Calciatori di sinistra è un libro. Un bel libro. Mi è capitato tra le mani grazie all'ultimo passaggio di Babbo Natale che, con me, è stato cortese come sempre. Ma sebbene in questo periodo si parli tanto di elezioni, l'articolo non è una scusa per un endorsement a Babbo Natale stesso. Tra le altre cose: chissà come andrebbe nei sondaggi. Ma vabbè, torniamo al libro, torniamo ai Calciatori di Sinistra.
L'autore Quique Peinado se ne è andato in giro per il mondo a intervistare gente più o meno famosa che ha fatto del calcio non solo il proprio mestiere, ma anche uno strumento per far sì che la politica, la buona politica, potesse dare una svolta al calcio e da lì, perché no, anche al mondo. La cosa ad alcuni può apparire futile, utopica, controversa, ma dalle pagine di un sito come sport alla rovescia, o da polisportive come la San Precario, una visione del genere non può che essere apprezzata. Le storie che si incontrano sono davvero tante, alcuni calciatori molto famosi sono stati tenuti fuori, quasi ci fosse il sospetto che in alcuni casi, ci fosse uno slogan o poco più, dietro certi comportamenti, quasi si trattasse di vere e proprie operazioni commerciali decise a tavolino.
Essendo spagnolo, Peinado si interessa molto ad alcune storie di giocatori sotto il franchismo, si parla tanto anche dei mondiali in Argentina del '78 (mondiali famosi per essere stati usati da Videla per mostrarsi al mondo come belli e vincenti, mettendo a tacere tutte le voci negative sulle nefandezze di quel regime appena nato). Curioso notare come in vari stati europei ci fosse una grossa pressione dell'opinione pubblica per boicottare quei mondiali, ma le squadre e, praticamente tutti i calciatori convocati, andarono, spinti dalle proprie federazioni e quindi dai propri governi a non rinunciare. Della pressione dell'opinione pubblica in Italia non si parla, chissà se ce ne fu, ma di certo non mi stupirei di una certa preoccupazione più per la condizione dei giocatori convocati che per quello che succedeva ai cittadini argentini. D'altronde tra una decina di settimane partirà il giro d'Italia da Israele e subito dopo cominceranno i mondiali in Russia, e se anche l'Italia si fosse qualificata, non m'immagino grosse schiere di persone a dire di boicottare una di queste due manifestazioni, se non per difendere Nibali da un percorso non adatto a lui, o per un rigore fischiatoci contro da un eventuale arbitro Moreno dei giorni nostri.
Ma tornando sul protagonismo degli atleti e lasciando da parte il contorno degli altri, tra le molte curiosità che si trovano, la prima Ikurrina (bandiera basca) mostrata in pubblico, dopo che era stata vietata da Franco, il padre di Manu Chao che decise di scrivere grazie alle parole di un suo idolo calcistico, io credo che ci sia un messaggio più importante, ovvero: non si può non essere dei calciatori di sinistra, nel senso di interessati a ciò che ci circonda, senza essere strumenti in mano a poteri più o meno forti, ingranaggi di un sistema più o meno ricco che dimentica o stritola chi è diverso o, come suggerirebbe l'ex grande politico Antonio Razzi: “Non si fa li cazzi sua”. Ecco il motivo per cui mi sono deciso a scrivere questo pezzo. Se fosse stato solo per le tante storie curiose o avvincenti che ci sono dentro, per la capacità di Peinado di non idealizzare alcuni personaggi, trasformando Socrates in un salutista convinto, Damiano Tommasi in un ateo inamovibile e tralasciando le molte contraddizioni che ognuno di noi ha, al massimo l'avrei consigliato o regalato a qualche amico, invece no, c'è qualcosa di più.
Molti dei protagonisti del libro si sono resi protagonisti di se stessi, usando il calcio per parlare di altro, sotto pressioni di dittature o regimi terribili, ma quella idea melmosa che serpeggia tra molte persone che ci circondano è quasi più pericolosa. Tale idea è questa: lo sport e, soprattutto, il calcio devono restare fuori dalla politica. Sappiate che ciò è impossibile, sta solo a chi gioca e chi guarda di decidere da che parte stare. La federcalcio italiana è stata commissariata perché non è stata trovata la quadra tra i tre canditati, uno in quota PD, uno al centrodestra e uno, pare, in quota 5 stelle. Vera Par Condicio. I diritti tv offerti per le partite di serie A sono state di un miliardo di euro, cioè l'intera finanziaria di qualche piccolo stato. Pensare che la “mala” politica resti fuori da simili cifre è un'utopia molto più utopia, di quella di pensare che essere calciatori di sinistra, dai piccoli ai massimi livelli, che pensano con la propria testa e cercano di non essere strumenti in mano ad altri, possano prima cambiare il calcio e poi, perché no, anche il mondo.
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