Roma. Quirinale. 5 Settembre 2019. I membri scelti del nuovo governo Conte sono pronti a giurare sulla costituzione davanti allo sguardo felpato del Presidnete Mattarella. Al centro della compagine siede un uomo sconosciuto ai più, ma destinato a ricoprire un importante incarico di governo. Lui è Vincenzo Spadafora ed è il nuovo ministro per lo sport e le politiche giovanili.
PIROETTE CURRICOLARI
Nato ad Afragola nel 1974 e diplomato al liceo classico, nel 1998 Spadafora esordisce in politica come segretario particolare del presidente della Campania Andrea Losco. Un bel nome per cominciare, e pure un bel partito: L’UDEUR di Mastella. Tre anni dopo avvia una collaborazione con la segreteria dei Verdi di Pecoraro Scanio poi, nel 2006, il salto di qualità. Viene nominato capo della segreteria di Francesco Rutelli ai Beni Culturali e in breve l’orizzonte professionale si spalanca. Nel 2008 diviene presidente di Unicef Italia, nel 2010 il Pd lo indica come presidente delle Terme di Agnano, società a totale controllo comunale ed oggi liquidata e nel 2011 viene nominato garante per l’infanzia e l’adolescenza, ruolo appena istituito dal fu Gianfranco Fini e da Schifani. E’ il quarto governo Berlusconi, quello del processo Ruby, della tessera del tifoso di Maroni, ma anche del terremoto in Abruzzo, del G8 all’Aquila, delle risate di Piscicelli e Gagliardi a sfregiare la memoria dei morti. Così, sintetici, tanto per capirsi.
Conclusa l’esperienza istituzionale e la pubblicazione della sua autobiografia per Mondadori: “La terza Italia. Manifesto di un paese che non si tira indietro”, si avvicina al Movimento 5 Stelle ed in particolare al conterraneo Giggino Di Maio. Diverrà per lui responsabile delle relazioni istituzionali fino a che, nel 2018, sarà eletto deputato, candidandosi al collegio uninominale di Casoria e raccogliendo 59,4% delle preferenze. Il rapporto con il leader pentastellato si consolida così come il suo peso specifico nella classe dirigente del movimento, tanto da divenire sottosegretario alla presidenza del consiglio nel primo governo Conte e dall’essere indicato come regista della trattativa Pd-5stelle che porta alla formazione del secondo governo Conte.
Carriera folgorante, attitudine ambiziosa e l’eleganza composta dell’arrivismo “italian style”. Un ruolo che Spadafora sembra saper recitare alla perfezione saltando da un carro all’altro ed infilandosi come un anguilla nelle sacche di opportunità di questa e quell’area di potere. Non è proprio l’identikit che uno si aspetta dal movimento 5 stelle, e se è vero che a pensar male si fa peccato, è vero al contempo che ci sono degli indizi.
Prima ancora della rivendicata mancanza di una laurea «Sono privo di laurea da esibire e non ho un lavoro stabile». Prima ancora dell’esasperato trasformismo politico, a destar qualche sospetto è una vicenda che nel curriculum di Spadafora non compare per niente.
IL CASO BALDUCCI E LA CRICCA DEGLI APPALTI
E’ il 2016 quando il tribunale di Roma emette sentenza sulla cricca degli appalti, un giro di mazzette milionarie per aggiudicarsi illecitamente le gare d’appalto riguardanti la realizzazione di grandi opere pubbliche fra cui il G8 dell’Aquila, i mondiali di nuoto di Roma, i 150 anni dell’unità d’Italia.
Fra i condannati compaiono i nomi dell’imprenditore Diego Anemone, del generale in pensione della Finanza Francesco Pittorru, dell'ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis e poi del cuore pulsante della banda, Angelo Balducci: ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. La procura lo condanna a 6 anni e 6 mesi per associazione a delinquere e siccome lo ritiene “soggetto socialmente pericoloso, abitualmente dedito a traffici delittuosi o che viva abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose”, decide di confiscargli beni per 9 milioni.
E’ proprio per gli stretti legami con Balducci che Vincenzone Spadafora e le sue conversazioni finiscono nei carteggi del processo sulla cricca. Festeggia con l’imprenditore quando nel 2010 Berlusconi annuncia l’intenzione di nominare Bertolaso al ministero: “Evviva, abbiamo un nuovo ministro”.
Gli dimostra fraterno appoggio quando Balducci deve incontrare Masi, segretario generale di Palazzo Chigi:
“Digli che se non ti tratta bene, organizzo un presidio di balduccini sotto Palazzo Chigi in forma di protesta. Spiegagli che siamo tanti, ma proprio tanti!!”.
E infine si propone con mesta umiltà per ricoprire ruoli di responsabilità e competenza:
“Giov devo vedere Rut che torna dagli Stati Uniti. Devo sapere se devo chiedergli un aiuto su altri fronti o se si chiude la cosa con te. Mentre tu giochi con me, IO NON POSSO PIU PERMETTERMI DI NON LAVORARE. V”.
La stretta relazione Spadafora-Balducci si incrocia con committenze ed incarichi del tutto casuali, come le commesse che Spadafora realizza per i 150 anni dell’Unità d’Italia o l’assunzione del figlio di Balducci, Lorenzo, all’Unicef. Pochi giorni prima della firma del contratto, Spadafora chiudeva l’ennesima telefonata con il re degli appalti con il saluto del soldato:
"Agli ordini, tutto quello che lei vuole".
La procura non ha rilevato responsabilità penali per il neo-ministro, ma gli elementi per una riflessione extragiudiziaria ci sono tutti e conducono a una domanda tutto sommato semplice:
CHE MINCHIA CI AZZECCA SPADAFORA CON LO SPORT?
A scorrere le esperienze professionali di Vincenzo Spadafora, c’è una parola che non compare mai: lo Sport. Forse, nel bipensiero di stampo contemporaneo, è proprio la mancanza a fare punti, ma il dubbio che il nuovo incarico derivi dalla danza degli equilibri politici molto più che dalle competenze di ambito è forte. Occorrerà valutare l’operato del neo-ministro in relazione alle abbondanti problematiche che affliggono il sistema sportivo nazionale. La legge 91/81 ed il forzato dilettantismo sportivo femminile; le discriminazioni su base etnica prodotte dall’incrocio fra le norme del NOIF e il decreto sicurezza; l’annosa questione dei costi e degli spazi dello sport, legata a doppio filo con l’abbandono sportivo o con i tassi di sedentarietà fra i più alti d’Europa, sono solo alcuni significativi esempi. Non ci resta che attendere ed augurare buon lavoro al neo-ministro Vincenzo Spadafora, con fiducia viva e sincera, perché appunto, a pensare male, si fa peccato...