Ad Amburgo la giornata di sabato 31 maggio all'interno dell'Antira Tournament è stata programmata senza partite del torneo di calcio, così si è potuto dedicare un intero giorno a parlare di forme ed espressione di intervento nelle situazioni delle varie realtà presenti, tramite la formula del workshop. Poi la domenica pomeriggio ha visto Alerta Network discutere del futuro del torneo e della crescita di prospettive di lavoro. Sportallarovescia ha partecipato ai lavori del dibattito sulla problematica dei rifugiati e sull'antifascismo nelle curve.

 

L'apertura è stata dedicata al tema dei rifugiati. Le esperienze di Lampedusa in Hamburg e Antirazzista si sono sicuramente dimostrate brillanti per l'espressione di una dinamica conflittuale alla negazione del diritto di appartenenza da parte delle istituzioni. Lo slogan "we are here to stay" è una rivendicazione di accesso all'integrazione, ai servizi e alla socialità che i due progetti hanno cercato di rendere realtà, ad esempio, attraverso l'apertura delle porte dello stadio ai migranti, portandoli nella curva e sensibilizzando così tutto il pubblico, ma anche andando personalmente a conoscere e ad indagare le aree in cui i rifugiati provenienti da Lampedusa sono maggiormente presenti, organizzando tornei ed eventi speciali che hanno contribuito a farli sentire parte della città. Le manifestazioni nelle piazze cittadine e nelle strade del quartiere, per il diritto a una migliore accoglienza e all'integrazione completa, continuano da oltre un anno, e la battaglia protratta da Lampedusa in Hamburg ha costruito una vera e propria comunità in lotta di oltre 300 persone, tra tifosi, migranti ed abitanti del quartiere, dando genesi ad un terreno di rivendicazione condivisa a partire dallo stadio. 

Molto interessante è stata anche la storia narrata dagli White Angels di Zagabria: il loro intervento ha per prima cosa sottolineato come fosse un obiettivo portare al torneo un gruppo di rifugiati ora stabilmente residenti in città per portare in luce il problema della marginalizzazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, che vengono, come in Italia, relegate in centri adibiti all'identificazione e alle operazioni di rimpatrio.

La sintonia con i rappresentanti di questi progetti ha fornito lo spazio ideale per inserire la nostra esperienza della campagna Gioco Anch'io. Sport alla rovescia ha infatti chiuso gli interventi dei gruppi partecipanti raccontando della battaglia per l'abrogazione dei commi 11 e 11 bis dell'articolo 40 delle NOIF, che limitava l'accesso per i migranti alla pratica sportiva, condotta come le altre attraverso tornei, dibattiti, presidi e incontri nelle sedi FIGC.

Diverso il clima e le tematiche trattate nel workshop sul contrasto ai gruppi di estrema destra che hanno accesso alle curve e agli stadi d'Europa, in modo particolare nell'est. Il dato che, nel contesto di crisi globale, il dilagare dell'antieuropeismo sul piano politico internazionale faciliti l'agibilità delle dinamiche di creazione di gruppi neofascisti, in particolare nelle curve, è stato assunto come necessaria prerogativa dello sviluppo della discussione ed è per questo che il problema è stato presentato come condiviso negli stadi di tutta Europa. La Germania, col  regolamento speciale che affida alle società la decisione sui provvedimenti disciplinari per i tifosi, costringe la dirigenza a prendere posizione contro le istanze politiche presentate in curva durante le partite. Il recente video del Borussia Dortmund contro il nazismo difatti è una forte e netta presa di posizione contro la presenza neonazista in curva e l'elezione di un ex-hooligan in consiglio comunale a Dortmund tra le file del Npd. Di fronte invece al lavoro di controinformazione e divulgazione contro la presenza neonazista in curva, le società dell' Aachen e del Braunschweig hanno pensato bene di diffidare gli ultras antifascisti.

Gli White Angels della Dinamo Zagabria hanno invece voluto condividere l'altra faccia della Croazia rispetto a quella di una società accogliente e partecipante sulla tematica dell'immigrazione: costretti nel loro stadio ad una forzata convivenza con i Bad Blue Boys, convinti nazionalisti, vedono in quelli delle maggiori altre città l'emergere di un sentimento molto diffuso di tipo identitario e nazionalista.

Tuttavia il quadro più inquietante lo mostra certamente la Polonia: la croce celtica è percepita un qualunque simbolo ultras. In un contesto in cui anche i tifosi organizzati apolitici utilizzano delle figure di questo tipo lo stesso formarsi di un fronte antifascista viene visto come un'anomalia da cui liberarsi e sopratutto la sua dinamica di genesi si configura come qualcosa da combattere. Lo stesso opporsi al nazionalismo viene disprezzato anche da chi si avvicina allo stadio volendo prendere le distanze dai neofascisti, dimostrando che quando il nazionalismo ha così tanto peso la creazione dell'alternativa nei gruppi sociali deve affrontare difficoltà troppo grandi.

Il respiro di questo incontro è stato internazionale e multiculturale, sostenuto da una comune volontà di diffondere il pensiero e le lotte quotidiane a partire dagli spalti di uno stadio per poi arrivare al resto della città.