di Davide Drago
Sarà contento Matteo Salvini? Avrà festeggiato la vittoria, tutta italiana, nella staffetta 4x400 ai giochi del Mediterraneo? Non vorremmo essere pessimisti, ma forse perché impegnato sul pratone di Pontida o perchè magari preso dalle problematiche legate al Milan, non si sarà accorto delle vittorie che stanno arrivando dai XVIII Giochi del Mediterraneo di Tarragona. L'Italia ha chiuso la competizione in testa al medagliere, grazie soprattutto alle donne.
Sara Dossena ha vinto la mezza maratona, Elena Cecchini la crono di ciclismo con Lisa Morzenti seconda. Le donne hanno vinto nel canottaggio, nella ginnastica ritmica, nel pugilato. Successi anche nell'atletica, nel nuoto e nel tiro con l'arco.
Lo sport “dilettante” femminile, ancora una volta, regala delle emozioni e queste aumentano se a sorridere con le medaglie al collo sono quattro ragazze con un colore della pelle diverso da quello del Ministro degli Interni. Quel colore che ha fatto clamore quando mister Mancini ha deciso di dare il ruolo di vice capitano della nazionale italiana a Mario Balotelli. Quel colore che spesso viene preso di mira co ululati, insulti e violenze. La migliore risposta alle politiche di chiusura e alle parole d'odio, che ultimamente stanno aumentanto in maniera spropositata, è arrivata da Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e dalla campionessa europea Libania Grenot.
Maria Benedicta Chigbolu, 29 anni, è figlia di Paola, insegnante di religione, e di Augustine, un consulente internazionale nigeriano. Il nonno Julius è stato una celebrità in Nigeria: ha partecipato ai Giochi olimpici di Melbourne 1956 arrivando in finale nel salto in alto e poi è anche diventato presidente della Federatletica nigeriana. Ayomide Folorunso, 22 anni, è originaria del Sud-Ovest della Nigeria, ma dal 2004 si è stabilita con i genitori, la mamma Mariam e il papà Emmanuel, a Fidenza. Raphaela Lukudo, 24 anni, è originaria del Sudan, ma stabilita da tempo in Italia: prima nel Casertano e successivamente, quando “Raffaella” aveva appena due anni, a Modena. Libania Grenot, è nata a Cuba dov'era considerata un talento. Il papà Francisco è sindacalista, la mamma Olga giornalista. L’ultima apparizione con la maglia rossoblu di Cuba è stata quella dei Mondiali di Helsinki 2005. Poi è iniziata l’avventura italiana propiziata dal matrimonio, nel settembre 2006.
Tutte e quattro le ragazze hanno in comune la strada intrapresa per porter svolgere sport a livello agonistico, ossia l'arruolarsi nelle forze armate: unico modo per le donne di poter praticare attività sportiva ad alti livelli.
Ancora una volta una “semplice” vittoria sportiva ha smosso le coscienze e la pioggia di critiche, gli apprezzamenti e le battute soprattuto nel mondo del web. Sono stati migliaia i tweet e i post per celebrare la vittoria di quattro ragazze felici per la vittoria, nelle stesse ore in cui a Pontida si svolgeva il raduno della Lega, ostile ad accettare ciò che ormai è realtà: l'Italia multiculturale. Roberto Saviano, balzato alle cronache negli ultimi giorni per i suoi contrasti con Salvini ha commentato dal suo profilo twitter scrivendo: «I loro sorrisi sono la risposta all’Italia razzista di Pontida. L’Italia multiculturale nata dal sogno repubblicano non verrà fermata». È da sottolineare come le testate giornalistiche mainstream, soprattutto quelle online, abbiano dato per la prima volta risalto ad una vittoria di una squadra femminile. Speriamo che questo loro risveglio non sia temporaneo e magari dovuto al fatto che personaggi come Saviano ne abbiano parlato, ma che lo sport femminile continui ad avere lo spazio che merita.
Ai commenti positivi hanno fatto da contraltare i “soliti” che non hanno mancato l'occasione per continuare a sputare odio con un sarcasmo difficile da identificare. Qualcuno si è addirittura chiesto se "visto che 4 ragazze italiane di colore vincono la staffetta 4X400 non sia adesso il caso di far entrare tutta l’Africa in Italia, così giusto per dominare le future olimpiadi?" e ancora perché "nessuno pensi ai nostri giovani laureati che devono emigrare per mancanza di lavoro".
L'unico dato concreto è quello che Ayomide, Maria Benedicta, Raphaela e Libania hanno vinto e il loro sorriso, dopo aver tagliato il traguardo, diventerà il simbolo del riscatto di un'intera generazione di italiane e italiani che sono il presente e il futuro di questo paese. Piaccia o meno a Salvini e “compari” quella è l'immagine che vogliamo vedere. Più che pensare a chiudere porti, a far morire donne, uomini e bambini bisognerebbe imparare a chiudre la bocca, a pensare a ciò che si scrive e dice ed iniziare ad aprire la mente a un cambiamento, che è già avvenuto.