Di Franco Carrassi PostNarrativa
Paolo Sollier afferma in un intervista che il ’68 politico, quello militante e del cambiamento sociale, rimase ai margini del calcio, le motivazioni furono la sottovalutazione del mondo calcistico come sistema di diffusione delle buone pratiche dello sport e il bisogno di difendere il privilegio che tale sport porta agli addetti ai lavoro.
Sollier lo definisce un muro di gomma, ieri come oggi, per lui si ridusse tutto ad una questione di forma, il ’68 nel calcio rimase una questione di forma afferma Sollier con probabile tono provocatorio.
Per chi pensa che il calcio non debba essere disimpegnato politicamente Paolo Sollier è un simbolo, chi pensa che il calcio debba essere disimpegnato è pervaso dall’illusione ignorante che esistano zone franche in cui meccanismi sociali entropici non esistono. Una neutralità solidale e non disinteressata è ciò che può esistere.
Il calcio divenne vittima del poter di massa del calcio. Si rifugge l’influenza positiva per procacciare il negativo magnetico.
Paolo Sollier nel 1969 è un operaio calciatore, lavorava nella fiat e giocava in serie D nella Cossatese.
Entrava in campo con il pugno chiuso, celebre il pugno chiuso ai tifosi del Genoa.
Sollier racconta di aver provato con altri calciatori impegnati, nel ’74-’75, a fare qualcosa…ad incontrarsi per far nascere qualcosa di unitario e critico, ma il progetto fallì.
Non ci resta che immaginare cosa sarebbe accaduto se un gruppo di militanti si fosse creato per promuovere un calcio ben lontano dal concetto di corruzione, da presunte calciopoli e dalle forme di razzismo che come una peste si mostrano rovinando il concetto stesso, la retorica stessa, del calcio.
Non ci resta che immaginare dei calciatori militanti in un contesto che avrebbe dato la possibilità di confliggere con le contraddizione del calcio, del politico e dell’etico collettivo, ora come ieri.
Leggeva il quotidiano dei lavoratori ed era militante di avanguardia operaia, terminata la sua carriera è passato ad allenare, settore dilettantistico, e collabora con diverse riviste da Tuttosport a Micromega.
Ci resta da pensare cosa sarebbe accaduto se una voce critica, in riferimento ai fatti sopra citati, si fosse insediata nei meccanismi biologici del mondo calcistico professionista, ciò che avrebbe avuto certe conseguenze, positive, sull’intera dimensione del pallone.