Per capire cosa è successo il giorno della finale mondiale a Rio de Janeiro bisogna tornare a febbraio. El Pais il 22, in un articolo che ha provocato diverse reazioni in Brasile, raccontava che il sabato nella metropoli paulista c’era più polizia militare che manifestanti.

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Argentina-Germania, 13 luglio 2014

Copacabana è un quartiere decaduto da almeno quarantanni ma l’Europa non lo sa, per questo i due olandesi hanno prenotato al lussuosissimo Hotel Palace una suite completa di due letti matrimoniali, svariati divani e una piscina interna. Passeggiano l’uno dietro l’altro calpestando il sinuoso mosaico bianco e nero che li divide dalla sabbia gialla e dall’oceano atlantico, il primo tiene per mano Juliana, il secondo cinge il fianco di Carla.

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Morro do Vidigal – Rio de Janeiro

Quando in televisione è cominciata la sfilata di commentatori e soprattutto di ex calciatori la sensazione è che nessuno davvero, pure realizzando che qualcosa di enorme era appena accaduto, abbia davvero capito l’entità del disastro, la portata dell’evento.

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Tutto a un tratto ha cominciato a piovere copiosamente. Una pioggia torrenziale, fiumi di acqua si sono impadroniti delle strette strade della favela di Vidigal, quella che si arrampica sull’Arpoador, il promontorio che caratterizza la spiaggia di Ipanema. Mancava circa mezz’ora all’inizio della partita e neppure la tv funzionava più; quasi fosse un presagio. Un cattivo presagio.

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Olanda-Costa Rica, 5 luglio 2014

Mani color d'ebano aumentano l'intensità del movimento mentre palmi consumati s'infiammano di porpora viva. Il bianco degli occhi di quattro ragazzini segue l'ondeggiare rapido di un gruppo di gonne variopinte. Poco più in là altre gonne, questa volta bianchissime, assorbono le iridi colorate di volti meticci. Un bambino con i dreadloacks si scatena in prima fila piroettando sorrisi disritmici. Ancora non lo sa ma quel ritmo sta entrando nel suo sangue, soltanto qualche anno e il corpo godrà dei lavorii del tempo scanditi dal pandeiro, dai gemiti della cuica e dal suono acuto dell’agogò.

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Stati Uniti-Portogallo, 22 giugno 2014

Non si torna indietro di un secolo in soli dodici giorni. Quattro partite di calcio, seppur di un Mondiale, non bastano a far rivivere a Manaus il clima del 1912. Gli inglesi sulle carrozze, le nobildonne francesi vestite da catrine messicane, i grandi baroni tedeschi della gomma e i tenori italiani più importanti del tempo da lì a pochi anni si trasformarono in ricordi. Alle spalle si lasciavano le tracce del loro passaggio: la rete tramviaria elettrificata, i bordelli di lusso, i maestosi palazzi privati e una costosissimo teatro dell’opera a dominare la piazza centrale di Manaus. La città, nel cuore della foresta amazzonica, all’epoca contava poco più di 20.000 abitanti ed era come oggi raggiungibile soltanto dal cielo o dopo giorni di navigazione sul Rio delle Amazzoni.

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