Jorge Mora, ultrà del Colo Colo e attivista sociale, è stato investito da una camionetta fuori dallo stadio Santiago a fine gennaio. Un racconto di come il movimento ultras sia strettamente legato alle rivolte cilene di questi mesi.
Il 2020 sarà un passaggio di portata storica per il Cile. Dopo le proteste, che da ottobre infiammano il Paese, si definiranno le sorti di un processo di “ristrutturazione” democratica senza precedenti.
In un paese in cui il tifo organizzato intona negli stadi cori contro il presidente Piñera chiamandolo «assassino come Pinochet», gli ultras hanno da subito avuto un ruolo fondamentale nelle proteste.
Anche le mura delle città hanno raccontato in forma artistica le proteste che in questi mesi ci sono state in Cile.
Mercoledì scorso le mura esterne del GAM (il centro culturale nei pressi di Plaza Italia) sono state ripitturate e così son state cancellate tutte le diverse correnti artistiche e culturali che si sono ispirate alla rivolta popolare di questi mesi.
Tempo poche ore la facciata del posto è tornata a vivere e a raccontare la storia che si è ricominciata a riscrivere da ottobre, non è mancato il contributo dei sostenitori del Colo Colo, attivi soprattutto nelle ultime settimane all'interno del movimento di protesta.
La notte del 28 gennaio, una camionetta di Carabineros, ha intenzionalmente colpito e investito il trentasettene Jorge Mora, un ultrà della squadra di calcio cilena Colo Colo, fuori dallo stadio di calcio monumentale dell'Estadio nella capitale Santiago. La sua morte ha causato un'ondata di indignazione contro il governo nazionale e la polizia tra gli ultras di Colo Colo e i manifestanti che si sono mobilitati in tutto il paese contro le politiche economiche neoliberiste del presidente Sebastián Piñera dal 18 ottobre 2019.
Da quel giorno, in tutto il paese sono state organizzate manifestazioni contro l'impunità di cui godono le forze di polizia implicate nelle uccisioni civili. I Carabineros, come al solito, hanno represso le proteste con gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti.
La storia di Mora, meglio conosciuta come "Neco", ha qualcosa di più profondo: era un'attivista sociale. Era un membro attivo del movimento giovanile Garra Blanca (Forza Bianca), un'organizzazione di tifosi di calcio che ha avuto un ruolo chiave nella rivolta popolare contro la dittatura del generale Augusto Pinochet. È morto all'ospedale della Florida dopo diverse ore di terapia intensiva.
L'organizzazione Garra Blanca ha rilasciato una dichiarazione sui social media denunciando la morte di Neco e le azioni dei Carabineros, “Il messaggio è chiaro, quello che è successo ieri è l'esempio più chiaro che gli apparati repressivi dello stato stanno funzionando e vengono utilizzati per un governo genocida che si rifiuta di ascoltare la gente”.
Dopo l'incidente, in una conferenza stampa, il maggiore dei Carabineros, Claudio Donoso, ha dichiarato che al momento dell'incidente il camion non aveva una visibilità ottimale, poiché il suo parabrezza era stato rotto dai manifestanti con pietre. Tuttavia, i video che circolano sui social media del camion che colpisce Mora, in contrasto con le bugie di Donoso e dei media principali, hanno mostrato che il suo parabrezza era intatto e il camion è stato lapidato dalla gente solo dopo il brutale incidente.
Questa non è la prima volta che i Carabineros investono cittadini innocenti. Nel dicembre 2019, un giovane manifestante è stato investito e schiacciato da due carri armati della polizia. Sebbene non sia stato miracolosamente ucciso, ha sofferto di quattro fratture, poli-traumi e diverse altre ferite gravi.
Solo per citare gli eventi vicino alla morte di Jorge Mora, il 29 gennaio un altro ultrà del Colo Colo, Ariel Jesús Moreno, 24 anni, è stato colpito alla testa dalla polizia durante una manifestazione nella città di Padre Hurtado, nella regione metropolitana di Santiago. Anche quest'ultimo, qualche giorno dopo, è deceduto.
Da fine gennaio, a Santiago, centinaia di manifestanti hanno continuato le mobilitazioni in Plaza de la Dignidad, per rendere omaggio alle vittime della repressione della polizia.
Nonostante il paese sia sull'orlo della guerra civile, il campionato cileno è ripreso, non senza una scia di polemiche e recriminazione. I tifosi del Colo Colo stanno esponendo striscioni come «los pacos matan» (che tradotto letteralmente sarebbe gli sbirri uccidono) ricordando così i loro compagni che hanno perso l vita per mano del governo e ribadire ancora la loro vicinanze a chi è ancora nelle strade e nelle piazze a contrastare il governo Pinera e il neoliberismo.
Nelle pareti del GAM è ritornato anche un murales degli ultras del Colo Colo, a ricordare i compagni caduti e che la rivolta non si ferma!