Dall’Italia al Cile una sola voce: “El pueblo unido jamás será vencido!”
Il governo di Piñera ha appena superato il record mondiale per casi di percosse, torture, morti, molestie sessuali e presenza di centri di detenzione clandestini. La violazione dei diritti umani ormai copre un ampio spettro in Cile (oltre 3000 denunce) e il mondo dello sport non può permettersi di rimanere neutrale di fronte a tale crisi. Quella che sembrava fosse partita come una protesta episodica, sta dimostrando di essere invece una lotta sempre più organizzata.
Il ritorno del calcio professionistico cileno, previsto dall'ANFP (La Asociación Nacional de Fútbol Profesional) per il fine settimana del 15 novembre, potrebbe subire una grave battuta d'arresto. Allo stesso tempo, si sono moltiplicati gli eventi culturali e le assemblee pubbliche, indette sia da gruppi che da associazioni sportive e culturali locali, per discutere collettivamente ma soprattutto per aggregare sempre più persone alla protesta. Un risultato che aprirebbe nuovi scenari sulla questione cilena, dopo le minacce derivanti da alcune Barras che ritengono che non vi siano le condizioni per lo svolgimento del campionato nazionale, tenendo conto delle priorità del popolo e il momento che sta attraversando. Molte realtà del calcio cileno negli ultimi tempi si sono mostrate come le più organizzate e presenti sui territori e sono state in grado di mobilitare grandissimi numeri di persone. Hanno contribuito alla realizzazione di varie marce in tutto il Cile, rivendicando l’importanza di prendere una posizione, mostrandone il peso politico.
"Come “Barra brava- Los Panzers” non permetteremo a nessun giocatore di toccare il campo", ha dichiarato la Barra di Santiago Wanderers de Valparaíso attraverso una dichiarazione, ribadendo che “la classe operaia non gioca. Non ci fermeremo, l'inizio del campionato non è altro che un disperato tentativo di estinguere la fiamma di ciascuno dei combattenti, un disperato tentativo di far dimenticare alla gente l'obiettivo e la direzione del nostro cammino”.
Il Governo esprime tutto il proprio appoggio verso l’operato delle forze dell’ordine, senza menzionare tutte le denunce presentate all’Istituto Nazione dei Diritti Umani per violenze sessuali, tortura e abusi di potere in generale. Non è possibile restare immobili davanti alla violenza da parte della polizia e dei militari, che di fatto diventa un altro segno distintivo della repressione cilena (molte volte si verifica nel contesto di detenzioni irregolari). "Vogliono solo catturare l’attenzione delle persone, soffocare la rabbia di questa battaglia ma, come Barra, non faremo un passo indietro, rivendichiamo la rivolta popolare. Combatteremo con tutte le nostre forze", concludono.
Nella stessa direzione la Barra Vereda Contraria: “Siamo fortemente contrari a qualsiasi tentativo di giocare una partita di calcio professionale nello Estadio Sausalito fino a quando le richieste del popolo non verranno risolte. Di conseguenza, siamo disposti a boicottare qualsiasi partita di calcio ”, ha dichiarato il gruppo Los del Cerro, Everton de Viña del Mar.
Ma non è finita qua, “Respingiamo fermamente l'intenzione dell'ANFP e del governo di giocare nuovamente il Campionato Nazionale, considerando le circostanze in cui il paese oggi si ritrova” dichiara il gruppo dei Los ruleteros.
Il White Claw, Colo Colo, tramite un comunicato esortano le varie realtà sportive a prendere posizione e di non andare allo stadio. Inoltre, in un altro messaggio, hanno affermato che le organizzazioni "intendono utilizzare i club come strumento politico a favore dei loro interessi. Vogliono stancarci, annoiarci, alienarci per farci dimenticare la lotta. Non ci inganneranno! Il calcio è passato in secondo piano, stiamo lottando per cose più grandi”.
Quelli di Abajo, dell'Università del Cile, hanno pubblicato sulle proprie pagine social ufficiali che "il campionato non può cominciare fino a quando non sarà stato raggiunto un impegno politico che soddisfi l’esigenze della gente".
Anche la Barra dell'Università cattolica, Los Cruzados, si è pronunciata contro l’inizio della stagione calcistica: "Siamo totalmente e assolutamente contrari sul fatto che il popolo cileno non sia stato ascoltato e, peggio ancora, che le misure di repressione aumentano”. Il panico generato dalla mala informazione è sconcertante ed è un ulteriore tentativo di scoraggiare le persone ad
uscire a manifestare: “Non permetteremo al governo di continuare a minimizzare il problema come ha fatto finora, né di utilizzare lo sport come uno strumento di distrazione, soprattutto in questi momenti di crisi sociale".
La portata politica e conflittuale di queste frizioni e la possibilità di una “ricomposizione” del quadro delle lotte emergono più chiaramente se si tiene conto delle dinamiche speculative che scandiscono, come rumore di fondo, tali situazioni. Ad oggi i dati diffusi dalle testate giornalistiche del nostro paese sembrano non interessate alla questione, divenendo di fatto complici.
Continueremo a seguire la situazione cilena, sperando che la coesione tra le varie barras non si esaurisca. Siamo consapevoli della presenza di organizzcriminali che gestiscono i troppi interessi economici legati allo spettacolo del calcio. Ma vedere le tifoserie di Santiago Wanderers, Coquimbo, CC, U, Everton unite per le strade del Cile ci concede il “privilegio” di immaginare un mondo differente.
Nessun passo indietro, sempre dalla parte di chi ha sfidato l’ordine del mondo.