Facile presentare il libro come un romanzo sugli ultras del Cosenza. Facile non equivale a sbagliato, perciò sì, potremmo definire B.D.D – romanzo degli anni zeroun libro che ha per protagonisti e narratori degli ultrà.
Non si tratta di poco, ma come suole dirsi, non c’è solo questo.
Gli eroi dunque sono ultrà ed ex-ultrà del Cosenza, la Brigata Drogati e Delinquenti che dà il titolo al romanzo. Ora, per chi non ne è al corrente, occore dire che la curva cosentina e il suo rapporto con la città rappresentano un’esperienza importantissima nella storia della politica di strada, dell’aggregazione dal basso in questo paese. Sono un pezzo della storia delle classi popolari che merita di essere raccontato, e Dionesalvi, coinvolto da sempre nelle questioni di curva, di strada, di aggregazione, attento alle dinamiche di inclusione- esclusione, lo fa in modo svelto, autoironico, convincente.
Fuori i fascisti dalle curve, fuori le curve dagli stadi . Durante la presentazione del libro a Casalbertone, nel momento della discussione, ci si rendeva via via consapevoli che quello slogan, programmatico, è in qualche misura già in atto nella realtà dei movimenti. Quello che i gruppi ultrà dicevano già a fine anni ’90, e cioè che la sperimentazione di tecnologie repressive, da manganelli e gas di “nuova concezione” alla gestione puramente militare della curva-strada avrebbe finito per colpire settori sempre più allargati della società è evidente da anni. Gli ultrà sono il settore della società su cui sono stati sperimentati metodi polizieschi che per strada si sono affacciati all’inizio degli anni zero. I fascisti fuori dalle curve non ci sono andati, in compenso i metodi di repressione diretti alle curve ora sono in città e ti aspettano ogni volta che decidi di metterci faccia e corpo, per strada. Questo è l’aspetto cupamente negativo con il quale lo slogan si è fatto reale. Ma a essere patrimonio della città, della città antagonista a quella istituzionale, repressiva e poliziesca, ci sono anche i modi di aggregazione e il sapere tecnico delle curve. Dopo la faccenda della tessera del tifoso, c’è stato un esodo, un movimento verso l’esterno. La cosa ha una sua evidenza materiale, diretta, come sa chiunque abbia riflettuto bene sul 15 ottobre 2011, e come sostengono molti che erano presenti quel giorno. Questo per chi è interessato al piano, difficile e vitale, della politica di strada.
Ma del libro – diretto, antielegiaco, alla ricerca del reale – si devono dare letture meno estrinseche, forse meno strumentali. I racconti di curva del protagonista tratteggiano una sorta di romanzo di formazione. Il rapporto di amore profondo per la città alternativa di cui parlavamo è quello di chi è immerso in una realtà fatta di storie difficili, di modi più o meno efficaci di sopravvivere e di resistere possibilmente a testa alta. Come quando da preadolescenti si esplorava il territorio casalingo a delineare una precisa mappa interiore, metabolica, colta anche con i sensi e con l’istinto. Passaggi segreti tra cortili, buchi nelle reti, varchi nelle siepi, possibili nascondigli, vie di fuga nella periferia rotta dalla natura, dall’erba, dai binari. Tutte cose che possono servire, come la consapevolezza che muove le pagine di B.D.D ., come il rapporto strettissimo dei protagonisti con la materia inerte e quella vivente della città.
È che dietro a B.D.D. – romanzo degli anni zero c’è un’idea forte di letteratura popolare. Un pò come il punk delle origini, che univa rottura e ricerca di autenticità, e per questo si esprimeva nei tre minuti canonici del rock n’ roll, la forma più classica possibile, come se si tratasse davvero di andare in classifica: il libro si legge in fretta, lasciando spesso dietro di sè la voglia di rileggere passaggi, di approfondire. Gli snodi narrativi sono ben oliati, come quelli di una band abituata a suonare molto dal vivo, e in qualsiasi situazione. Vien voglia di mettere indietro la puntina, di risentire un pezzo particolarmente buono.
Claudio Dionesalvi sceglie infatti di veicolare storia orale e locale, protesta sociale, resoconto storico utilizzando i canoni della letteratura di genere. Il romanzo ha la struttura di un noir, in cui gli eroi-antieroi cercano di risolvere un delitto che ha una vittima collettiva. Qui la forma-noir equivale agli stilemi “facili” del rock ‘n roll nel punk ’77. È l’argomento del contendere a essere potenzialmente dirompente.
Colpisce la sicurezza con la quale viene delineato il piano propriamente politico del romanzo. Un complotto con tanto di setta massonica, ma i membri mica ci credono alle stronzate stile Giacobbo. Sanno che il loro è semplicemente un modo efficace di occupare il luogo del potere. Alla fine si scopre che la setta, la sua rete di clientele, altro non è che la borghesia di un’intera città. La New Age come instrumentum regni: suona molto contemporaneo alle mie orecchie.
Il complotto, dice Dionesalvi, ce l’abbiamo davanti agli occhi. È una dinamica che si svolge ininterrottamente, dalla quale derivano a cascata tutti i problemi, tutta la sofferenza sociale che attraversa non da ora il paese. Il nome ultimo di questa dinamica è sfruttamento , che ha sempre anche un connotato di manipolazione .B.D.D . è un romanzo sulla lotta di classe.
In questa chiave, il piano della strada risuona con le vicende di una collettività via via sempre più vasta, fino a dire cose di interesse generale, che possono essere comprese e apprezzate a prescindere dalla conoscenza diretta del contesto e dell’eventuale passione per gli undici in braghe corte che corrono dietro a un pallone. C’è una pletora di personaggi, che sono sempre solidamente in carne e ossa e nella loro pelle, lontanissimi dai tipi e dalle macchiette dello strapaese. Orgoglio e passione, aneddotica e riscatto.
La divisione di classe, anzi di classi, non è un argomento né un elemento alla moda nella produzione letteraria del “nostro” paese. Ci sono passaggi, atmosfere e scene intere, in B.D.D, che evocano un film del 1978, Rockers (Ted Bafaloukos), una sorta di Ladri di Biciclette-che-diventa-Robin Hood, opera della cinematografia di un paese in via di sviluppo come la Giamaica, influenzata in modo evidente dal cinema italiano. Il tentativo di creare un afflato epico da spaghetti western convive con l’attenzione alla realtà quotidiana, al ritmo della parlata di strada, alle andature e alle irriducibili idiosincrasie dei corpi. È in questo senso che aspetti della poetica di B.D.D . si mostrano analoghi. Il tentativo di mettere in risonanza le ragioni dei corpi e delle menti e le istanze propriamente pubbliche, la lotta per la giustizia contro la mistificazione delle gerarchie create, garantite e perpetuate dal denaro, e di farlo presentando una storia avvincente e ampia è esattamente lo stesso. InRockers , è la borghesia nera e bianca a essere implicata direttamente in un gioco criminale che rischia di distruggere il protagonista, un musicista Rasta del ghetto. In B.D.D. è chiaro che a nascondersi e svelarsi assieme, nelle dinamiche che impattano sulla vita dei protagonisti, non è che la forza del denaro e di chi lo manovra.
Che dire di più per ora, Claudio? Sì, giusto, che aspettiamo il prossimo, di romanzo. Come accade spesso con i Ramones, vero pallino della tua curva, ne vogliamo ancora.
Voglio chiudere ricordando Valerio Marchi, l’intellettuale che più di tutti ha affrontato i nodi che innervano un romanzo come B.D.D. Credo che anche l’autore sarebbe d’accordo. Non possiamo sapere con certezza se il romanzo gli sarebbe piaciuto. Io ritengo di sì, e torno a praticare il mio lavoro di analisi e mediazione culturale cercando di rimanere fedele a quanto Valerio ha trasmesso e insegnato.