Rispetto dell'avversario, sacrificio, generosità, sviluppo dell'autocontrollo, correttezza, coraggio, superamento dei propri limiti. Questo è il pugilato che ci affascina e questo è quello che cerchiamo di praticare e trasmettere giornalmente nelle nostre palestre.
E' un'occasione di socialità e di confronto, perchè come diceva Mandela “sul ring ricchezza, età e colore della pelle sono irrilevanti”. Ha una grande valenza educativa e quindi deve essere accessibile a tutti, senza discriminazioni, senza pregiudizi di stampo sessista o machista e senza barriere economiche.
Peccato che tutto ciò diventi formalmente illegale, se non iscritti alla Federazione Pugilistica Italiana. Infatti per la legge italiana la Boxe può essere insegnata e praticata esclusivamente da realtà federate alla FPI.
Concretamente questo vuol dire che è sufficiente organizzare un corso di prepugilistica con sparring e contatto fisico per rischiare di essere denunciati penalmente. E' come se nel calcio una squadra potesse allenarsi, ma senza disputare partite, nemmeno tra compagni.
In Italia per qualsiasi sport esiste un sistema che vede l'agire di diversi attori. C'è la federazione (in alcuni anche più federazioni) che si occupa del professionismo e del dilettantismo, in sintesi del mondo agonistico, poi c'è l'ambito amatoriale, principalmente organizzato dagli enti di promozione sportiva, che si occupano della promozione e di dar spazio a chi invece uno sport lo vuole praticare per passione, per divertimento o semplicemente per stare in forma.
Nella boxe questo spazio amatoriale non esiste, né internamente, né tantomeno esternamente alla FPI. Questa posizione monopolistica, per la boxe, trova origine dal fatto che, essendo uno sport rischioso per la salute degli atleti, deve essere praticato in ambiti con personale competente, sia tecnicamente che dal punto di vista medico. Premesso che ciò è legittimo, dove sta scritto che solo la Federazione abbia queste competenze?
E' inaccettabile che la pratica di uno sport sia “esclusiva” di una federazione, a maggior ragione se questa sia orientata allo sport-business e metta in secondo piano i valori fondanti della “nobile arte”.
Negli anni si è creato un meccanismo per niente “nobile” a livello dilettantistico, che si basa sul fatto che la federazione paga le società in proporzione agli atleti che si tesserano e si fanno salire sul ring. Quindi molte persone vengono mandate a combattere, anche se magari non pronte per affrontare un match vero con un avversario, pur di aumentare le entrate economiche e il prestigio della palestra. Ovviamente non tutte le società federate si comportano così, però questa è una tendenza molto diffusa, soprattutto in un periodo di crisi economica e di assenza di finanziamenti per lo sport.
E' una grave mancanza di rispetto nei confronti del pugile e poi del pugilato stesso, che ne perde in estetica e qualità sportiva.
Nel nostro paese si sta affermando una realtà di pugilato che non va in questa direzione. Pensiamo principalmente alle palestre popolari. E' una realtà che mette al centro la salvaguardia dell'atleta, il rifiuto dell'eccesso di competizione e ha competenza e qualità organizzativa che si sono affinate in anni di esperienza tra stage, seminari ed organizzazioni di incontri.
Una realtà di fatto però clandestina.
Vogliamo lanciare una campagna, “Combatto anch'io”, aperta a tutti quelli che ritengano la boxe un bene comune e non un patrimonio esclusivo della Fpi.
“Combatto Anch'io” vuole essere un modo per scardinare il monopolio federale, perché pensiamo che non bisogna chiedere il permesso per praticare la boxe. Vuole essere un modo per dare il giusto riconoscimento a una pratica di pugilato sana ed accessibile a tutti.
“Combatto Anch'io” vuole essere la costruzione di un circuito amatoriale, dove ci sia la possibilità di provare l'esperienza del ring per chi non sia sufficientemente bravo oppure non voglia intraprendere una carriera agonistica anche solo da dilettante.
“Combatto Anch'io” non significa mandare sul ring atleti dilettanti allo sbaraglio, ma il suo opposto, ossia dare la possibilità di provare le emozioni di un incontro a prescindere dall'età, dal livello di bravura e dal sesso in un contesto estraneo all'annientamento del nemico.
Polisportiva Tpo Bologna, Palestra Independiente Vicenza, Palestra Popolare Rivolta Marghera