La storia di vita di Chantal Ughi, cinque volte campionessa del mondo di Muay Thai, è stata il soggetto del recente film del regista Simone Manetti, premiato lo scorso mese di giugno al Biografim Festival di Bologna dal titolo “Goodbye Darlin’ I’m off to fight”. Attrice, cantante, modella, nei primi anni duemila dopo essersi trasferita a New York decide di dare un cambiamento netto alla sua vita successivamente ad una storia d’amore conclusasi male, trasferendosi in Thailandia dove ha iniziato con devozione, sacrificio e passione a praticare la Muay Thai. Di seguito l’intervista per Sportallarovescia.
Stando a quello che hanno raccontato le cronache di questi giorni, a proposito del film 'Goodbye Darling, I'm Off To Fight' presentato al Biografilm Festival di Bologna, la scelta di praticare la Muay Thai per te è stata qualcosa di più che la pratica di un semplice esercizio sportivo, ma un percorso di vita vero e proprio. Come descriveresti lo sport della Muay Thai dal tuo punto di vista ed in base alla tua esperienza? A che tipo di persone consiglieresti la pratica di questo sport? Quali sono i suoi valori principali?
La Muay thai e’ lo sport nazionale Thailandese ed un’arte marziale che a sua volta deriva da un’antica arte marziale, la Muay Boran, praticata dai soldati in guerra nel regno del Siam alcune centinaia di anni fa quando nel mezzo di una battaglia perdevano le armi ed erano costretti a combattere a mani nude. Muay significa ‘intero’, ‘il tutto’ significa quindi essere in grado di combattere e usare tutte le parti del proprio corpo; viene anche chiamata infatti l’Arte degli Otto Limbi perché’ devi usare pugni, gomiti, ginocchiate e calci.
Spesso veniva tramandata da padre in figlio, da antichi maestri ad allievi. Lo studio della Muay thai prevede una pratica giornaliera ferrea, con ore e ore di allenamento , meditazione e una vita semplice. Per arrivare ad un alto livello di pratica della Muay Thai ci vuole parecchio tempo.
Per me praticare la Muay thai e’ stato si’ un percorso di vita e di conoscenza di me stessa, una sfida, un modo per conoscere un mondo nuovo, per crescere, per affrontare nuove sfide e migliorarmi, per superare i miei traumi passati e attraverso una dura disciplina giornaliera rendere il mio corpo e il mio animo più’ forti, più’ allerti, più’ sani, più’ reattivi, più’ intelligenti. E’ stato un percorso emozionale ed emotivo duro, doloroso ma anche molto appagante e catartico. Mi ha permesso di rinascere in un corpo e un’anima quasi nuovi, di credere in me stessa, di pensare che se credevo veramente in qualcosa avrei potuto raggiungerlo.
Ho cosi’ messo da parte tacchi a spillo, microfoni, I-phones e social network e sono partita per il Nord della Thailandia dove ho iniziato ad allenarmi nella periferia di Chiangmai.
Consiglierei questo sport davvero a chiunque, dal punto di vista fisico sportivo e’ un ottimo allenamento per tenersi in forma ma la durezza dei suoi allenamenti e la sua etichetta ti danno anche una grande disciplina e filosofia di vita.
lo consiglio a donne adulti e bambini e’ davvero adatto a tutti. Per i bambini dai 6 o 8 anni in su e’ davvero una bellissima arte marziale da seguire. Ma soprattutto lo consiglio alle donne, a chi ha dei problemi e vuole riprendere in mano la propria vita o iniziare a credere in se stesso.
I suoi principi sono il rispetto per il maestro (Kru) , per la patria, per dio (Buddha o qualunque il tuo Dio sia) e i propri genitori. Questo rispetto viene dimostrato nella danza propiziatoria (Wai Kru), praticata nel ring prima di ogni combattimento. La cosa bella della Muay thai per esempio e’ che c’è un grande rispetto per il proprio avversario, per esempio, al contrario di alcuni altri sport. Non si colpisce mai, per esempio, un avversario che e’ a terra.
Nella tua importante carriera da lottatrice professionista quali sono stati i momenti più duri, quali le circostanze in cui ti sei trovata a dover stringere i denti ed a sentire il peso delle difficoltà? Come sei riuscita ad affrontare gli ostacoli davanti a te? Quali sono stati invece i momenti di maggiore gratificazione e più belli da ricordare?
Beh ogni preparazione ed ogni allenamento se ci metti impegno e dai tutto te stesso e’ duro. Il modo in cui ti alleni sara’ il modo in cui combatti dicono. Solo cosi’ potrai vincere. I momenti più’ duri forse sono state le sconfitte. Dopo ogni sconfitta e’ difficile rialzarsi e iniziare, vorresti abbandonare tutto e scomparire ma a volte impari molto di più’ dalle sconfitte che dalle vittorie. E’ un scuola di vita. Succede sempre tutto per un perché’. Nel ring sei tu e la tua avversaria, siete in due, per forza una delle due dovrà’ vincere. Una delle cose belle dei combattimenti in Thailandia e che ho imparato che per i Thailandesi per esempio la sconfitta non e’ grave, non ha molta importanza: “mai ben rai”, next time, vincerai la prossima volta, l’importante e’ avere fatto un bel match. Per loro la cosa poi’ importante e’ il cuore, un vero combattente ha un grande cuore poi viene tutto il resto, come tecnica, cervello, potenza, timing, IQ.
Uno dei momenti più belli e’ stato senz’altro quando ho vinto il mio primo titolo mondiale a Bangkok davanti ad un folla di duecentomila persone in occasione della celebrazione del compleanno del re della Thailandia. Un’ emozione incredibile, un match molto combattuto contro un’avversaria Australiana che non pensavo di avere vinto finche’ l’arbitro non mi ha alzato la mano alla fine.
Ho combattuto per il compleanno del re o della regina della Thailandia 7-8 volte ed e’ sempre stata un’emozione incredibile. Il pubblico, i thailandesi, sono fantastici. Di recente ho fatto una cosa che non avevo mai fatto. Ho combattuto nel paese natio di un mio vecchio maestro thailandese nell’Isaan, il nord est povero della Thailandia. Il mio maestro era cosi’ orgoglioso di me che mi ha portato di casa in casa e mi ha presentato a tutti i suoi parenti ed amici, gente poverissima che mi ha fatto dei regali, mi ha offerto da mangiare, non volevano lasciarmi andare via e volevano tutti a tutti i costi una fotografia con me. Ho provato un’emozione incredibile.
In una recente intervista hai affermato che “oggi un po’ meno, ma allora la Muay Thai era uno sport misogino”, riferendoti ai primi anni in cui hai iniziato questa pratica sportiva in Thailandia. Il problema della discriminazione di genere nello sport però pesa anche in occidente, come in Italia dove per categorie come le calciatrici o le cestiste di pallacanestro non sono riconosciute come atlete professioniste ma ancora come dilettanti. Quanto ha pesato su di te il fatto che la Muay Thai fosse considerato uno sport misogino, nel paese dove lo hai praticato? Pensi che nello sport, in Thailandia come in Italia o nel resto del mondo, bisognerebbe fare maggiori sforzi contro ogni discriminazione?
Beh. Certo ha pesato molto. Nei miei primi tempi in Thailandia in alcune palestre tradizionali le donne non erano ammesse nel ring, non potevano allenarsi come gli uomini, non potevano fare clinch e spesso venivano chiamate per ultime e magari neanche allenate. A volte venivano magari ridicolizzate, e magari fatte anche oggetto di avance sessuali da parte di alcuni allenatori o di altri fighters maschi.
Personalmente non ho subito direttamente queste cose, sono stata abbastanza fortunata ma ho incontrate altre donne che le hanno subite.
Con gli allenamenti frequenti il mio corpo gia’ androgino lo e’ diventato ancora di più’ e forse anche per questo sono sempre stata trattata come un ragazzo. Mi sono spesso allenata in palestre di uomini come il Chuwattana o il Sitsongpeenong dove davvero mi trattavano come uno dei fighters uomini. Come uno di loro.
Da allora pero’ le cose sono molto cambiate in Thailandia in questo sport per le donne. Forse per l’aumento di stranieri che si allenano li’ prima soprattutto uomini a ora anche molte donne, i combattimenti femminili sono aumentati e cosi’ anche la necessita ‘ per i thailandesi di migliorare la qualità e la quantità’ delle loro fighters donne che devono competere con straniere sempre più’ brave. Oggi ci sono addirittura palestre di sole donne, interi eventi di sole donne e un torneo/Reality show chiamato Muay thai Angels, di sole donne con un montepremi molto alto pari quasi a quello dei colleghi uomini. Unica pecca. Le donne combattenti di questo torneo devono essere di bell’aspetto e soprattuto devono obbligatoriamente indossare Make up.
E purtroppo nel vecchio stadio del Rajadamnern il più’ importante stadio tradizionale di combattimenti di Muay thai a Bangkok, esiste ancora il grosso cartello che a caratteri cubitali vieta alle donne di salire o toccare il ring.
Penso che nella Muay thai si’ ma nello sport in generale non solo in Thailandia, ma appunto anche nel resto del Mondo si’ bisognerebbe fare ancora maggiori sforzi contro la discriminazione verso le donne.
E non solo nello sport purtroppo ma in tutti i campi e in tutte le professioni.
Non sapevo questa cosa delle giocatrici di pallacanestro o calcio.
E anche l’Italia si dovrebbe adeguare. Paradossalmente recentemente ho trovato meno misogina la Thailandia che l”Italia e ho subito meno discriminazioni di questo tipo come fighter che come insegnante.
Molte cose stanno cambiando anche se lentamente.
Lo UFC per esempio si e’ accorto delle donne grazie a pioniere dello sport come Ronda Rousey e oggi addirittura sono le donne ad essere le headlines o il combattimento principale di interi eventi dello UFC.
Siamo sulla buona strada.
Dicono che questo sara’ il secolo delle donne. Speriamo sia vero.