Rigori battuti di tacco, finestre di Coin trasformate in teatro di acrobazie di Parkour, parata olimpica alla rovescia della Murga Saltimbanco, sparring di Muay Thai all'inizio di Corso Palladio, la via centrale dello shopping a Vicenza.

Questo è lo sport che è sceso in Piazza Castello per dire “NoDiSex”, ossia no alle discriminazioni sessuali nello sport. A partire e durante le Olimpiadi di Sochi, ma per andare oltre.

L'angolo morto di Piazza Castello tra la statua di Garibaldi e Palazzo Bonin-Longare è stato rianimato con qualcosa che ormai è vietato in tutte le piazze italiane: un torneo di calcio.

Lo spirito originario delle interminabili partite “de 'na volta” in strada si è contaminato con il sempre più diffuso calcio 3v3.

Nessun arbitro, partite che avevano durate diverse, rimesse laterali battute ogni volta in modo diverso, squadre che si inserivano e si aggiungevano al momento ed infine i rigori, sebbene non ci fossero falli, calciati di tacco. Eppure nessuna protesta e solo tanto divertimento.

Le squadre erano miste: uomini e donne, studenti, migranti attori di teatro o calciatori dell'Independiente, realtà lgbtqi ed eterosessuali, tutti uniti e unite per ribadire che le Olimpiadi non si possono svolgere in paesi dove vengono violati i diritti umani e i principi ispiratori della Carta Olimpica.

Dal microfono tra un aggiornamento dei risultati delle partite e gli interventi delle realtà promotrici dell'iniziativa, sono state lette alcune storie di discriminazione di atleti ed atlete intersessuali o transessuali. Si è partiti da Dora Ratjen, che a Berlino '36, nonostante fosse intersessuale, è stata fatta gareggiare lo stesso tra le donne dal regime nazista, perchè altrimenti nel salto in alto la Germania sarebbe stata rappresentata da un'atleta ebrea. Si è poi parlato di Reneè Richards, che da uomo è diventata donna e a cui è stata negata la possibilità di partecipare agli US Open femminili di Tennis, perchè altrimenti tutti i tennisti uomini avrebbero cambiato sesso per vincere più facilmente.

Queste storie dimostrano come storicamente il mondo dello sport sia pieno di pregiudizi e immerso in una cultura machista di fondo. Ieri a Vicenza con NoDiSex si è voluti andare ancora una volta “alla rovescia”.

Non è stata la prima e non sarà nemmeno l'ultima volta.