di Davide Drago
Lo stadio negli ultimi dieci anni è diventato sempre di più un luogo dove sperimentare controllo sociale e nuove forme di repressione, un laboratorio per testare e affinare leggi sempre più rigide. Opposta al duro controllo sui tifosi, si è però sempre più diffusa una totale libertà di utilizzo della violenza da parte delle forze dell'ordine. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello dell'aggressione immotivata da parte delle forze dell'ordine a un pullman di tifosi dell'Atalanta di ritorno da una partita di coppa Italia.
Dopo dieci anni di Daspo, arresti preventivi, controllo di striscioni e materiale introdotto negli stadi, anche nelle strade e nelle piazze abbiamo vissuto sulla nostra pelle queste nuove forme di controllo. L'anno passato è stato quello che ha visto l'introduzione del Daspo urbano, dei controlli e dei fermi preventivi prima di qualsiasi tipo di manifestazione. Una regia ben strutturata ha lavorato in modo tale da rendere vuoti gli stadi e adesso stanno provando a svuotare anche le strade e gli spazi di espressione del dissenso.
In occasione di un talk sugli abusi in divisa, organizzato durante lo Sherwood Festival, dalla redazione di Radio Sherwood, abbiamo intervistato due ex membri attivi di gruppi ultras del Venezia-Mestre e attivisti, Alessandro Simion e Nicola Ussardi. Un punto di vista da chi per anni ha vissuto in maniera attiva le curva è sempre utile per capire la storia e i cambiamenti che il movimento ultras ha subito nel corso degli ultimi anni.
La prima domanda che abbiamo rivolto loro è stata: Cosa è il Daspo, come è stato vissuto dagli ultras e come si è evoluto nel corso di questi anni?
Quanto può essere contrastato da un punto di vista processuale il Daspo e chi colpisce in particolar modo?
Cosa è cambiato negli stadi in questi ultimi 5 anni? Ormai quando si parla di ultras si sente parlare soltanto di interessi economici,
collegamenti con ambienti mafiosi e accordi con le questure. Qual è il vostro parere?
Oggi con l’articolo 13, del decreto sicurezza bis, vengono introdotte le nuove misure per il contrasto di fenomeni di violenza connessi alle manifestazioni sportive. Il questore potrà dunque disporre il divieto di accesso agli impianti sportivi per svariati motivi. In primis, coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza. La medesima disposizione si applica anche nei confronti di chi, sulla base di elementi di fatto, risultino avere tenuto, anche all'estero, sia singolarmente che in gruppo, una condotta evidentemente finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione, tali da porre in pericolo la sicurezza pubblica o da creare turbative per l'ordine pubblico nelle circostanze di manifestazioni sportive.
Quel che spaventa è l’introduzione di una fattispecie di una sanzione fondata su responsabilità oggettiva e cultura del sospetto: gli elementi di fatto, sono ben diversi da condanne! Terza ipotesi di impossibilità di accesso risiede per chi sia stato condannato, anche con sentenza non definitiva, nei precedenti cinque anni, per i reati di detenzione e porto d’armi illegale, per l’uso di casco protettivo, per chi si sia recato in stadio con emblemi o simboli razzisti-nazisti-contro etnie, per l’utilizzo di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce, o per alcuno dei delitti contro l'ordine pubblico o dei delitti di comune pericolo mediante violenza, rissa, rapina e delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope, oltre che per i reati specificati dal Codice Antimafia, anche se non connessi a momenti sportivi.
Questa è una novità sostanziale, sulla scorta di quanto avvenuto per la tessera del tifoso, infatti, chiunque abbia ricevuto denunce e condanne come sopra, anche se non definitive e nei passati 5 anni si vedrà “affibbiare” un Daspo, una sorta di pena accessoria oltre a quanto già si stia scontando. Sempre in materia di Daspo, quest’ultimo è stato peggiorato in termini di massimo edittale, dagli otto di prima ai dieci anni di oggi, aggravandolo ancor più se in presenza di recidiva.
Come se non bastasse, sono stati inseriti strumenti dalla dubbia costituzionalità, come quello della cd. “flagranza differita”. Se risulta da strumenti informatici o circuiti (videocamere, video smartphone), si eseguirà l’arresto come se la condotta stesse avvenendo in flagranza.
Infine, è stato introdotto una sorta di "pentitismo" in versione sportiva, con sconti sui periodi di inibizione per quanti oltre ad esprimere viva redenzione per quanto commesso, si attivino aiutando le indagini, il cd. “ravvedimento operoso”, già conosciuto nell’ambito penale come revirement da parte dei mafiosi.