La legge denominata Offensive Behaviour at Football and Threatening Communications (Scotland) Act, letteralmente legge sui comportamenti offensivi nel calcio e la comunicazione minacciosa, sta tenendo particolarmente banco nel dibattito scozzese in questo periodo.
Articoli di giornale, prese di posizioni pubbliche da parte di personalità del mondo politico e della cultura in generale, striscioni negli stadi, stanno comparendo in maniera sempre più accentuata. Si tratta di una legge votata nel 2012 dal parlamento scozzese e perorata dallo Scottish National Party. Inizialmente l’intento era quello di cercare di limitare ogni possibile degenerazione sull’annosa questione del settarismo a Glasgow, ovvero le discriminazioni tra cattolici e protestanti che in particolare sul rettangolo di gioco si sono storicamente ripercosse in maniera più evidente, stando alla storica rivalità dei due club dell’Old Firm, Celtic FC e Glasgow Ranger FC. Ma l’applicazione della legge, nei fatti, ha mostrato il suo volto oscuro, questo è stato chiaro in maniera palese quando nel dicembre 2014 scoppiarono le polemiche a seguito del fermo e dell’interrogazione di un tifoso del Celtic da parte della polizia, che indossava una maglietta con su scritto “Free Palestine” e “Boycott Israel”. Fu in quel momento che il gruppo organizzato di tifosi Fans Against Criminalisation (più di 7mila like sulla pagina facebook), creato proprio per opporsi contro l’Offensive Behaviour Act, fece sentire maggiormente la sua voce.
Lo scorso 21 febbraio, durante il match Queen of the South – Glasgow Rangers, un tifoso dei Glasgow Ranger è stato arrestato perché il suo striscione, con su scritto “Axe the Act Banner” – “Cancellate la legge sugli striscioni”, chiaramente rivolto contro l’Offensive Behaviour Act, aveva coperto un avviso pubblicitario, e quello che è sembrato chiaramente un atto illiberale eseguito dalla polizia ha di fatto riacceso le critiche contro la legge. Quello che fa più pensare, è che se è vero che sulla questione del settarismo il rettangolo di gioco è sempre stato un luogo topico, è difficile pensare che per affrontarlo si adotti una legge di fatto repressiva, dimenticandosi completamente che settarismo e discriminazioni vanno ben oltre lo stadio. Come ha recentemente scritto Jeanette Findaly, attivista di Fans Against Criminalisation, sulle pagine dell’Herald (giornale scozzese fondato nel 1783, tra i più antichi al mondo, che sta dando molto spazio alle critiche contro la legge Offensive Behaviour) la legge contro il settarismo in questione sta diventando un mezzo per reprimere anche il più semplice dei cori da stadio, come ad esempio i tifosi che usano la lettera F nelle loro canzoni. Ma il problema secondo Findaly, che accusa la polizia di usare la mano pesante nell’applicazione della legge, è che non si hanno criteri ben definiti per punire i presunti colpevoli e l’arbitrarietà diventi così un altro ulteriore danno rispetto al problema di fondo.