Martedi 3 Giugno. Sole su Padova. C’è una grande confusione di fronte al carcere Due Palazzi. Tutti attendono il controllo documenti per poter varcare quella soglia. Dopo una ventina di minuti, lo facciamo pure noi ead attenderci al di la del recinto, troviamo il signor comandante capo.

Ci conduce attraverso lunghi corridoi e innumerevoli cancelli,prima agli spogliatoi e poi al giardino interno dello stabile.  Davanti ci si apre uno spiazzo provvisto di tutto quello che serve per fare di un prato un campo da calcio. Zolle, pietre , due porte, una rete di palloni. Attorno non c’è pubblico e neppure alcun tipo di tribuna, ma i condomini grigi della casa di detenzione .La città fuori è scomparsa. Mani senza volto aggrappate alle griglie delle finestre. Qualcuno corre, cuffie e sguardo basso, seguendo l’immaginario perimetro del campo, mentre le squadre accennano ad un riscaldamento e si preparano alla sfida di oggi: Detenuti Due Palazzi – San Precario.

Limitarsi alla dimensione punitiva della pena è dannoso per la società perché la maggior parte dei detenuti prima o poi vi rientrerà.” A parlare è Lara, dell’associazione NairiOnlus. “I dati in questo senso sono eloquenti. La media della recidiva in Italia è del 67% per chi in carcere sconta tutta la pena mentre scende al 19% per chi usufruisce di misure alternative e al 12% per chi risiede in istituti orientati alla rieducazione. Veicolare pratiche e stili di vita positivi è possibile e noi abbiamo deciso di farlo attraverso lo sport, che nella sua versione sana, lontana dai riflettori e dai grandi palcoscenici, si adatta particolarmente bene all’obiettivo

Alle 14.00 i calciatori sono pronti. Mentre gli ospiti propongono un 4-3-3 “fantasia”, i padroni di casa schierano un 4-4-2 particolare perché prevede un dodicesimo calciatore a fare da jolly fra le linee. D'altronde, quando puoi affrontare in una partita vera una squadra che viene da fuori, nessuno vuole partire in panchina. Ogni minuto è prezioso. Giocano tutti. Si comincia!
La sfida è accesa. Molta voglia e un po’ di confusione. I detenuti passano in vantaggio al 15’ con un incornata su rimessa lunga. Il San Precario pareggia pochi minuti dopo con Perrone su mischia. Nella ripresa di nuovo in vantaggio la squadra di casa grazie ad un diagonale dalla sinistra di “Milito” che si insacca all’incrocio. Ma al 25’ gli ospiti pareggiano con dribbling e tiro raso terra di Sechi. Siamo agli sgoccioli e al terzo di recupero, quando il centrocampo è deserto e le squadre sbilanciate in cerca del gol vittoria, i detenuti concretizzano gli sforzi siglando , con “Maradona” il 3 a 2 che chiude la gara.

Partita finita. Le due compagini si uniscono in un unico maleodorante agglomerato umano. Con una vittoria in groppa il ciack-ricordo si fa più volentieri, se non fosse che le liberatorie fra i detenuti non sono circolate. Accade cosi che nelle foto che raccontano della partita, stiamo giocando contro qualcuno che non si vede! Metafora significativa. Com’è significativo che sia lo sport a dare a questo qualcuno, un’occasione di relazione  con l’ esterno. La possibilità di evadere, anche solo per qualche ora, a uomini che al di la dei crimini commessi,  rimangono persone che attendono di tornare libere e lo fanno in condizioni  non accettabili.

Certo…” ci dice Gimmi, della Polisportiva San Precarioun’amichevole in carcere ha un valore importante ,ma se rimane un iniziativa isolata diventa una forma di assistenza occasionale .Vogliamo dargli una prospettiva e in questa direzione stiamo provando a costruire una squadra di detenuti da iscrivere ad un campionato regolare!

Un progetto ambizioso, già messo nero su bianco , che ha ricevuto l’ appoggio formale di Banca Etica e l’ok del direttore del carcere.

E’già una grande vittoria, ma mancano ancora parte dei fondi necessari! Siamo alla ricerca di uno sponsor che sostenga una quota delle spese: Iscrizioni ,tesseramento , personale di sostegno , messa a norma del campo. Chiunque fosse interessato può contattarci all’indirizzo  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

L’ora d’aria si appresta a finire. Rimane giusto il tempo per strette di mano e saluti fugaci. I corpi imboccano al contrario il tunnel, chi diretto alla propria cella, chi ai lunghi corridoi che conducono fuori,di nuovo in città! L’ultimo grosso cancello si chiude alle nostre spalle e formalizza la fine di un'altra anomala, intensa giornata di sport.

 

Le carceri: come uno stadio inadeguato

Capienza: 49.091 posti. Presenze: 59.683 . Immagina di condividere la camera dove dormi con altre 4 persone , rimanerci 20 ore su 24 ed essere condannato a non fare nulla . Meno di 3 mq a disposizione per persona, una collezione di sanzioni per violazione dei diritti umani  e una macabra statistica aggiornata al 7 Giugno: 19 suicidi dall’inizio dell’anno. Questo è il carcere, versione made in italy, che per condizioni e sovraffollamento è secondo solo a quel gioiellino di stato sociale che è la Serbia. Schivata la maxi multa Ue che aveva come termine il 28 maggio, con un piano messo a segno in zona cesarini, la classe dirigente del paese attende che nelle prossime giornate di campionato , le carceri riprendano a riempirsi. Nel frattempo la linea politica sul tema si allinea al comandamento divenuto il più famoso di Italia: …"amico caro, fatti li cazzi tua!"