foto tratta da Global Project
di Davide Drago
Daniz Naki è stato squalificato a vita, non potrà più giocare a calcio in Turchia.
Era già stato squalificato per 15 giornate nel 2015, perché si era tatuato la parola Azadi (“Libertà” in curdo) sull’avambraccio. Un po' di tempo dopo è stato squalificato e condannato per aver espresso in maniera chiara le sue posizioni contro il governo turco. Infatti, poco dopo una vittoria della sua squadra, l'Amedspor, Deniz Naki decide di festeggiare a modo suo, su Facebook e su Twitter, con questo post: «Dedichiamo questa vittoria a coloro che hanno perso la vita e ai feriti durante la repressione nella nostra terra che dura da più di 50 giorni. Siamo fieri di essere un piccolo spiraglio di luce per la nostra gente in difficoltà. Come Amedspor, non ci siamo sottomessi e non ci sottometteremo. Lunga vita alla libertà!».
Soltanto qualche giorno fa il calciatore tedesco è stato bersaglio di un attentato dal quale fortunatamente è uscito illeso: si trovava sull'autostrada nei pressi di Düren quando un furgone gli si è accostato e da lì sono partiti diversi colpi di pistola.
Dieci giorni fa, dopo un periodo di minacce e pressioni, le bombe hanno riacceso i riflettori sulla Turchia. È stata attaccata l'enclave curda di Afrin, uno dei cantoni della Repubblica del Rojava, nella Siria del nord. I primi villaggi ad essere colpiti dalle incursioni degli F16 turchi sono stati Ain Dikneh, Mariamin, Tal Rifat, Kafr Jannah e Maranaz, dove sono presenti diverse postazioni militari curde. Subito dopo è stato colpito il centro di Afrin e oltre 100 obiettivi civili in tutto il cantone. L’operazione, denominata dalla Turchia “Ramoscello d’ulivo”, è avvenuta dopo alcuni falliti tentativi di invadere il cantone via terra. Nel frattempo accademici e attivisti per i diritti umani nel mondo hanno lanciato una petizione rivolta alle potenze mondiali, affinché agiscano contro l’aggressione turca nei confronti di Afrin.
Nonostante Erdogan continui a macchiarsi di questi ignobili atti, lunedì sarà a Roma per incontrare Papa Francesco.
Anche questa volta Deniz Naki non è riuscito a tacere e tramite il suo profilo Facebook ha attaccato duramente questa nuova offensiva dell'esercito turco contro il popolo curdo. Con un video ha invitato tutti a partecipare ad una manifestazione a Colonia contro l'offensiva militare lanciata dalla Turchia lo scorso 20 gennaio.
La federazione turca ha deciso di squalificare Deniz a tre anni e mezzo e a pagare una multa di 273mila lire turche, pari a oltre 58mila euro. In Turchia, tuttavia, ogni squalifica superiore a tre anni equivale a uno stop a vita: Naki non potrà più partecipare a incontri ufficiali nel Paese.
Ieri, dopo la squalifica, ha deciso di risolvere il contratto con l'Ademspor. Nel suo messaggio di saluto alla squadra ha però promesso che non si fermerà, che continuerà la sua battaglia per la libertà del popolo curdo. Ha dichiarato: «Sono stato bandito dalla Turchia, so benissimo che la decisione è politica, partita da mani fasciste sporche di sangue. La mia azione non si fermerà, perché la resa è tradimento e solo la resistenza porta alla vittoria».