Giovedì 23 gennaio, presso il Cs TPO di Bologna, è stata presentata la campagna NoDiSex, acronimo del nostro “no alle discriminazioni per l'orientamento sessuale” nell'ambito sportivo.
Abbiamo scelto di lanciare questa campagna, su cui lavoravamo da tempo, alla viglia dei giochi Olimpici invernali di Sochi 2014 perché, chi come noi da anni si batte per sconfiggere qualsiasi tipo di discriminazione nello sport, non poteva non indignarsi e quindi attivarsi rispetto a quanto avvenuto nella Russia di Putin dove è stata approvata la terrificante legge che vieta la propaganda di “relazioni sessuali non tradizionali” e punisce attraverso multe pesanti, chi, le violerà.
Anche in Italia ci troviamo davanti un muro di estremo e pericoloso moralismo che spesso sfocia in bigottismo quando vengono affrontati i temi dell'omosessualità in generale e quindi anche nello sport . Non possiamo non ricordare le dichiarazioni dei vari Lippi, Cassano fino alle ultime di Pescante.
Con questa campagna proponiamo un cambiamento culturale del modo di pensare e praticare sport. Senza discriminazioni dovute all'orientamento sessuale degli atleti e delle atlete.
NoDiSex punta a scardinare e abbattere quei blocchi culturali che non consentono a sportivi e sportive di fare “coming out” liberamente durante la loro piena attività agonistica.
In una società civile non può essere accettabile essere costretti a dichiararsi omosessuali una volta finita la carriera per paura di mettere a repentaglio la stessa.
Secondo noi è giunto il momento di discutere, parlare e cambiare quel modo di pensare e fare sport in cui, oggi, siamo costretti a vivere.
Per questi motivi la campagna “NoDiSex” si rivolge a tutte le realtà sportive LGBTI e tutte quelle realtà sportive che vogliono pensare, costruire e praticare, con e come noi, uno sport differente. Eliminando stereotipi e blocchi culturali vecchi e discriminanti.
Per questo, come Sport alla Rovescia e NoDiSex, aderiamo alla campagna “Month of Action Kick-off” promossa dall'organizzazione inglese “Football V Homophobia” e dalla rete FARE (Football Against Racism in Europe), che vedrà in questo mese di febbraio protagonisti in tutta Europa tifosi, associazioni lgbti, squadre di calcio professionistiche e dilettantistiche nell'organizzazione di iniziative sportive e culturali per creare maggiore consapevolezza sulle discriminazioni che coinvolgono lesbiche, gay, bisessuali, intersessuali e transgender a partire dai campi di calcio per poi toccare tutta la società.
Saremo promotori, durante i mesi che verranno, di iniziative, tornei, dibattiti, momenti di approfondimento su queste tematiche nelle nostre città.
Invece, durante le settimane dei giochi olimpici, chiediamo al CONI e alle federazioni sportive invernali di impegnarsi ad inserire espressamente norme per evitare la discriminazione per orientamento sessuale all'interno del proprio Statuto. Agli atleti italiani, chiediamo di dichiarare pubblicamente la loro contrarietà a qualsiasi forma di discriminazione per orientamento sessuale.
Ed infine proponiamo ai giornalisti, sempre nei giorni dei Giochi, che vengano ricordate le storie di atleti e atlete omosessuali e lesbiche che sono riusciti e riuscite a imporsi anche in campo sportivo, nonostante discriminazioni e pregiudizi.