Non deve essere sereno in queste ore il clima negli uffici della procura di Castrovillari. Nella ridente città del Pollino calabrese, conosciuta nel mondo per il suo carnevale internazionale, da ormai tanto tempo i locali inquirenti convivono con lo spettro di un’inchiesta birichina che si riapre e richiude ad intervalli isterici, tormentando il sonno di investigatori ed “attenzionati”.
Il capriccioso fascicolo è quello relativo al delitto di un giovane giocatore ferrarese del Cosenza Calcio, Denis Donato Bergamini, avvenuto da queste parti circa 23 anni fa.
All’epoca le indagini della medesima procura non portarono a nulla. Il caso fu archiviato come suicidio. Il ragazzo si sarebbe lanciato sotto un camion in un momento di depressione. Queste le conclusioni scaturite dall’inchiesta, sulla base anche della versione fornita da Isabella, ex fidanzata di Denis, testimone dei fatti. Secondo i risultati dell’autopsia effettuata dal dottor Francesco Maria Avato, ci fu un unico punto d’impatto tra l’autotreno e il calciatore. Escluse quindi il trascinamento, parlando piuttosto di un “sormontamento” con il corpo già disteso al suolo. Nel cadavere si riscontrarono tracce di alcol etilico pari allo 0,6 e una sofferenza polmonare. Ma il giovane era astemio e non ha mai avuto problemi respiratori. Qualcuno ipotizzerà un possibile uso di narcotico a suo danno. Dal processo il camionista uscì assolto. Nel ’92 l’appello a Catanzaro, e la conferma dell’assoluzione per non aver commesso il fatto. Eppure compagni di squadra, amici e familiari hanno sempre dichiarato che Denis non aveva motivi concreti per togliersi la vita. E che nonostante vivesse un momento felice nella sua carriera, il ragazzo in quei giorni appariva turbato, come se qualcuno o qualcosa lo perseguitasse.
A Castrovillari sono stati costretti a riaprire il caso nell’estate del 2011 a seguito della presentazione di un corposo e dettagliato dossier prodotto dall’avvocato Eugenio Gallerani, legale incaricato dalla famiglia di Denis. I Bergamini non hanno mai cessato di chiedere giustizia e verità, sia in piazza sia nelle sedi giudiziarie competenti. Così dalle nuove indagini sono emersi particolari decisivi e testimonianze inchiodanti di cui all’epoca non si tenne o non si volle tenere conto. In merito alla dinamica della morte di Donato, le nuove risultanze delle analisi svolte dal RIS, nonché la perizia del professore Roberto Testi, incaricato dalla procura di Castrovillari, confermano i sospetti manifestati nel libro-denuncia “Il calciatore suicidato”, scritto dall’ex giocatore e scrittore Carlo Petrini, di recente scomparso: Bergamini era già morto quando il camion gli passò sopra! Quindi lo hanno ammazzato. Diverse le ipotesi sul movente. Scartata la possibilità di un coinvolgimento della malavita organizzata, in tempi recenti si sono accreditate la pista passionale o quella del gioco clandestino. Ma il delitto di una giovane promessa del calcio, può essere stato coperto senza la complicità di soggetti interni alle istituzioni? Si trattò d’insabbiamento o d’incapacità? A Cosenza se lo chiedono in tanti, dopo aver letto nell’ultimo weekend i titoli dell’ennesima fuga di notizie: Bergamini sarebbe stato torturato, addirittura evirato, prima di morire per dissanguamento.
La voce rimbalza ed atterrisce. In serata il procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio si precipita a smentire: lo schiacciamento dei testicoli sarebbe una conseguenza dell’impatto col camion. Di sicuro, al di là dello splatter mediatico, cresce la sensazione diffusa che a breve il tribunale potrebbe emettere dei provvedimenti a carico dei presunti responsabili del delitto. Non accenna a diminuire l’attenzione dei comitati spontanei e delle associazioni che da alcuni anni sostengono la battaglia per la verità sulla morte di Denis. Ieri durante una partita casalinga del Cosenza, la curva che non ha mai dimenticato il suo campione, è tornata ad esporre striscioni ed a scandire urla di rabbia: “per Bergamini, per questo lutto, pagherete caro, pagherete tutto”.