Il football americano negli ultimi anni ha subito dei colpi molto duri: si tratta di uno sport che praticato a livello agonistico, fa male agli atleti.

Nel settembre del 2014 il New York Times riportava un comunicato della NFL che rappresentava «la più onesta ammissione fatta fino ad ora del fatto che gli atleti professionisti (di football americano) subiscono gravi danni cerebrali a un tasso molto più alto rispetto alla normale popolazione». Nell’articolo si parla di una percentuale del 28% di atleti che saranno colpiti da malattie cerebrali dopo la loro attività agonistica. Quasi uno su tre. Un fenomeno reso molto noto ancora più recentemente per il film uscito nel 2015 negli USA (nel 2016 in Italia), “Zona d’Ombra”, il cui protagonista, il dottor Benner Omalu, interpretato dall’attore Will Smith, si batteva nel 2002 proprio contro la NFL per rendere noti i danni cerebrali causati dalla pratica di questo sport. Ma in base a sondaggi (come quello Harris Poll svolto a proposito dello sport più popolare) e semplicemente per la percezione pubblica, il football rimane lo sport più popolare negli Stati Uniti. Anche questo si spiega il perché dell’attenzione e del clamore nel paese a stelle e strisce della protesta portata avanti dal quarterback dei San Francisco 49ers Colin Kaepernick contro il razzismo, stando inginocchiato durante l’esecuzione dell’inno americano prima di diversi match nel mese di settembre. Nello stesso mese, e nei primi giorni di ottobre, lo hanno emulato altri noti giocatori di altre squadre della NFL, ma anche una giocatrice di calcio della nazionale statiunitense, intere squadre della NBA (Boston Celtics, Torotno Raptors, New York Knicks) ed anche qualche squadra di football di college degli States. In ginocchio contro il razzismo, le ingiustizie sociali contro la popolazione afro – americana, seguendo le denuncie del movimento Black Lives Matter contro la violenza efferata della polizia nei confronti dei neri americani.

Che la protesta di Kaepernik non fosse rimasta inosservata, si è capito da subito, quando a pochi giorni dalla prima volta che l’atleta nero iniziò a non stare in piedi durante l’inno americano (la maggioranza dei giocatori di football che hanno intrapreso la protesta era nera, ma non solo, come nel caso della giocatrice di calcio Megan Rapinoe o i giocatori delle squadre di basket) il candidato alla presidenza tra le fila dei repubblicani Donald Trump ha detto “Dovrebbe trovare un paese che stia meglio per lui”. Un’affermazione coerente con la sua linea politica nazionalista – xenofoba. A prendere la parola subito sul caso Kaepernick è stato anche il presidente Barack Obama, che invece ha affermato che il quarterback stava “esercitando un suo diritto” nell’esprimere il suo dissenso. Un apertura sinceramente democratica da parte del presidente americano del partito con l’asinello, ma oltre la gestualità della protesta, la posizione di Kaepernick sembra essere rivolta contro l’intero establishment politico. All’indomani del primo duello televisivo tra gli sfidanti alla casa bianca del prossimo mese di novembre, Trump – Clinton, come si è potuto leggere sul “New York Times” il 28 settembre, ha affermato: “Per me è stato imbarazzante che quei due fossero i due candidati. Entrambi sono bugiardi provati, e sembrava quasi che stessero discutendo su chi fosse meno razzista”. Lunedì 10 ottobre sono state invece diffuse le dichiarazioni di un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti (è il maggiore organo giuridico degli Stati Uniti composto da 9 giudici) Ruth Ginsburg, che ha tacciato il gesto di Kaepernick come “stupido, irrispettoso, ridicolo”. Il giudice ha detto: “E la stessa cosa che bruciare la bandiera americana. E’ una cosa terribile, ma non si può incarcerare nessuno per questo. Se uno è stupido o e’ arrogante, non si può arrestare”. La risposta a stretto giro di posta di Kaepernick è stata: “La bandiera è un pezzo di stoffa, non do un valore maggiore ad un pezzo di stoffa rispetto alla vita delle persone. E’ disdicevole che un giudice della Corte affermi che una protesta contro l’ingiustizia e l’oppressione sia stupida”