Oggi sarebbe stato il giorno del grandissimo ritorno della rubrica, (Non) sono come tu mi vuoi. Era il momento, perché ogni giorno c’è qualche uomo dal grande livello intellettivo e culturale che esprime un’opinione sul ruolo della donna nel calcio. Però ieri è successo che un ragazzo di diciannove anni si è ritrovato a dire no al razzismo, non a chiacchiere, non in un posto dove tutti lo avrebbero applaudito, ma di fatto nessuno se ne sarebbe accorto, perché avrebbe parlato invitato da chi sta dalla sua parte.

No, lui l’ha fatto con un semplice sguardo, guardando chi gli faceva “bu bu” per ricordargli che era più simile a una scimmia che a una persona. Questo ragazzo si chiama Kean, lo sanno tutti, perché gioca nella Juventus, perché ha segnato all’esordio in nazionale. Si ispira a Mario Balotelli, giocatore che dieci anni fa avrei scommesso che sarebbe diventato il miglior cannoniere di sempre con la nazionale. E sai che ridere, un nero come miglior marcatore della nazionale. Non ce l’ha fatta, difficile che ce la faccia, era il matto pericoloso e capriccioso, che però a diciannove anni non si intimoriva di fronte a chi lo insultava. Ed ecco che Kean potrebbe essere chi grazie a quel seme gettato qualche anno addietro, potrebbe raccoglierne il frutto per zittire i razzisti che sono allo stadio. Immaginatevi quando la nazionale vincerà grazie a Kean, magari in coppia con Balotelli (che a mio personalissimo giudizio ancora ci sta, sebbene non potrà superare Gigi Riva come pensavo un tempo) e allo stadio i tifosi azzurri saranno obbligati a srotolare lo striscione: “PER FORTUNA CHE ESISTONO NERI ITALIANI

Cosa succederà? Salvini che allora sarà premier impedirà alla Rai di trasmettere le partite dell’Italia? Scenari futuristici forse lontani dalla realtà, ma una certezza è già presente. Esistono persone che siccome sono arrivate e potrebbero ricoprire di soldi tutti quelli che in coro gli urlano scimmia allo stadio, non ci stanno. Non entriamo nella loro vita personale, avranno altre mille contraddizioni, ma rimane il fatto che per uscire da un modello assistenzialista, in cui le persone diventano protagoniste e ci mettono la faccia è fondamentale che esistano modelli come Balotelli e Kean. Oltre ad esserci un qualsiasi bambino nero in Italia che guardando Kean dirà: “anch’io sono italiano, perché sono come quello là, uguale a me”, ci saranno persone che non penseranno che essere neri sia una vergogna e che se diventi ricco, allora meglio tacere e godersi determinati privilegi, perché tanto cosa vuoi che siano due urla dei soliti quattro imbecilli. In Italia, e di questo ringrazio Salvini, si è scoperto che non sono quattro gatti gli imbecilli razzisti.

C’è un bisogno estremo di persone che non abbassino la testa, per un piatto di minestra, anche se quella minestra la puoi mangiare con il caviale. Quest’anno ha vinto l’oscar un film intitolato Green Book, in cui, a inizio anni ‘60, un pianista milionario e nero, invece di godersi i suoi soldi a New York, va in turné negli stati del sud per mostrare quanto sia assurdo che coloro che si credono superiori per il colore della pelle lo acclamino a un concerto e poi gli impediscano di utilizzare gli stessi bagni utilizzati dai bianchi. Li va a sfidare, a sbattergli in faccia la loro contraddizione, e ci vuole coraggio per farlo. Perché coloro che lanciano banane a Kean e compagni, se costoro giocassero nelle loro squadre, allora sorvolerebbero sul colore della pelle finché il giocatore gli permette di vincere. Se poi dovessero avere un periodo no, ecco i soliti pregiudizi emergere di nuovo, visto che sono presenti, ma solo celati dall’interesse per la propria squadra di calcio. Ma la contraddizione per tirarla fuori bisogna affrontarla come ha fatto ieri sera Kean, e non sperare che se ti comporti bene, nessuno si accorga della tua diversità. Se ne accorgono, uno è nero e uno è bianco, è facile vedere la differenza, perciò che qualcuno la evidenzi senza fare il cagnolino ammaestrato può essere solo un bene.

Da ieri Kean è il nuovo Balotelli, forse è in una società più giusta, per non farsi bruciare, forse a un modello da seguire e da cui imparare a non fare gli stessi errori. Ma ci sarà un mondo del calcio che comincerà a vederlo di traverso, ci sarà un mondo del calcio che continuerà a negare un problema di fondo e a circoscriverlo a pochi sfigati. Il problema è più ampio e, federazioni, allenatori e tesserati dovrebbero farlo emergere, non metterlo a tacere, magari multando Kean per un’esultanza irrispettosa. E se non lo faranno le federazioni, gli allenatori e i giocatori bianchi, allora dovranno farlo i neri, e lo potranno fare solo se qualcuno comincia. Niente paura, c’è chi tifa per voi, e sarà contento quando la nazionale vincerà una partita o un trofeo grazie a un vostro gol potendo dire: Meno male che esistono neri italiani. Ah, per la cronaca sulla gazzetta anche oggi è finita 48 a 2 per le foto di atleti maschi vs atlete femmine.