E’ di pochi giorni fa la notizia la decisione da parte delle giocatrici femminili del campionato di calcio italiano di far slittare l’inizio del torneo, per protestare contro “il mancato riscontro scritto a quanto richiesto e concordato nel corso della riunione del comitato Esecutivo del 6 ottobre”, come ha spiegato l’Associazione Italiana Calciatori.
Le richieste, da tempo ormai come obiettivo dichiarato, sono il vincolo sportivo, i fondi di garanzia e gli accordi economici pluriennali. Melania Gabbiadini, attaccante e capitano dell’Agsm Verona, ha affermato: “Noi tutte manteniamo questa linea, crediamo sia giusto così adesso. Vogliamo qualcosa di scritto e di concreto”. Se le critiche di molte calciatrici italiane in seguito alle infelici uscite del presidente della Lega Nazionale Dilettanti Bellolli erano riuscite a catturare l’attenzione sul tema dell’importanza da conferire al calcio femminile in Italia, la strada per il raggiungimento di traguardi importanti sembra ancora non compiuta (di seguito un’intervista alla calciatrice Martina Rosucci per Sportallarovescia http://www.sportallarovescia.it/sar5/824-l-autonomia-nel-calcio-femminile-italiano-intervista-a-martina-rosucci ). Se in Italia AIC e Lega Nazionale Dilettanti non trovano un accordo, nell’altra parte dell’emisfero, in Australia, sembra che le stesse identiche problematiche siano centrali. La Football Federation Australia non è venuta incontro alle richieste delle “Matildas” il nome che viene dato alla nazionale di calcio femminile della terra dei canguri. Le calciatrici australiane, con l'appoggio della Professional Footballers Associations, hanno preso la decisione clamorosa di scioperare non disputando alcuna prossima partita, scelta presa a partire da metà dello scorso settembre. I motivi? La paga per ogni giocatrice annuale è al di sotto della soglia minima del salario minimo, di molto inferiore rispetto alla paga dei colleghi della nazionale maschile. Inoltre le ragazze lamentano la mancanza di strutture per potersi allenare e di tutele per la gravidanza. Da aggiungere a questo, proprio dallo scorso settembre, le calciatrici non venivano retribuite da circa due mesi.