hanno interessato anche il mondo dello sport. I primi segnali erano arrivati dall’Inghilterra.
Ad inizio anno, il difensore del Manchester City e della Nazionale, Micah Richards, ha annunciato di aver chiuso il suo account perché stanco degli attacchi razzisti ricevuti negli ultimi tre mesi per il colore della sua pelle. A marzo, un giovane studente gallese, Liam Stacey di 21 anni, alla notizia dell’arresto cardiaco del calciatore del Bolton Fabrice Muamba, ha postato il messaggio: “ah ah, fanculo Muamba. E’ morto”. E quando, subito dopo, altri utenti hanno iniziato a criticarlo, lui ha postato altri tweet razzisti e offensivi. Poi qualcuno lo ha denunciato e il giudice lo ha condannato a 56 giorni di carcere (che però non ha scontato). Per quei messaggi è stato comunque sospeso dall’Università dove studiava biologia.
In Italia, di recente ha fatto notizia l’insulto omofobo sgrammaticato di Mauro Zarate, che però non è stato multato. Forse perché qualcuno dirà che l’argentino non sapeva bene il significato del termine “frocio”, che comunque aveva utilizzato in termini dispregiativi. Eppure quando due anni fa aveva fatto il saluto romano dalla curva nord insieme ai tifosi fascisti della Lazio, all’identica scusa: “Non sapeva il significato di quel gesto”, il giudice sportivo aveva risposto con un’ammenda di 10.000 euro (gli stessi richiesti a Di Canio per una delle sue diverse esibizioni del braccio teso, ma anche al povero Zampagna per il suo pugno chiuso!). Ma la scusa che i calciatori dicono e fanno cose di cui ignorano il loro vero significato a volte funziona: è accaduto poche settimane fa al rumeno Radu, sempre laziale, anche lui sorpreso a fare il saluto romano, sebbene in campo. Questa volta il giudice ha creduto al fatto che il calciatore non conosceva il significato di quel gesto e lo ha assolto. Scordandosi probabilmente che anche in Romania il fascismo ha avuto – e purtroppo ancora ha – diversi proseliti.
I twitter razzisti hanno fatto ora il loro esordio olimpico per colpa della saltatrice nel triplo, Paraskevi Papahristou, ventitreenne greca, che nella sua carriera vanta un bronzo ai Mondiali junior del 2008. Arrivata a Londra, ha twittato: “Con tanti africani in Grecia, le zanzare che arrivano dal Nilo occidentale almeno avranno il cibo di casa”. Il riferimento è a un virus portato in Europa dalla zanzara del Nilo, che in Grecia ha causato sette decessi attribuibili ad esso.
Anche se l’atleta si è scusata (ma le scuse non mancano mai!), il sito greco lifo.gr ha scoperto che la Papahristou aveva inviato altri messaggi dello stesso tenore finiti sulla pagina ufficiale del partito neonazista greco Alba Dorata. Giustamente il Comitato olimpico greco (non il comitato olimpico internazionale) l’ha rispedita a casa. Anziché sognare l’oro olimpico, dovrà accontentarsi di attendere un’alba che in realtà è già tramontata.