di Davide Drago
Archiviata la stagione calcistica e con il mondiale da guardare come spettatori, si gettano le basi per quella che molti definiscono la “stagione della svolta”. Dopo le ultime elezioni in FIGC e la macanta qualificazione della nazionale ai mondiali, da più parti si è auspicata la richiesta di un rinnovamento del calcio italiano e soprattutto dei vivai.
La prima riforma per valorizzare i giovani calciatori selezionabili per le Nazionali giovanili e contribuire alla crescita complessiva del nostro movimento calcistico è stata quella delle “squadre B” o “seconde squadre”. Con l’introduzione delle seconde squadre, la FIGC darà la possibilità ai club della Serie A di crescere i propri giovani calciatori direttamente. Potranno cioè farli giocare regolarmente in campionati alla loro portata, continuando però a seguirli con il proprio staff. Non dovranno più affidarli a società più piccole e ne portranno seguire la crescita sportiva in prima persona.
«La riforma prenderà il via attraverso l'integrazione di seconde squadre dai club di Serie A in caso di eventuale vacanza di organico a 60 squadre in Lega Pro», si legge nel comunicato della Federazione. In pratica, in caso di buchi nell'organico della Serie C 2018-2019 le seconde squadre entreranno in scena e saranno oggetto di ripescaggio. L'ordine di integrazione per i ripescaggi quest'estate sarà: una squadra di Serie A, una retrocessa dalla Serie C e una che abbia disputato il campionato di Serie D. Un aspetto questo molto delicato, perché restano ancora da definire i parametri che porteranno a scrivere un ranking tra le società di Serie A per le seconde squadre. Quest'ultime faranno classifica a tutti gli effetti, potranno essere promosse in B, ma non potranno mai partecipare allo stesso campionato della Prima Squadra né, ovviamente, a un campionato superiore. Le Seconde Squadre resteranno sempre in C, non retrocederanno mai in serie D. Potranno avere in distinta 23 calciatori, di cui 19 nati dal primo gennaio 1996 (quindi 4 fuoriquota senza limiti d'età). Almeno 16 calciatori in distinta dovranno essere stati tesserati in una società di calcio affiliata alla Figc per almeno 7 stagioni sportive. Saranno sempre consentiti i passaggi fra prima e seconda Squadra.
La riforma delle seconde squadre divide: non tutti, infatti, hanno accolto positivamente la decisione della FIGC di introdurre le squadre B già dalla prossima stagione. Il presidente della Lega B Mauro Balata «contesta con forza il contenuto ed il percorso seguito dalla Federazione – è scritto in una nota della Lega di B – caratterizzato da una totale assenza di confronto e condivisione, oltre che dannoso per la natura e la specificità della Serie B di valorizzazione dei giovani, territorialità dei club e competitività e regolarità del torneo. Con gravissimi danni economici per i club e di interesse per i tifosi». Scendendo in Lega Pro, c’è una vasta platea di contrari. I presidenti di serie C, non si accontentano dei milioni che gli arriveranno, per iscrivere la seconda squadra la società di A dovrà sborsare un milione e duecentomila euro, e sostengono che a regime perderanno di più a non poter valorizzare nelle loro rose i giovani della Serie A spediti nella categoria inferiore a farsi le ossa.
In Italia, al momento le società che hanno iniziato a mostrare interesse per le seconde squadre sono Juventus, Napoli, Roma, Lazio, Atalanta, Inter e Milan. Quest'ultima, dopo aver acquisito il titolo del Brescia calcio femminile è quella più avanti nei preparativi. Il Milan vorrebbe prenotarsi un posto per il prossimo campionato e la squadra rossonera dovrebbe essere affidata a Marco Simone, ex calciatore rossonero. Come scritto in precedenza, però, bisogna ancora capire i parametri che verranno utilizzati per l'ammissione e soprattutto quanti saranno i posti che si libereranno in Lega Pro.
All'estero il sistema delle seconde squadre esiste da un pò di tempo. Esempi di giocatori cresciuti nelle seconde squadre (o squadre B) internazionali sono Lionel Messi, Andrés Iniesta e Xavi, che hanno giocato nella celebre squadra B della squadra catalana, considerata l’esempio più virtuoso nella storia del calcio. Ma moltissimi giocatori che oggi sono tra i più forti del mondo hanno giocato nelle seconde squadre spagnole, da Alvaro Morata, Casemiro e Lucas Vazquez del Real Madrid a Koke dell’Atletico Madrid. Nella squadra B del Bayern Monaco hanno giocato per esempio Thomas Muller, Mats Hummels e David Alaba. In Francia i campionati delle seconde squadre non sono professionistici, mentre in Inghilterra usano un sistema più simile a quello delle squadre Primavera italiane. Nel maggio scorso Pep Guardiola ha bocciato il modello inglese delle squadre riserve, auspicando l’adozione di quello spagnolo: «Il problema è che questi giocatori non giocano in un campionato competitivo. Tra prima e seconda squadra c’è una differenza troppo grande. In Spagna i giovani affrontano rivali di buon livello di 28/30 anni, anche di fronte a 40 mila persone e questa è la cosa migliore per la loro formazione, più che allenarsi con la prima squadra e non giocare mai».
In Italia, questa riforma non è stata collaudata e il meccanismo verrà completato nella stagione 2019-2020, quando saranno creati dei posti ad hoc per almeno dieci squadre. Quest'anno secondo i calcoli fatti dalla Federazione, in base a fallimenti e mancate iscrizioni, ci potrebbe essere spazio per massimo tre squadre.
Ci si chiede se questo progetto, così come è stato concepito, sia davvero la scelta migliore, o almeno la più congeniale alle esigenze di crescita del nostro calcio. Non sarabbe stato meglio incentivare gli investimenti dei club di Serie A nelle società minori e in quelle scuole calcio affilliate alle stesse squadre? L'arrivo in Lega Pro, e tra qualche anno in Serie B, delle seconde squadre preoccupa e non poco i sostenitori delle cosiddette “nobili decadute” che avranno difficoltà a risalire nel calcio che conta, ma anche a quelle realtà di provincia che sono riuscite sempre a mantenere un posto saldo nella terza serie italiana. Se questa novità porterà ad un aumento delle differenze tra i club ricchi e meno ricchi e quindi ad uno squilibrio all'interno dei campionati di serie C e B sarà il campo a dircelo.