di Davide Drago

Sport e ambiente rappresentano un binomio fondamentale e indissolubile per il benessere dell’essere umano. L’attività fisica all’aria aperta permette al nostro corpo di ossigenarsi e rimanere in forma, combattendo sedentarietà, sovrappeso ed essendo il miglior modo di prevenire parecchie malattie.

Lo sport rappresenta, inoltre, un modo attivo per poter vivere al meglio la natura ed immergersi nella sua bellezza. Di contro anche lo sport, da sempre componente essenziale delle culture di tutto mondo, è oggigiorno responsabile di considerevoli impatti ambientali di svariata natura.

Dalle più “semplici” emissioni inquinanti introdotte nell’aria a causa degli spostamenti in auto di tutte le persone che praticano una disciplina sportiva nel tempo libero o delle centinaia mi migliaia di persone che si spostano per vedere un evento sportivo.

Questi ultimi generano, inoltre, una notevole produzione di rifiuti con una seria difficoltà nel differenziarla. Tantissimi sono anche i consumi energetici, dovuti all’utilizzo di materiali scarsamente ecocompatibili prodotti ed utilizzati nelle costruzioni delle strutture sportive e per la manutenzione degli impianti. Questi ultimi spesso diventano anche delle vere e proprie cattedrali nel deserto. Soprattutto in occasioni di eventi internazionali, sono tantissime le “grandi opere sportive” che vengono realizzate per poi essere abbandonate alla fine della manifestazione.

Tuttavia, la pratica sportiva, proprio per la sua diffusione tra le persone e per le molteplici forme che può assumere, può essere una valida occasione per promuovere comportamenti di vita sostenibili. Sono tantissime le realtà sportive popolari che ogni giorno propongono una pratica sportiva che tende all’impatto zero. Si può iniziare da piccoli gesti, come andare al campo in bicicletta o eliminare il consumo di plastica e di sprechi durante i terzi tempi o le feste di finanziamento.

Alcune realtà dello sport popolare romano hanno deciso di promuovere una piattaforma per la manifestazione del 23 marzo giorno in cui si svolgerà la grande marcia per il clima e contro le grandi opere ed inutili. Proprio nell’ottica dell’importanza dei piccoli gesti, un gruppo di ciclisti, già in passato impegnato in “carovane ambientali”, ha organizzato la “The Climate Ride, la biciclettata per il clima”.  Una trentina di ciclisti è partita domenica 17 marzo da Venezia e arriverà a Roma venerdì 22.

Di seguito pubblichiamo l’appello che hanno sottoscritto alcune realtà di sport popolare romane, tra cui gli All Reds e l’Atletico San Lorenzo:

Siamo alcune delle tante realtà che fanno sport popolare, che cercano di promuovere attraverso la pratica sportiva i valori delll'antifascismo, dell'antisessismo e dell'antirazzismo. Proponiamo dei modelli di autogestione in cui gli atleti, non solo praticano la disciplina sportiva, ma attraverso essa cercano di abbattere barriere di classe, di sesso, di razza, barriere culturali e sociali.

Spesso ci riappropriamo di spazi abbandonati trasformandoli in spazi occupati, che diventano luoghi dove fare sport, cultura e aggregazione. Rivendichiamo una città con più spazi verdi e luoghi per la cultura. 

Siamo realtà sportive che tentano ogni giorno dal basso, di rivendicare il diritto allo sport per tutte e tutti, cercando di riempire un vuoto lasciato dalle istituzioni e dallo Stato. Lo sport è sempre più un diritto negato.

Già a scuola è un diritto che non è considerato fruibile a prescindere dalla condizione sociale di provenienza, ma un privilegio ad appannaggio delle classi più abbienti. Così, come in tutti gli altri ambiti della società, anche in quello sportivo il capitale e il profitto privato tentano di gestire le nostre attività quotidiane: chi non si attiene a precise regole economiche e non produce capitale ha difficoltà ad accedere alle strutture sportive e a partecipare all'assegnazione di queste attraverso i bandi.

Lo sport è ormai speculazione, basti pensare ai grandi eventi sportivi, usati come pretesto per intervenire barbaramente sul territorio, senza un piano urbanistico sostenibile, rivelandosi spreco di soldi pubblici. Corruzione, saccheggio dei territori e speculazione edilizia la fanno da padroni sullo sport, un diritto del popolo.

Scenderemo in piazza a Roma il 23 marzo - insieme ai comitati, alle associazioni e ai movimenti - per fermare le grandi opere inutili e dannose, salvaguardare i territori dai cambiamenti climatici e dal saccheggio dell'uomo. 

Diciamo no al sistema delle grandi opere inutili, che come per la questione ambientale, dimostra che il sistema capitalista non è sostenibile.  

Non può esserci futuro se il benessere dell'uomo e le necessita collettive non vengono rimesse al centro del dibattito politico e delle rivendicazioni di tutte e tutti.