Se deve essere un’operazione simpatia, è di sicuro fallita. Se invece deve essere un modo per fare leva sulla comunità indiana, diciamo che la missione è andata anche peggio.

Già, perché in questi giorni in cui in India si svolge il Gran Premio di F1, la Ferrari ha deciso di correre esibendo lo stemma della Marina Militare Italiana. Quotidiani (?!?) come Il Giornale hanno raccolto firme affinché la scuderia di Maranello si mobilitasse in questo senso. Montezemolo, nella settimana in cui si dimette da Presidente di NTV, la società alternativa a Trenitalia per quanto riguarda l’alta velocità, prende in mano questa iniziativa. Diciamo, per restare in ambito marinaro, che non ha ben chiaro che rotta seguire, verrebbe da dire.

La faccenda, se mi consentite l’ironia, fa acqua da tutte le parti. E la vicenda è più chiara di quanto sembri. Sono morte due persone, due pescatori indiani. Che nella mia logica dovrebbero avere stessi diritti e stessa dignità dei nostri che ogni giorno affrontano il mare con i suoi rischi e i suoi pericoli. Lavoratori, quindi. Gente che passa più tempo in mare che in terra. Scambiati per terroristi o pirati, sono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco esplosi dai marinai italiani. Se questo fosse accaduto a parti invertite, cosa staremmo dicendo? E’ vero, è successo in acque internazionali, ma i due marò sono stati così scaltri da consegnarsi alle autorità indiane. Dal momento che hanno accettato di entrare in acque indiane, hanno determinato il loro arresto. Si lo so, è una semplificazione condita da fin troppa ironia, ma la mia idea di eroe è talmente lontana dai due marò che non saprei trovare altre parole.

Ora si sta lavorando per fare in modo che per questo reato (omicidio?) vengano processati in Italia. Il Senato ha approvato in via definitiva una legge che, in accordo con l'India, permette ai cittadini di entrambi gli Stati di scontare in patria la pena in caso di condanna nell'altro Paese. Guarda caso.

Ma non è su questo che voglio puntare l’attenzione, e credo che come la penso non sia importante e si sia anche intuito. Ma siccome è di sport che vorremmo parlare, chi ci dice cosa c’entra con i marò la Ferrari?

Che cosa porta di buono a una delle poche aziende italiane ad avere un brand che si racconta da solo, fare una campagna del genere? A chi giova? All’immagine dell’Italia? Alla Ferrari stessa? Ai marò? Intanto i pescatori indiani, che è vero, mai e poi mai si potranno permettere di acquistare una Ferrari, non l’hanno presa bene. Bisognerà vedere cosa succederà al momento di scendere in pista, come reagirà il pubblico e l’opinione pubblica indiana. Come sempre l’Italia dimostra di essere molto provinciale. Negli annunci che il Governo ha fatto sulla questione, su come la stampa ha gestito la faccenda e sulle campagne che sono nate in seguito al fatto sanguinoso.

Mi chiedo ogni giorno cosa succederebbe a parti invertite. E per chi conosce luoghi come Mazara del Vallo, Pozzallo o altri posti della Sicilia, sa bene che lo sconfinamento è all’ordine del giorno. Certo, questo non è l’Oceano Indiano, e le problematiche sono diverse. Non c’è lo spauracchio dei pirati somali, ma con la Libia problemi ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno. E quindi, come la mettiamo?