di Davide Drago
In queste settimane le polemiche intorno al mondo del calcio hanno raggiunto livelli imbarazzanti. Se non è il razzismo a togliere spazio al calcio giocato, lo è il sessismo. Detto, fatto e il patatrac è servito.
Da tempo assistiamo a tantissime polemiche su quello che è il ruolo della donna all’interno del mondo del calcio. Se sia tifosa, calciatrice, opinionista o procuratrice poco importa. In Italia il concetto è purtroppo semplice: la donna non può parlare di calcio perché non ne capisce.
Nell'ultimo periodo gli attacchi si son fatti sempre più pressanti. Qualcuno dirà: anche voi a parlare del “caso Wanda”? Si, o meglio, in parte. Il problema non è il caso specifico di quello che è successo ad Icardi dopo le dichiarazioni televisive della moglie-procuratrice, il punto è il contorno. Sappiamo poco di cosa sia davvero successo all’interno dello spogliatoio dell’Inter e non ci interessa assolutamente difendere Icardi o l’operato della sua procuratrice, il punto centrale è che il mondo del calcio è maschilista, quasi misogino.
Un po’ ovunque, nelle varie trasmissioni televisive, si discute non solo del caso in sé, bensì di quanto sia opportuna la presenza delle donne nelle discussioni calcistiche e tutto ciò fa davvero rabbrividire. Ma è sui social network che si gioca la partita decisiva tra chi difende non tanto Wanda Nara, quanto le donne tutte, e chi continua con il solito ritornello descritto precedentemente. Il profilo di Wanda è stato bersaglio di insulti, anche pesanti, e come se non bastasse qualche giorno fa una vettura ha seguito la macchina della moglie dell’attaccante nerazzurro per scagliargli contro un sasso.
Il problema sono le scelte sbagliate di Wanda o il fatto che vada a dire certe cose in tv? Assolutamente no, perché se le stesse dichiarazioni le avesse fatte il “Raiola” di turno, sarebbero state percepite come oculate, si sarebbe detto che Mino è uno forte, di polso che sa ciò che vuole.
Domenica sera a Tiki Taka si è cercato di far rientrare tutte le polemiche e il giornalismo mainstream ha accantonato il problema “Wanda”. Il motivo? Semplice, Collovati ha “ben pensato” di far accendere i riflettori del maschilismo su di sé.
Nella puntata di “Quelli che il calcio” andata in onda domenica pomeriggio, l’ex calciatore ha fatto dei commenti di natura sessista sostenendo che “le donne” non capiscono la tattica calcistica.
«Quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco. Se tu parli della partita, di come è andata e cose così, bene. Ma non puoi parlare di tattica perché la donna non capisce come un uomo, non c’è niente da fare».
I conduttori hanno cercato in maniera blanda di fermare Collovati, che ha però ribadito la sua idea, in un’atmosfera che qualcuno ha definito scherzosa, ma rivedendo il video l’ex calciatore non aveva proprio nessuna voglia di scherzare. Collovati ha detto che «le calciatrici qualcosa sanno, ma non al cento per cento» e poi ha aggiunto: «Mia moglie non si è mai permessa di parlare di tattica nei miei confronti».
Queste parole hanno scatenato da più parti polemiche nei confronti di Collovati. L’ad della Rai, Fabrizio Salini, ha chiamato ieri i vertici di Rai2 esprimendo forte irritazione per le affermazioni del’ex calciatore. Tra l’altro la Rai ha un contratto di servizio che impone ai propri dipendenti, operatori e collaboratori esterni, un linguaggio e delle immagini rispettosi, non discriminatori e non stereotipati nei confronti delle donne. Ieri sono arrivate le scuse di Collovati, con un messaggio su Twitter: «Mi scuso se le frasi pronunciate in chiusura di trasmissione a Quelli che il Calcio, pure in un clima goliardico, abbiano urtato la sensibilità delle donne. Me ne dispiaccio ma non era mia intenzione offendere nessuno, chi mi conosce sa quanto io rispetti l’universo femminile», Aggravato dal fatto che Collovati ha ribadito e rivendicato gli stessi concetti in una successiva intervista. La “dura” risposta della Rai non si è fatta attendere: Fulvio Collovati sospeso per ben due settimane dalla trasmissione di Quelli che il calcio, aveva usato frasi sessiste contro le donne. Questa è la risposta di chi ha inserito nel proprio contratto di servizio la non discriminazione della donna: due settimane di stop.
Tra Wanda e Collovati, per completare la “sagra del maschilismo”, si è inserito anche il campione del Napoli Lorenzo Insigne. La moglie, non potendo più sopportare l’eccessiva gelosia del marito, ha organizzato uno scherzo insieme alla trasmissione “Le Iene”. La reazione di Insigne è stata davvero di cattivo gusto, con insulti alla moglie, controllo ossessivo del suo cellulare, fino alla “sceneggiata finale”. Insigne ha veicolato un messaggio violento e maschilista, giustificandosi del fatto che non si fida degli altri uomini e non di sua moglie. Scuse che arrivano sempre dopo, scuse che subentrano dopo che polemica è montata, troppo facile così!
Per completare il quadro già disastrato ci ha pensato Giancarlo Dotto con il suo articolo sul Corriere dello Sport. Leggendo il pezzo non si capisce se sia una pantomima o cos'altro; si aspetta il momento in cui scriva “oh...guardate che scherzo”, e invece no è serio. Ha la necessità di farci sapere che lui non riuscirebbe neanche a baciare una donna che fino a poco tempo prima abbia parlato di tattiche, fuorigioco o Gattuso. A questo punto mi sorge il dubbio che questo paese non sia malato soltanto di maschilismo ma anche di pura bestialità. Di lavoro, del resto, ne abbiamo tanto da fare. Siamo il paese in cui le donne sono non professioniste e per poter praticare in maniera totalizzante l'attività sportiva le devono provare tutte, con difficoltà e senza nessun tipo di tutela.
E tra baci non dati, telefoni controllati, parole non dette, risuonano ancora le parole dell'ex campione del mondo.
“Una donna non capisce il calcio come un uomo…Le calciatrici? Sì, qualcosa sanno, ma non al 100%”. Non capiamo allora, caro Fulvio, come le donne senza conoscere il calcio siano riuscite a qualificarsi ai prossimi mondiali, e non ci capacitiamo di come mai siano sempre di più le donne a far parte in maniera assolutamente integrata del mondo del calcio. Anzi, mi piace concludere questo articolo con una battuta scritta in risposta proprio a Collovati, da una grande giornalista sportiva che combatte quotidianamente contro il maschilismo nel calcio. Anna Trieste ha risposto così all’ex nazionale: «..e infatti. Le femmine quest’anno vanno ai mondiali mentre i maschi l’estate scorsa si sono fatti una bella partita di scopone scientifico».