di Davide Drago

La Muay Thai ha origine nell'antico Regno del Siam, l’attuale Thailandia. Le origini della storia della Muay Thai si persero quando il popolo birmano saccheggiò e distrusse l’antica città di Ayuddhaya. Tale invasione provocò la distruzione di gran parte degli archivi storici.

Le fonti conservate non sono chiare e spesso si contraddicono tra di loro, le notizie arrivate fino a noi sono state “raccontate” dai Birmani, dai Cambogiani e dei primi Europei che visitarono la ThailandiaSulla nascita della Muay thai esistono due teorie a riguardo. La prima sostiene che questa arte si sviluppò durante il periodo migratorio quando il popolo Thai si mosse attraverso la Cina, per difendersi dai continui attacchi dei predoni e dei popoli che li vedevano passare. La seconda teoria afferma che il popolo Thai era già presente in quei territori e che quindi la Muay Thai nacque per difendere la propria terra e la popolazione dalle invasioni dei popoli confinanti. L’unica certezza è che la Muay Thai nacque dalla necessità degli antichi guerrieri thailandesi di poter combattere senza l’utilizzo di armi. La disciplina è nota come "l'arte delle otto armi" o "la scienza degli otto arti" perché consente ai due contendenti che si sfidano di utilizzare combinazioni di pugni, calci, gomitate e ginocchiate, quindi otto parti del corpo utilizzate come punti di contatto rispetto ad esempio ai due del pugilato moderno, oppure ai quattro della kick-boxing, con un'intensa preparazione atletica e mentale che fa la differenza negli scontri a contatto pieno.

A prima vista può sembrare una disciplina molto violenta “solo per duri”, in realtà come tutte le altre arti marziali aiuta ad affrontare il nostro primo nemico, noi stessi, e semmai ad avere il controllo della nostra forza. Come scritto in un nostro vecchio articolo il problema nasce però nel momento in cui viene insegnata anche a persone che mancano totalmente di una dimensione sociale di rispetto ed integrazione, e fanno dell’arte un’arma discriminatoria, come il circuito “sportivo” legato a Casa Pound.

Di contro, sono parecchi anni che all'interno delle palestre popolari si porta avanti un'idea degli sport da combattimento alternativa, accessibile a tutti, professionale per qualità e popolare per diffusione e coinvolgimento, volta all’integrazione ed alla cooperazione sociale, promuovente stili di vita che abbiano rispetto e consapevolezza dei nostri corpi. Quest’anno la Muay Thay legata al mondo delle palestre popolari ha raggiunto sicuramente uno dei suoi momenti migliori.

Abbiamo scambiato due chiacchere con il Maestro Matteo Giacometti, che ha accompagnato come delegato al DTN Canova, la squadra italiana, dal 12 al 20 marzo 2019 a Bangkok, dove si è disputata la 16esima edizione del Campionato Mondiale di Muay Thai della World Muay Thai Federation.

Un campionato ed una sigla ambita per gli stranieri e riconosciuta dalle autorità thailandesi. Hanno partecipato più di 50 nazioni e oltre 500 atleti divisi in categorie di peso e di esperienza tra cadetti, amateur e pro-amateur. Il livello tecnico ed agonistico è stato molto elevato. Molte nazionali vengono ben sostenute dai governi locali per la partecipazione a questo evento. Nel caso del team italiano, ci racconta il Maestro Matteo Giacometti, tra sponsor ed attività di autofinanziamento si è riusciti ad arrivare con una buona rappresentanza.

Il team era composto da un cadetto, un dilettante e quattro professionisti (Team Canova e Palestra Popolare Galeano) riuniti nel nome della scuola Wat Muay Thai e presenti a Bangkok per rappresentare l’Italia. I risultati sono stati ottimi. Un oro e cintura per Vanessa Fraccaro del Team Canova di Asolo, insegnante di Muay Thai UISP. Due sono stati gli argenti, uno per Nicolae Ginsari, altro insegnante riconosciuto in UISP, sempre del Team Canova di Asolo, e il secondo per Elia Serafin, Maestro UISP della Palestra Popolare Galeano, testa di serie di Wat Muay Thai. Cosimo Rigovacca, atleta di punta ed insegnante alla Popolare Galeano di Padova, ha conquistato il bronzo.

Tre sono le note particolari e da sottolineare per questo campionato mondiale. Per la prima volta una donna italiana ha conquisto la medaglia d’oro, tutti gli insegnati presenti erano UISP, ma soprattutto è da sottolineare la “prima volta” che una palestra popolare raggiunge questi livelli di competizione.

È importante che lo sport popolare ambisca e riesca ad ottenere risultati alti, apprezzabili a livello sportivo, dimostrando etica e professionalità, divenendo realtà ambita, titolata con voce in merito e non semplice folclore o spontaneismo. L’appuntamento è all’anno prossimo. Infatti, tutti gli anni questo campionato mondiale viene riproposto in questo periodo, per la coincidenza con la giornata di Nai Khanom Tom, eroe thailandese fondamentale nella lotta di liberazione dai birmani. Ed in effetti nella giornata del 17 marzo, tutti i team si sono spostati ad Ayuttaya, la vecchia capitale, per i cerimoniali in onore di Nai Khanom Tom, e le dimostrazioni di Muay Boran. La Muay Thai è parte integrante della cultura thai, nonché sport nazionale, viene insegnata sia come Muay Boran in quanto arte marziale da battaglia, sia come Muay Thai nella sua accezione sportiva.

Essere per la prima volta a Bangkok, in un’arena così importante e per un campionato mondiale è stato un grande risultato per tutto lo sport popolare. Per chi da anni mette quotidianamente passione ed impegno dentro le palestre, nei campi da gioco e nelle strade per portare avanti un’idea di sport diversa, inclusiva e contro qualsiasi discriminazione. Siamo sicuri che questa partecipazione non sia un punto di arrivo, ma soltanto una partenza per continuare a portare lo sport popolare sul tetto del mondo.

Adelante Galeano! Viva lo sport popolare!