Quando si dice che il calcio riesce portare un pizzico di gioia anche dove la povertà fa da padrona è una grande verità.

Approfittando di un momento di sosta nel mio lavoro, ho accettato di andare nel Sud Sudan con un gruppo di volontari facenti parte della onlus “Cesar” di Brescia e il mio direttore Fabrizio De Poli. Partiti dalla Malpensa abbiamo fatto un buon viaggio fino a Nairobi in Kenia, successivamente siamo entrati in un mondo rimasto qualche secolo indietro: non sto esagerando, Rumbek, una città di 40 mila abitanti capitale del distretto dei Laghi del Sud Sudan, non vissuto un minimo progresso.

 

La povertà attanaglia la popolazione. Fame, sete e malattie sono elementi comuni in ogni essere umano presente, l’organizzazione sanitaria non è sufficiente per star dietro a tutti e molta gente muore senza avere la possibilità di essere curata. Non c’ è una strada asfaltata che sia una, le case sono capanne di foglie e rami, si vive giorno per giorno senza uno spiraglio, senza la possibilità di miglioramento nella propria esistenza. L’aspetto forse peggiore, che lascia sul campo tanti morti, è la guerra tra Nord e Sud per contendersi l’ unica grossa risorsa del paese “il petrolio”. In questo articolo di Secondo Protocollo è spiegata a dovere la triste situazione.

 

Ma veniamo al calcio. Arrivati a Rumbek siamo stati ricevuti all’ aeroporto da una delegazione del governo con a capo il Ministro dello Sport, dopo il benvenuto ci siamo messi subito al lavoro. In pochissimo tempo abbiamo organizzato un torneo coinvolgendo circa 150 ragazzi con età compresa tra i 13 ai 16 anni divisi in 6 squadre e alla fine selezionato una trentina di ragazzi che divisi in due squadre hanno disputato la finale. Vittoria, vittoria, vittoria … Chi ha vinto? Ha vinto il calcio, per un attimo siamo riusciti a portare un sorriso di grande felicità ad ogni bimbo sul campo, ma anche a tutte le persone presenti al campo.

 

Voglio essere polemico: nessuna partita è stata “venduta”, tutti hanno dato il massimo per vincere, ma quello che conta di più è che è stata una grande festa per tutti. È difficile spiegare ed è difficile capire se uno non guardala situazione presente con i propri occhi, le foto rendono solo a metà, ma oggi mi sento più felice per aver dato qualche cosa di mio a questa gente. Il nostro progetto è appena iniziato e avrà una continuazione grazie a Cesar e alle meravigliose persone che ne fanno parte. Dopo un incontro con il governatore si cercherà di creare un centro sportivo con gli aiuti italiani e di Cesar: non solo calcio, anche basket, pallavolo e tanti altri sport.

 

Voglio ringraziare il capo delegazione Marco, la segretaria Claudia che non ci ha fatto mancare niente, Daniela ed Enrico sviluppatori del piano costruzione scuole e abitazioni e il direttore Fabrizio De Poli che mi hanno fatto compagnia in questo viaggio pieno di difficoltà, ma che mi ha fatto sicuramente crescere sotto l’aspetto umano. Alla prossima …

Articolo tratto da http://www.eatsport.net. A questo indirizzo l'articolo originale e altre foto: Il calcio salverà l'Africa.