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Domenica sono stato allo stadio Pacaembu di Sao Paulo e ho visto il Santos perdere contro il piccolo Paulista. Al quale è andata tutto bene, bisogna dirlo. Una pioggia violenta che ha reso il campo un acquitrino, la fortuna di trovare il goal alla prima occasione e la più grande nel trovare il raddoppio con un tiro incredibile. Il pubblico “santista” ha capito e ha continuato a sostenere la squadra. Sempre. Fino all'ultimo. Un bell'insegnamento. L'ennesimo.
Piove da circa una cinquantina di ore…piove sui migliaia in corteo a Treviso dopo lo sgombero dello Ztl, piove dentro la testa di Gentilini(una pioggia quanto mai acida). Piove su Padova e non accenna a smettere come l’ inverno che dura sempre uguale, ma quest’anno sembra duri di più. E’ che oggi a nessuno è concesso quel letargo che saggiamente molte bestie scelgono, tornando ad aprir gli occhi in primavera. Tempi incerti i nostri, che van sfidati in una battaglia quotidiana, per mantenere una prospettiva aperta sui propri obiettivi ed il sogno d'un futuro degno, stimolante e vivo.
Rio de Janeiro
Il primo clasìco è già di per se un'emozione. Domenica la prima grande sfida, quindi.
A Rio ce ne sono diversi di match importanti, con grande storia e tradizione, e Botafogo – Fluminense è uno di questi.
È dunque giunta la domenica d’esordio, Il mitico Appiani ospita la prima di campionato. Si affrontano Vigontina e San Precario.
Arrivo allo stadio alle due (la partita comincia alle 15.30 ) e gli avversari sono già tutti a tastare il campo. Sono tantissimi, quasi verrebbe da dirgli che si può giocare solo in undici. Noi arriviamo alla spicciolata, facce stanche, tese, ma pure sorridenti. Pochi quando arrivano al campo danno l’aria di essere calciatori, eppure lo sono e lo dimostreranno.
Le condizioni meteorologiche di questi giorni spingerebbero qualsiasi persona sana di mente a rintanarsi a casa in letargo, ma per il mondo dei precari questa è la stagione del risveglio in cui si è chiamati a produrre con i corpi e con le menti quel calore che il sole non è più in grado di offrire. E’ successo a Riva del Garda dove , nonostante lacrimogeni, freddo e manganellate , il corteo dei centri sociali valica la zona rossa e si conquista col conflitto , il diritto a contestare il premier Monti . Me è successo anche nel più umile scenario del campo sportivo di Roncaglia dove si disputa la quarta giornata di campionato : Colombo – San Precario.
Il reparto infortuni della SanPre somiglia al Milan Lab dei tempi d'oro. Sono una decina gli assenti, fra sciatiche , pubalgie , impedimenti fisici e psichici di vario genere ed i precari si ritrovano ad affrontar la sfida in undici contati. Pioggia battente e temperature impervie, regalo del nuovo autunno , accompagnano il riscaldamento e le squadre schierate in campo , rievocano la mitica sfida scapoli contro ammogliati. Ci si aspetta una partita a metà fra fango e sofferenza, ma quando l’arbitro fischia l’inizio accade l’inaspettato…. Determinazione, compattezza, organizzazione di gioco, i precari sfidano la crisi a testa alta, i cordoni sono stretti e reggono gli assalti avversari e non appena li davanti si aprono gli spazi, ci si butta dentro con la voglia nel cuore ed un furbo sorriso stampato sulle labbra.
Oggi ho per la prima volta letto su un sito di informazione calcistica che i giocatori, così avvezzi a cambiare casacca rapidamente, sono di fatto dei “contractors”, dei mercenari.
Questa sera dalle 19 e 30 alle 20 e 30, nello spazio della webTv daremo vita a un confronto per capire se, la più grande passione degli italiani, e non solo, è raccontata dai media per quello che in realtà è.
Maurizio Mosca, l’uomo del pendolino e delle bombe di mercato divenne il personaggio che tutti noi abbiamo conosciuto per via di una vicenda che ai tempi suonò come uno scandalo. Lui, giornalista da vent’anni della Gazzetta dello Sport, figlio di Giovanni Mosca, anch’egli una vita nella carta stampata, era molto quotato dai suoi colleghi.
Qualche settimana fa mi sono trovato a pochi passi da Farina, il giocatore del Gubbio di cui tanto si è parlato a inizio anno. Ricordate? E' quello che ha rifiutato di vendersi una partita della sua squadra, un match di Coppa Italia. E ha denunciato il fatto alla giustizia sportiva.
Devo ammettere che sono un po’ stufo di parlare di calcioscommesse. Perché ho cominciato a farlo più o meno professionalmente nel 2004, e oggi mi sento un po’ come un disco rotto.
Quando si dice che il calcio riesce portare un pizzico di gioia anche dove la povertà fa da padrona è una grande verità.
Non deve essere sereno in queste ore il clima negli uffici della procura di Castrovillari. Nella ridente città del Pollino calabrese, conosciuta nel mondo per il suo carnevale internazionale, da ormai tanto tempo i locali inquirenti convivono con lo spettro di un’inchiesta birichina che si riapre e richiude ad intervalli isterici, tormentando il sonno di investigatori ed “attenzionati”.